Migranti, "Non possiamo affondarli con le loro barche" - QdS

Migranti, “Non possiamo affondarli con le loro barche”

redazione web

Migranti, “Non possiamo affondarli con le loro barche”

lunedì 07 Settembre 2020

Il governatore Musumeci replica, "Ci hanno presi per criminali?". Ma parla solo del rischio sanitario, mentre la ministro Lamorgese difende la linea, nel recente passato vincente, degli accordi con i Paesi di provenienza, come la Tunisia

La ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, parlando ieri al Forum Ambrosetti, ha finalmente detto una cosa che sembrerebbe ovvia ma non lo è affatto: “Una delle accuse che ci rivolgono è che non abbiamo bloccato gli sbarchi autonomi, ma non possiamo bloccare i barchini affondandoli“.

La propaganda salviniana e della destra passa infatti da due assunti: la bufala dei porti chiusi – un’enorme sciocchezza in un Paese con quasi ottomila chilometri di coste -e l’idea che l’attuale governo non faccia abbastanza per fermare la presunta invasione.

Salvini non bloccava i barchini

Salvini bloccava con grande clamore le navi delle ong – e il tre ottobre a Catania dovrà rispondere davanti ai giudici del Tribunale di sequestro di persona e abuso d’ufficio per la vicenda Open Arms -, ma, come denunciato dal sindaco di Lampedusa Totò Martello che lo ha definito “mentitore seriale” e come dimostrano i dati del Viminale sotto la sua gestione, gli sbarchi autonomi non si erano mai fermati.

Quel che non viene mai detto dalla destra – a parte Giorgia Meloni che ogni tanto parla di blocchi navali che cozzerebbero contro le normative internazionali – è come si dovrebbe fermare questa massa di disperati. E adesso la Lamorgese ha posto il problema, spiegando “Non possiamo affondarli con le loro stesse barche“.

Musumeci, “Ci hanno presi per criminali?”

E il presidente della Regione Siciliana, Nello Musumeci, ha risposto: “Affondare i barchini? Ma ci hanno preso per criminali?”.

Poi però nemmeno lui ha fornito soluzioni, individuato linee di intervento, preferendo soffermarsi sulla sottovalutazione del Governo del “rischio sanitario connesso alle migrazioni”.

Cosa fare per ridurre gli sbarchi

Cosa fare, allora, per ridurre gli sbarchi?

Guardare al recente passato senza indugiare sulla propaganda e intraprendere l’unica strada che abbia veramente funzionato finora: la mediazione internazionale.

Il confronto con l’Ue da una parte e i Paesi africani dall’altra avviato dal Governo Gentiloni con il ministro dell’Interno Marco Minniti aveva consentito di passare dal centodiciassettemila sbarchi del 2016 ai poco meno di cinquemila del 2019. Sbandierati da Salvini come una vittoria della sua – in realtà inesistente – politica sulle migrazioni.

Lamorgese, “non devono partire”

“Non devono partire – ha confermato ieri la ministro Lamorgese – e bisogna quindi lavorare con i Paesi di provenienza, come la Tunisia dove sono stata due volte a luglio e agosto. L’Italia si sta muovendo per aiutare la Tunisia a sostenere e accrescere la sua capacità di gestione dell’amministrazione pubblica e dei flussi migratori“.

“Abbiamo parlato – ha detto – con il presidente della Repubblica tunisino e con il presidente del Consiglio incaricato ricevendo tutte le rassicurazioni. Hanno bloccato le partenze da Sfax, che era il principale porto utilizzato dai trafficanti. I quali ora hanno trovato altri porti, ma noi abbiamo fatto tutti gli interventi del caso”.

Ue, sanzioni per i Paesi Visegrad

E l’Italia, ha sottolineato la Ministro, continua a lavorare di concerto con l’Europa: “Nel Patto per le migrazioni che sarà presentato a breve si dovrà assolutamente stabilire il principio dei ricollocamenti obbligatori e non facoltativi. I Paesi Visegrad non vogliono e noi abbiamo proposto che ci siano sanzioni economiche per chi non partecipa ai ricollocamenti“.

Luciana Lamorgese ha infine difeso il modello italiano di sicurezza, tema che – a suo parere – dovrebbe restare fuori dalle polemiche politiche.

“La sicurezza – ha osservato – si persegue costruendo con tenacia, giorno dopo giorno, solide reti fondate sulla condivisione di obiettivi e interessi, non certo erigendo muri che non saranno mai abbastanza alti per proteggerci”.

Lampedusa, ancora mare mosso

Intanto, dopo che ieri le due navi quarantena, a causa del mare mosso, erano rimaste nelle acque antistanti Lampedusa, stamattina la Rhapsody, dopo più tentativi, è riuscita ad attraccare alla banchina di Cala Pisana a Lampedusa.

Si è dunque proceduto all’imbarco dei migranti ospiti dell’hotspot, dando priorità ai 53 risultati positivi al coronavirus. Fino a ieri sera erano 32, poi sono arrivati nuovi esiti positivi di tampone rino-faringeo.

Poi sono saliti a bordo altre sessanta persone e sulla Rhapsody si arriverà a complessivi 814 migranti negativi.

Ieri, nell’hotspot di contrada Imbriacola sono proseguite le operazioni di identificazione – foto segnalamento e rilevazione delle impronte digitali – per i migranti rimasti, meno di quattrocento.

Soltanto quando verranno ultimate queste operazioni, effettuate dalla polizia, i migranti potranno essere trasferiti sulla Snav Adriatica, probabilmente questa mattina.

Musumeci ipotizza provvedimenti sanitari

Musumeci, dal canto suo, ha ipotizzato nuovi provvedimenti sanitari dopo l’ordinanza sullo stop agli sbarchi bocciata dal Tar.

Non hanno adeguato – ha detto, accusando il Governo nazionale – le strutture ai rischi connessi alla pandemia, di cui si aveva notizia dai primi di febbraio”.

E ha sottolineato come soltanto oggi “si terrà una riunione per svuotare ed adeguare l’hotspot di Lampedusa, mentre ancora nulla si sa degli altri”.

Musumeci ha annunciato, “al termine di quella riunione sull’isola” una valutazione della Giunta regionale su “quali provvedimenti urgenti assumere, avendo appena ricevuto anche la relazione sul Cara di Caltanissetta”.

“Tutti hanno capito – ha concluso – che la nostra è una battaglia di civiltà. Quindi non ci fermiamo”.

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