Cronaca

“Migranti drogati da noi e dalla polizia”, l’accusa della scrittrice scatena l’ira dei sindacati

Migranti drogati dalla polizia negli hotspot: è la grave accusa lanciata dalla scrittrice Ginevra Bompiani durante la trasmissione Quarta Repubblica, condotta da Nicola Porro, su Rete 4.

Accusa che sarebbe, secondo quanto emerge dalla nota diffusa dal segretario generale della Uil Polizia Vittorio Costantini e dagli interventi di altri sindacati della polizia, “del tutto priva di fondamento”.

Migranti drogati dalla polizia? Le accuse

L’ex docente di letteratura, oggi scrittrice, avrebbe affermato che i migranti drogati dalla polizia” con psicofarmaci negli hotspot, le strutture che accolgono i richiedenti asilo al loro arrivo in Italia. Per l’esattezza, la scrittrice avrebbe detto che i migranti “dalla mattina a sera vengono drogati da noi, dalla polizia, per colpa delle leggi del Governo” e affermato che la polizia non agirebbe in autonomia perché “obbedisce al Governo”.

La risposta dei sindacati del personale di polizia non si è fatta attendere.

“Si rischiano tensioni sociali”

Costantini di Uil Polizia ha sottolineato che tali dichiarazioni, “assolutamente prive di veridicità e rese in un contesto di grande visibilità pubblica, rischiano di alimentare un clima di ostilità nei confronti delle forze dell’ordine”.

“Simili affermazioni, se accolte da persone fragili e facilmente influenzabili, possono generare tensioni sociali e compromettere la fiducia nella Polizia di Stato,” ha dichiarato. E poi ha invitato la scrittrice ad agire responsabilmente: “Se è davvero convinta di quanto sostiene e dispone di prove e circostanze utili all’avvio di eventuali indagini, presenti subito denuncia alle autorità competenti. Diversamente, le sue esternazioni appaiono solo come un tentativo di ottenere visibilità mediatica”.

Dopo le accuse alla polizia sulla presunta droga data ai migranti, anche il sindacato di polizia Sap ha reagito e ha manifestato l’intenzione di presentare un esposto in Procura per delle affermazioni ritenute “lesive della dignità di tutti gli operatori che svolgono quotidianamente servizio nei centri di accoglienza e negli hotspot, rischiando anche la propria incolumità. Anche dal secondo sindacato arriva poi la proposta alla scrittrice di fornire le prove, qualora in suo possesso.

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Immagine di repertorio