Migranti, "Decreti sicurezza", i cambiamenti nella Bozza Lamorgese - QdS

Migranti, “Decreti sicurezza”, i cambiamenti nella Bozza Lamorgese

redazione web

Migranti, “Decreti sicurezza”, i cambiamenti nella Bozza Lamorgese

mercoledì 15 Luglio 2020

Via, come chiesto da Mattarella, le multe milionarie alle navi delle ong, ma l'illecito diventa penale, revisione del sistema d'accoglienza e possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all'anagrafe comunale. La prospettiva di una revisione dei decreti di Salvini ha scatenato aspre polemiche nell'opposizione

Via le multe milionarie alle navi ong – come chiesto dal presidente della Repubblica Mattarella – con trasformazione dell’illecito da amministrativo in penale, allargamento delle maglie che consentono di arrivare alla protezione umanitaria, revisione del sistema di accoglienza Siproimi, possibilità per i richiedenti asilo di iscriversi all’anagrafe comunale.

Sono questi i punti principali della bozza di decreto presentata agli esponenti della maggioranza dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese.

Il provvedimento, che cancellerà buona parte delle misure contenute nei cosiddetti “Decreti Sicurezza” fortemente voluti nel precedente governo dal capo della Lega Nord Matteo Salvini, ha scatenato in questi giorni la battaglia dell’opposizione che, approfittando dell’aumento degli sbarchi di migranti per via del bel tempo, ha attaccato il governo Conte.

Nella Bozza Lamorgese, vengono ampliati i permessi speciali a chi rischia di subire “trattamenti inumani e degradanti” nel proprio Paese, a chi necessita di cure mediche, a chi proviene da Paesi in cui sono avvenute “gravi calamità”.

Vengono inoltre dimezzati i tempi di trattenimento nei Cpr (da 180 a 90 giorni); si riorganizza il sistema di accoglienza secondo due livelli (uno di prima assistenza l’altro anche con l’integrazione) e strutture con piccoli numeri gestite da Comuni ed allargate ai richiedenti asilo.

Viene introdotta inoltre la convertibilità di diverse tipologie permessi di soggiorno in permessi per motivi di lavoro.

Si interviene infine sulla “tenuità del fatto” riguardo le ipotesi di violenze a pubblico ufficiale.

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