Migranti Ocean Viking, a breve il ricollocamento - QdS

Migranti Ocean Viking, a breve il ricollocamento

Patrizia Penna

Migranti Ocean Viking, a breve il ricollocamento

venerdì 01 Novembre 2019

Il sindaco di Pozzallo (Rg), Ammatuna: “Situazione sotto controllo nell’hotspot, anche dal punto di vista sanitario”. Intanto l’Avvocato generale della Corte di giustizia Ue: “Condannare Paesi che si oppongono alla relocation”

POZZALLO (RG) – “Situazione sotto controllo nell`hotspot, anche dal punto di vista sanitario. Ci hanno assicurato che nel giro di pochi giorni 70 migranti della Ocean Viking saranno ricollocati”, lo ha dichiarato Roberto Ammatuna, sindaco di Pozzallo.

Il sindaco di Pozzallo, parlando dello sbarco dei migranti della Ocean Viking, ha spiegato: “Al momento la situazione è sotto controllo, in totale abbiamo 180 persone nell’hotspot, che ne può ospitare proprio 180 più altri posti per le emergenze. E la situazione sanitaria è assolutamente tranquilla”.

“Settanta dei migranti scesi dalla Ocean Viking – ha aggiunto il sindaco – saranno ricollocati in altri Paesi europei. Mi hanno assicurato che questi migranti rimarranno nell’hotspot solo per qualche giorno”. Quindi “la strada intrapresa dal ministro Lamorgese penso sia quella giusta. Premetto che non ho condiviso nulla della politica sull’immigrazione dell’ex ministro Salvini, tuttavia con lui ho avuto un buon rapporto perché gli impegni presi nei confronti della città, dal punto di vista della sicurezza, li ha mantenuti. Sotto questo aspetto lo voglio ringraziare. Adesso sull’immigrazione non c’è più la politica del muro contro muro, c’è più dialogo. Il ministro Lamorgese è un grande ministro, ho molta fiducia in lei. Penso che si stia intavolando una politica nuova che però bisogna tradurre al più presto in fatti. Con Salvini siamo stati penalizzati come sindaci e come comunità locali perché non abbiamo alcun tipo di controllo su quello che accade all`interno dei centri d’accoglienza, non è possibile che un sindaco debba fare prima richiesta al ministero per entrare in una struttura che si trova sul suo territorio”.

“Quando un sindaco – ha spiegato il primo cittadino di Pozzallo – ha la possibilità di controllare le cose e informare i cittadini su quello che accade, non si corre il rischio che si diffondano notizie false come ad esempio sulle malattie e le emergenze sanitarie. Adesso ci sentiamo più coinvolti”.
E a Pozzallo come si vive la situazione: “Cittadini in allarme per gli sbarchi? Assolutamente no. Viviamo in un tempo in cui è più importante la sicurezza percepita che quella vera e propria. Se i media spaventano i cittadini c’è un problema, ma se c’è un coinvolgimento delle amministrazioni locali e si spiega ai cittadini quello che sta accadendo, non c’è alcun tipo di allarme. In questa città – ha concluso il sindaco di Pozzallo – non c’è stata mai alcuna manifestazione di razzismo o intolleranza”.

A proposito di relocation, proprio ieri, l’Avvocato generale della Corte europea di Giustizia, Eleanor Sharpston, ha proposto di condannare per violazione del diritto comunitario la Polonia, l’Ungheria e la Repubblica ceca, che non hanno applicato le disposizioni relative al meccanismo temporaneo di ricollocamento dei richiedenti asilo approdati in Grecia e in Italia durante la crisi migratoria del 2015.

Ungheria e Polonia si erano già viste respingere dalla Corte di Giustizia, il 6 settembre 2017, un ricorso contro le due decisioni (a maggioranza qualificata) del Consiglio Ue dell’estate 2015, che avevano disposto i ricollocamenti, rispettivamente per 40.000 e 120.000 richiedenti asilo. In quell’occasione, la Corte aveva giudicato il meccanismo dei ricollocamenti necessario e proporzionato, e sostenuto che aveva contribuito effettivamente ad aiutare Grecia e Italia a far fronte all’impatto della crisi migratoria del 2015.

Nel dicembre 2017 la Commissione ha a sua volta presentato un ricorso alla Corte di giustizia contro Polonia, Ungheria Repubblica ceca per essersi rifiutate di attuare i ricollocamenti di richiedenti asilo che avrebbero dovuto aver luogo nei loro territori.

L’Avvocato generale ha proposto alla Corte di constatare che, rifiutando di rispettare il meccanismo provvisorio e limitato nel tempo per il trasferimento obbligatorio dei richiedenti protezione internazionale, Polonia, Ungheria e Repubblica ceca non hanno adempiuto agli obblighi previsti dal diritto dell’Ue.

Questi Stati membri, argomenta l’Avvocato generale, non possono invocare le loro responsabilità per il mantenimento dell’ordine pubblico e la salvaguardia della sicurezza interna al fine di non applicare un atto dell’Unione valido con cui non sono d’accordo.

Il verdetto finale è atteso fra qualche mese. Nella grande maggioranza dei casi, le sentenze della Corte seguono il parere dell’Avvocato generale.

Twitter: @PatriziaPenna

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