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Migranti, l’Unhcr a Di Maio, la Libia è insicura, basta ritorni

redazione

Migranti, l’Unhcr a Di Maio, la Libia è insicura, basta ritorni

venerdì 27 Settembre 2019

L'organizzazione dell'Onu per i rifugiati parla di "Condizioni inaccettabili nei centri". Quella seconda parte dell'accordo di Minniti mai completata da Salvini. Sbarchi fantasma, Interpol e Foreign fighters

In Libia c’è un “conflitto in corso” e le condizioni umanitarie sono “inaccettabili”.

Vanno dunque “evitati in ogni modo” i ritorni verso il Paese nordafricano dei migranti intercettati in mare fino a quando “la situazione non sarà cambiata”.

Questa la posizione espressa dall’Alto Commissario Onu per i rifugiati, Filippo Grandi, al ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, nell’incontro a margine dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite.

Per Di Maio la guardia costiera libica, supportata dall’Italia con motovedette e addestramento, deve riportare in Libia “tutte le imbarcazioni che partono”, ma i centri di detenzione del Paese nordafricano devono diventare centri di accoglienza gestiti dalle ong. Un auspicio per ora lontano dalla realtà, secondo lo scenario rappresentato da Grandi.

L’accordo con i Paesi africani, che portò a una drastica contrazione negli arrivi dei migranti, venne raggiunto nel 2017 dall’allora ministro dell’Interno Marco Minniti. Quest’ultimo aveva previsto un secondo step che passava proprio dal controllo dei campi profughi libici da parte di organizzazioni internazionali tra cui l’Unhcr. Ma questo passaggio non venne mai attuato dal successore di Minniti, quel Matteo Salvini che ha preferito puntare sulla bufala dei porti chiusi e su una criminalizzazione dell’Europa rivelatasi, alla luce di quanto avvenuto in queste settimane, assolutamente

Tornando all’incontro di Di Maio all’Onu sui migranti, guardia costiera e Marina libiche proseguono – con alterne fortune – nell’intercettazione e recupero di barconi di migranti che lasciano le coste. Attività che il Governo italiano vorrebbe potenziare per evitare le traversate verso la Sicilia.

Dove mettere però le migliaia e migliaia di migranti riportati a terra e quelli che non riescono a partire, considerate le condizioni dei centri di detenzione libici?

Queste strutture, secondo di Maio, tornato sulla posizione di Minniti, “devono diventare centri di accoglienza gestiti da organizzazioni umanitarie”.

Una linea condivisibile, per l’Alto Commissariato per i rifugiati, ma la realtà è che “il lavoro dell’Unhcr e delle altre agenzie delle Nazioni Unite in Libia continua ad essere molto limitato a causa del conflitto”.

E i centri di detenzione “non sono sicuri per rifugiati e migranti”.

L’Agenzia Onu chiede “con forza che si ponga fine al sistema della detenzione di migranti e rifugiati e in alternativa di assistere i rifugiati nei contesti urbani o attraverso evacuazioni”.

In attesa di una soluzione che non sembra imminente visto che il conflitto in Libia continua, in Italia non si arrestano gli sbarchi, a conferma che quella dei porti chiusi propalata da Salvini fosse una bufala, come predicano da tempo il sindaco di Lampedusa Totò Martello e il presidente dell’associazione MareAmico di Agrigento, testimoni degli “sbarchi fantasma” che non si sono mai fermati.

Portando non solo disperati. Il 31 gennaio dello scorso anno, infatti, il quotidiano britannico Guardian pubblicò la notizia che l’Interpol aveva diffuso una lista di cinquanta tunisini affiliati all’Isis giunti a Torre Salsa, nell’Agrigentino, con uno “sbarco fantasma”.

E a proposito di Foreign fighters, i movimenti di dodici sospetti terroristi sono stati seguiti nell’operazione “Neptune II” dell’Interpol di Lione attraverso collegamenti via mare dal Sud Africa durante l’altra stagione turistica, ossia tra il 24 luglio e l’8 settembre nel bacino del Mediterraneo. Per l’Italia i porti controllati sono stati quelli di Genova e Palermo.

Intanto, il bel tempo che si sta protraendo anche in settembre sul Mediterraneo ha fatto salire gli arrivi di questo mese a 1.950, più del doppio rispetto al 2018.

Salvini della Lega Nord continua con la tiritera dei porti riaperti e attacca le Ong. Fratojanni di Leu gli risponde “Troppi mojito agostani evidentemente producono dei danni a lungo termine…”.

Oltre che a bloccare le partenze e ridistribuire gli arrivi in Europa, l’Italia punta anche sui rimpatri degli irregolari, fermi finora a poche migliaia all’anno.

“Sto approntando una serie di iniziative da lunedì per accelerare lo strumento”, ha annunciato il ministro degli esteri Di Maio.

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