Nella mattinata di oggi Matteo Salvini ha inviato alla Giunta delle Immunità parlamentari del Senato la sua memoria difensiva in merito alla vicenda Gregoretti che lo vede indagato per sequestro di persona.
E stavolta, al di là delle spacconate, l’ex ministro dell’Interno mostra di aver paura di quanto può accadere, tanto che ieri sera ha scritto su Twitter “rischio un processo e una condanna a quindici anni di carcere dopo aver bloccato, da Ministro dell’Interno, uno sbarco di immigrati da una nave”.
Poi torna alla propaganda “Non ho paura della sinistra e delle sue vendette. Sto studiando vita e opere di Silvio Pellico…! Mi processino e mi incarcerino pure se credono, ho sempre agito a difesa del mio Paese e della sicurezza degli Italiani. E lo rifarei, anzi lo rifarò, mille volte”.
La memoria difensiva in trenta pagine
Nella memoria difensiva, di circa trenta pagine, Salvini dà la sua versione dei fatti sul caso Gregoretti, assicurando di aver agito nell’interesse dell’Italia, con il pieno coinvolgimento di Palazzo Chigi e dei ministeri competenti, in modo perfettamente sovrapponibile a quanto accaduto per la nave Diciotti, come si egge in una sintesi del testo fornita dalle Lega.
In particolare, si legge nella sintesi della memoria fornita dalla Lega, “come documentato da una mail allegata alla memoria, la presidenza del Consiglio dei ministri aveva investito della questione alcuni Stati membri: Germania, Francia, Portogallo, Lussemburgo e Irlanda”. Un accordo “per l’accoglienza era stato raggiunto anche con la Cei”. Il “tutto dopo una riunione di coordinamento del 2 agosto 2019 convocata dalla Commissione Europea” .
Salvini spiega che “c’è traccia di comunicazioni tra il Centro Nazionale di Coordinamento del Soccorso Marittimo di Roma con gli uffici di Gabinetto dei Ministeri delle Infrastrutture e dei Trasporti, della Difesa, dell’Interno e degli Affari Esteri”.
Secondo la memoria è “rilevante il ruolo del premier Giuseppe Conte: il 26 luglio 2019, il giorno prima dell’arrivo della Gregoretti nella rada del porto di Catania, la presidenza del Consiglio dei ministri aveva inoltrato formale richiesta di redistribuzione degli immigrati ad altri Paesi europei”.
“È dunque evidente come fosse il governo, in modo collegiale, a gestire tale attività”, evidenzia Salvini.
Grasso, la “memoria” di Salvini è un clamoroso boomerang
“La debolissima memoria difensiva di Salvini e gli allegati sono per lui un boomerang clamoroso”.
Lo ha scritto l’ex presidente del Senato Pietro Grasso (LeU) in una nota a commento della memoria difensiva presentata in Giunta Salvini.
“Leggendo le carte depositate anche oggi – ha detto Grasso, che è stato Procuratore della Repubblica di Palermo – viene confermato quanto già evidenziato dai magistrati con il loro supplemento di indagine: il Governo non è stato coinvolto nell’assegnazione del porto sicuro e nello sbarco dei migranti, ma solo nella ricerca di Paesi disponibili per il ricollocamento, fase che nulla ha a che fare con il reato contestato al sen. Salvini”.
“La sua memoria quindi – ha concluso Grasso – lo inchioda alle sue responsabilità personali. Sono quasi stupito di questa strategia difensiva suicida, a meno che non serva per fare la vittima”.
La prossima riunione della Giunta
La prossima riunione della Giunta delle Autorizzazioni a procedere del Senato è prevista per l’otto di gennaio.
Quel giorno la vicenda entrerà nel vivo del dibattito parlamentare riacutizzando lo scontro tra la Lega e il M5s sul tema dei migranti.
“Voglio vedere i 5 Stelle al Senato votare l’opposto di quello che hanno votato pochi mesi fa per difendermi. Voglio vederli votare contro l’interesse nazionale e sostenere che quello che io ho fatto, con il consenso di tutto il governo di allora, era per mio interesse personale”.
Anche il premier, Giuseppe Conte, nel corso della conferenza stampa di fine anno era tornato sulla vicenda, annunciando che stava svolgendo verifiche supplementari.
“Con massimo scrupolo – aveva detto il premier – farò le mie verifiche. Sicuramente c’è stato coinvolgimento della presidenza sulla ricollocazione. Non ho avuto ancora alcun riscontro sullo sbarco, ma non ho ancora sciolto la riserva. Se troverò un frammento sarò il primo a dirlo”.
Differenze di voto tra Giunta e Senato
In Giunta Salvini non dovrebbe avere problemi: dei 23 componenti della giunta, dieci sono certamente a suo favore: cinque senatori leghisti, quattro di Forza Italia e uno di Fratelli d’Italia. I pentastellati sono sei, uno è del Pd, tre di Italia Viva, quindi tre del Misto, Pietro Grasso (Leu), Gregorio De Falco (ex M5s) e l’autonomista Durnwalder.
Ma è il voto dell’assemblea del Senato che potrebbe ribaltare tutto.
Una vicenda, insomma, che si annuncia piena d’incognite, tenuto conto anche dei dubbi di Italia Viva: “Prima di decidere – ha sostenuto Matteo Renzi nei giorni scorsi – leggiamo le carte. Siamo persone serie, noi”.