Migranti, i naufraghi restano sulla Gregoretti, continua l'Odissea anche per l'equipaggio - QdS

Migranti, i naufraghi restano sulla Gregoretti, continua l’Odissea anche per l’equipaggio

Pietro Crisafulli

Migranti, i naufraghi restano sulla Gregoretti, continua l’Odissea anche per l’equipaggio

lunedì 29 Luglio 2019

Fatti scendere, in serata, soltanto 16 minori non accompagnati delle 132 persone partite dalla Libia e sballottate per il Mediterraneo prima di approdare ad Augusta. Ma i migranti non sono le uniche vittime di una politica che sembra puntare più alla propaganda piuttosto che a una reale e definitiva soluzione del problema. Il malcontento della Guardia costiera contro il governo italiano, la solidarietà delle ong, l'appello del Papa. Il senatore De Falco, "stupida e inutile crudeltà"

Sembra davvero il bis del “Caso Diciotti“: soltanto 16 minori non accompagnati sono stati fatti scendere in serata – e trasferiti nei centri d’accoglienza -, dei 132 naufraghi salpati dalla Libia a bordo di gommoni.

Gli altri 116 migranti, salvati da un peschereccio siciliano e da navi maltesi e poi trasbordati sul pattugliatore Gregoretti, sono ancora a bordo del natante della Guardia costiera, ormeggiato da sabato notte al pontile Nato della Marina militare nella rada di Augusta.

Un’Odissea che continua, quella dei migranti: dalla Libia al naufragio, al salvataggio, e, a bordo della Gregoretti, prima la rotta verso Lampedusa, poi verso Catania e infine verso Augusta, dove, finalmente, è giunto il permesso di attraccare, concludendo il suo girovagare per i mari siciliani.

Ieri il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, responsabile della Guardia costiera, ha affermato: “ora la Ue risponda, perché la questione migratoria riguarda tutto il Continente”.

Ma a Bruxelles, complice il weekend e la fase di vuoto di potere tra la vecchia Commissione in carica e la nuova ancora da insediare, tutto tace.

Anche perché Lega Nord e Movimento cinque stelle hanno, fin dal loro insediamento come governo, disertato puntualmente le riunioni Ue che avrebbero potuto condurre a un accordo preventivo, ragionato, umano, piuttosto che questa propaganda continua che, secondo gli esponenti dell’opposizione, sarebbe condotta sulla pelle dei migranti: uomini, donne e bambini.

Ma le 132 persone partite dalla Libia e sballottate per il Mediterraneo prima di approdare ad Augusta non sono le uniche vittime di una politica che sembra puntare più alla propaganda piuttosto che a una reale e definitiva soluzione del problema.

Così cresce il malcontento di chi è contrario al fatto che una nave militare italiana, come avvenuto per la Diciotti, possa venir trattata in questa maniera.

E il malcontento è montato proprio all’interno della stessa Guardia costiera.

Si spiega così il trasferimento della Gregoretti dallo stazionamento davanti Catania, dove migranti ed equipaggio erano esposti al sole implacabile e al moto ondoso, all’ormeggio al più riparato molo Nato di Augusta.

“Come è normale che sia per una nave militare”, ha puntualizzato – a posteriori – Toninelli, bersagliato dagli attacchi politici per avere ancora una volta assecondato i diktat di Salvini.

Così, l’ex capo di Stato Maggiore della Marina Militare, ammiraglio Giuseppe De Giorgi, ha espresso “piena solidarietà e vicinanza al Comandante, all’equipaggio di nave della Gregoretti e al personale delle Capitanerie impegnati nonostante tutto a compiere con onore il loro dovere di marinai per la tutela della vita in mare. Mi auguro che la situazioni trovi una soluzione a breve e che il personale delle Capitanerie che opera con abnegazione per la salvaguardia della vita in mare venga adeguatamente tutelato”.

Durissimo un altro ex ufficiale, il senatore Gregorio De Falco: “sequestrare a bordo della Gregoretti, nave militare ormeggiata in acque interne, 131 naufraghi non solo è illegale, ma è stupida e inutile crudeltà”, ha twittato.

E solidarietà è stata espressa anche da Alessandro Metz, armatore di Mediterranea Saving Humans: “quello che sta accadendo a Nave Gregoretti, al suo equipaggio e ai naufraghi imbarcati è inaudito. La gente di mare non può essere umiliata così”.

Intanto, dopo il naufragio di giovedì scorso davanti alla Libia con un centinaio di morti, ieri ha fatto sentire la sua voce Papa Francesco.

“Rinnovo – ha detto durante l’Angelus – un accorato appello affinché la comunità internazionale agisca con prontezza e decisione, per evitare il ripetersi di simili tragedie e garantire la sicurezza e la dignità di tutti. Vi invito a pregare insieme a me per le vittime e per le loro famiglie e anche dal cuore domandare, Padre, perchè?”.

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