Migranti, Salvini, le ong, le leggi e la sceneggiata continua - QdS

Migranti, Salvini, le ong, le leggi e la sceneggiata continua

redazione

Migranti, Salvini, le ong, le leggi e la sceneggiata continua

sabato 15 Giugno 2019

Il leader leghista sbandiera il divieto del nuovo Decreto sicurezza ma dieci persone vengono sbarcate dopo un controllo sanitario. La questione libica e le leggi. E su Patronaggio dice, "Se la dissequestra vado a piedi ad Agrigento"

“Ho appena firmato il divieto di ingresso, transito e sosta alla nave Sea Watch 3 nelle acque italiane, come previsto dal Nuovo Decreto Sicurezza. Ora il documento sarà alla firma dei colleghi ai Trasporti e alla Difesa: stop ai complici di scafisti e trafficanti” ha dichiarato trionfalmente il capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini.

Contro ogni legge internazionale e ogni buon senso, il leader del Carroccio vorrebbe che i migranti sulla Sea Watch fossero riportati in Libia.

“Noi non lo faremo mai – gli ha risposto su twitter Giorgia Linardi, portavoce di Sea Watch Italy -, il fatto che la Libia non sia un porto sicuro non è una nostra valutazione. Riportando indietro queste persone commetteremmo un respingimento collettivo, un crimine per cui l’Italia è già stata condannata”.

“La Libia – ha aggiunto – è internazionalmente non riconosciuta come un porto sicuro e lo dice la stessa missione Onu in Libia, l’Unhcr, la commissione Europea, la nostra Farnesina, lo stesso nostro ministro dell’Interno in tv lo scorso 25 maggio e il presidente libico Al Serraj. Negli ultimi dieci giorni sono stati bombardati un ospedale e un aeroporto e sono stati distrutti diversi quartieri. Questo è il Paese dove ci si dice di riportare queste persone soccorse“.

E dei migranti a bordo dice: “Tutti loro hanno bisogno di protezione, tutti hanno bisogno di avere la terra sotto i piedi”.

Intanto, sceneggiate a parte, il calvario di una decina dei migranti a bordo della Sea Watch è già finito: per sette di loro è stato autorizzato lo sbarco a Lampedusa per cure mediche e con loro saranno tre accompagnatori.

La decisione è stata presa dopo un controllo a bordo del centro nazionale di coordinamento del soccorso in mare di Roma svoltosi mentre la nave era in acque internazionali davanti a Lampedusa.

La Sea Watch, dunque, continua a rimanere ormeggiata al largo di Lampedusa, in stand by a circa 16 miglia dall’isola, con il suo carico di dolore.

E attende, chiedendosi con un tweet “Davvero un Ministro della Repubblica italiana vuole costringerci a portare queste persone in un Paese in guerra?”.

Una domanda retorica, visto che ieri uno dei portavoce della Commissione Ue ha detto chiaramente: “Tutte le navi con bandiera europea sono obbligate a rispettare il diritto internazionale e il diritto Sar in mare, che comporta la necessità di portare delle persone in un posto o porto sicuro. E la Commissione ha sempre detto che queste condizioni non si ritrovano in Libia”.

Per cui Salvini – dopo la consueta sceneggiata a colpi di “porti sbarrati”, “le ong non la passeranno liscia”, “ciondolano nel Mediterraneo” e il resto del repertorio al quale siamo ormai abituati – è costretto a bofonchiare che l’Ue “si svegli e blocchi a terra le partenze, rendendo sicuro un porto libico sotto il controllo delle autorità internazionali”.

Ma come si fa a rendere sicuro il porto di un Paese in cui è in corso una guerra neanche troppo sotterranea e non vengono rispettati i più elementari diritti umani?

Un’altra domanda retorica.

Stranamente il capo della Lega nord trova stavolta una sponda nel premier Conte che, da Malta dove ha partecipato al vertice dei paesi Ue del Mediterraneo, ha chiesto “maggiore trasparenza da parte delle Ong” sottolineando che la Guardia costiera libica “ha già fatto diversi interventi”.

Ma l’opzione Libia non è praticabile, e lo ha detto a chiare lettere anche il contrammiraglio Vittorio Alessandro, oggi in pensione ma per anni voce della Guardia Costiera italiana, in qualità di capo dell’ufficio delle relazioni esterne del Corpo.

Un militare che sa di cosa parla quando si affronta il tema dei migranti e di come ci si debba comportare in caso di soccorso in mezzo al mare.

“Le norme internazionali – ha detto – impongono il trasferimento dei migranti in un porto sicuro, e Tripoli non lo è per stessa ammissione di Salvini”.

E ha bollato la direttiva del leader leghista come “anomala, chiaramente illegittima e viziata di abuso di potere”.

Ma non solo. Se la Sea Watch 3, come ha ribadito oggi la Linardi, eseguisse l’ordine di Salvini e del governo italiano, dice ancora l’ex portavoce della Guardia Costiera. “contravverrebbe anche alla regola che vieta i respingimenti collettivi, ovvero esercitati nei confronti di gruppi di persone fra le quali possono trovarsi anche titolari di diritti inderogabili”.

Ed è evidente a tutti che “i naufraghi della Sea Watch attendano, come tutti i naufraghi, soltanto di ritrovare terra, essendo fuggiti da quella in cui stavano”.

L’ipotesi, alla fine della fiera, è che i porti si dimostrino ancora tutt’altro che sbarrati, tant’è che più di 1.500 persone sono giunte in Italia dall’inizio dell’anno e con l’estate il fenomeno solitamente si decuplica.

Il meccanismo è rodato: la nave viene sequestrata dalla Procura di Agrigento, i migranti vengono fatti sbarcare, la nave viene dissequestrata.

Nel rispetto della legge, perché non è stata violata alcuna norma, se non le fantasione “direttive” salviniane.

Così, a tutto beneficio del suo “pubblico”, ieri il capo della Lega è stato costretto a un’altra sceneggiata, proprio nella sede del suo partito, quando i giornalisti gli hanno chiesto cosa avrebbe fatto se lo schema si fosse ripetuto.

“E la sequestra un’altra volta e la dissequestra un’altra volta, no, vado a piedi ad Agrigento a farmi spiegare perché. Una va bene, due va bene, la terza volta no”.

La persona alla quale chiederà conto e ragione, Salvini, si chiama Luigi Patronaggio ed è il procuratore della Repubblica di Agrigento.

Nei giorni scorsi ha ricevuto una pallottola e una lettera di minacce: “Questo è un avvertimento, la prossima volta, se continuerai a fare sbarcare gli immigrati, passiamo ai fatti. Contro di te e ai tuoi tre figli”.

Salvini gli ha espresso solidarietà.

Ma ora si dice pronto ad “andare a piedi ad Agrigento”.

Cosa penseranno coloro i quali hanno inviato la lettera minatoria?

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