Dopo che i naufraghi si sono rivolti alla Corte europea per i diritti umani, la Commissione Ue chiede agli Stati di trovare una soluzione. Salvini continua a ripetere gli stessi slogan mentre le chiese offrono accoglienza
“Apprezziamo che nei giorni scorsi l’Italia abbia consentito lo sbarco di bambini, donne incinte e altre persone vulnerabili. Resta tuttavia di urgenza inderogabile che tutte le persone a bordo, possano toccare terra in un porto sicuro nel minor tempo possibile e che alle valutazioni politiche venga anteposta la tutela della vita e dell’incolumità degli esseri umani”.
E’ scritto nella lettera inviata al presidente del Consiglio Giuseppe Conte – Salvini continua a ripetere sempre gli stessi slogan – da oltre quaranta associazioni e organizzazioni impegnate per la tutela dei diritti dei minorenni e di rifugiati e migranti, in riferimento alle 42 persone a bordo della nave Sea Watch, giunta ormai al suo tredicesimo giorno nel Mediterraneo.
Sottolineando come la Sea Watch non possa ottemperare all’ordine di ricondurre i nafraghi in Libia, in quanto porto non sicuro, le Organizzazioni firmatarie dell’appello evidenziano “la necessità che l’Italia e gli altri Stati coinvolti collaborino attivamente al completamento delle operazioni di soccorso con il rapido approdo in un porto sicuro di tutte le persone a bordo e chiedono al presidente Conte di ricorrere alle sue responsabilità per fare sì che le operazione di sbarco possano essere condotte nelle prossime ore”.
Intanto l’opposizione attacca il governo sulla questione umanitaria.
“E’ disumano tenere 42 persone in mezzo al mare. Salvini faccia sbarcare immediatamente i naufraghi”, ha chiesto Graziano Delrio (Pd).
Pietro Grasso (Leu) ha attaccato “un governo che non ha nessuna intenzione di risolvere i problemi, ammesso che siano tali, che ignora le soluzioni offerte e lucra consenso sulla pelle di uomini, donne e bambini”.
Igor Boni, dei Radicali Italiani ha annunciato uno sciopero della fame per protesta.
Intanto ieri, dopo che i naufraghi si sono rivolti alla Corte europea per i diritti umani di Strasburgo, anche la Commissione Ue ha sollecitato gli Stati membri a trovare una soluzione per i naufraghi.
“Le persone a bordo – ha detto la portavoce della ong, Giorgia Linardi – ci chiedono fino a che punto bisogna sentirsi male per potere essere sbarcate. Alcuni cominciano a minacciare di buttarsi in mare”.
La Corte ha inviato richieste di informazioni al Governo italiano e alla ong, in attesa di una decisione.
La Commissione europea, ha informato un portavoce, “pur apprezzando il fatto che l’Italia abbia proceduto ad evacuare un gruppo di persone per ragioni mediche”, ha fatto appello “agli Stati membri” per trovare “una soluzione”.
Bruxelles ha parlato di “imperativo umanitario”, ribadendo che l’esecutivo comunitario “continuerà a fare tutto il possibile, nell’ambito delle nostre competenze, per sostenere e coordinare eventuali sforzi di solidarietà”.
Una mano tesa ai naufraghi è arrivata ieri da monsignor Cesare Nosiglia: “La Diocesi di Torino – ha detto – è disponibile ad accogliere senza oneri per lo Stato i migranti della Sea Watch”.