Migranti, finalmente si parla degli sbarchi fantasma - QdS

Migranti, finalmente si parla degli sbarchi fantasma

redazione

Migranti, finalmente si parla degli sbarchi fantasma

giovedì 19 Settembre 2019

Crolla la bufala dei porti chiusi, a Lampedusa ieri 171 persone. Conte incontra Macron, su ridistribuzione e gestione dei rimpatri. Il nodo Tunisia. La Ocean Viking con 182 naufraghi a bordo

Crolla la bufala dei porti chiusi: senza bisogno di “passaggi” sulle navi delle ong, ogni giorno decine e decine di migranti su barchini continuano a bucare il dispositivo di sorveglianza e arrivare direttamente in Sicilia (a Lampedusa soprattutto), ma anche in Sardegna e Calabria.

Come il Quotidiano di Sicilia da mesi sottolinea con articoli e inchieste, sono proprio questi sbarchi a costituire la grande maggioranza delle 6.342 persone giunte via mare nel 2019 sulle coste italiane.

In settembre il fenomeno sembra essersi intensificato – o, semplicemente, da quando il ministro dell’Interno non è più il capo della Lega Nord Matteo Salvini, il Viminale ha deciso finalmente di puntare i riflettori su questo fenomeno, finora nascosto -, complice il meteo favorevole ma anche l’aumentata instabilità di Libia e Tunisia, i porti di partenza delle imbarcazioni.

E c’è preoccupazione al Viminale.

I numeri indicano infatti che settembre è il primo mese dell’anno che fa registrare il sorpasso degli arrivi rispetto all’analogo mese del 2018 (oltre 1.300 contro 947).

Il sindacato di polizia Sap ha contato 570 persone arrivate a Lampedusa nelle ultime due settimane, ma l’allarme era stato lanciato già in marzo dal sindaco lampedusano Totò Martello, come lui stesso ha confermato nei giorni scorsi in un’intervista esclusiva al nostro giornale.

Nuovi sbarchi e proteste a Lampedusa, dove la situazione all’interno dell’hot-spot è sempre al collasso.

Nonostante i continui trasferimenti sulla terraferma il numero degli arrivi supera infatti quello delle partenze a causa degli “sbarchi fantasma”.

Ieri ce ne sono stati tre, per un totale di 171 migranti approdati autonomamente sull’isola.

Tutti sono stati trasferiti nel centro di contrada Imbriacola dove erano già ospitate altre 90 persone, la capienza massima prevista per la struttura.

Ieri sera un gruppo di tunisini ha inscenato un sit in di protesta davanti alla chiesa madre del paese, chiedendo di non essere rimpatriati.

Gli arrivi dalla Tunisia, che ha con l’Italia un accordo per i rimpatri, sono aumentati anche a causa della situazione di instabilità politica e dell’allentamento dei controlli dovuto all’esito delle votazioni di domenica scorsa per le presidenziali.

In Libia la guerra Haftar-Serraj crea problemi anche al tentativo di bloccare i flussi migratori e di questo tema hanno discusso ieri nel Palazzo Chigi il presidente del Consiglio Giuseppe Conte e il premier del Governo di accordo nazionale libico.

Ma l’incontro più importante, sempre a Roma, è stato quello tra Conte e il presidente francese Emmanuel Macron, in cui si è convenuto sulla necessità “di una gestione strutturale e non più emergenziale dei flussi da parte dell’Ue”.

“Ho avuto – ha detto Conte – la piena disponibilità di Macron per un meccanismo europeo sugli sbarchi, sulla ridistribuzione e per un a gestione efficace dei rimpatri. Dobbiamo far uscire il tema da una propaganda anche anti-europea”.

“Non sottovaluto quel che l’Italia vive dal 2015 – ha aggiunto Macron -, da quando ha subito anche con molti malintesi e ingiustizie. Il nostro approccio deve rispondere a esigenze di umanità, di solidarietà che troppo spesso è mancata in Ue, e di efficacia: i disaccordi politici hanno portato a un approccio inefficace”.

Intanto, dopo il doppio salvataggio di ieri in zona di ricerca e soccorso libica, e una nuova operazione oggi nella quale ha recuperato altre 73 persone, la Ocean Viking ha chiesto un place of safety (un porto sicuro) dove sbarcare i 182 migranti presi a bordo.

Dalla Libia è arrivata l’indicazione del porto di Homs. Naturalmente rispedita al mittente da Sos Mediterranee e Medici senza frontiere che gestiscono la nave.

La Libia, spiegano le ong, “come costantemente stabilito dall’Unhcr, non è un porto sicuro. La Ocean Viking chiede quindi un’alternativa”.

Stesso copione della settimana scorsa quando è stata poi l’Italia a concedere il Porto sicuro alla nave. E, dopo lo scontro per l’accoglienza di novanta naufraghi, anche oggi Malta è stata al centro di un braccio di ferro.

Alarm Phone nella mattinata di ieri aveva informato le autorità dell’isola sulla presenza di un barchino in difficoltà con 45 a bordo vicino Malta, senza avere risposte per alcune ore.

“Siamo in mare da due giorni. Abbiamo bisogno di acqua. Una donna incinta sanguina e forse ha perso il bambino”, questo il messaggio arrivato dalla barca secondo quanto riportato dal servizio telefonico a disposizione di chi attraversa il Mediterraneo. Le forze armate maltesi hanno poi soccorso nel pomeriggio i 45.

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