“Diversa” è il nuovo singolo, che anticipa l’album di prossima uscita, di Francesca Alotta, ritratta nella foto che vi proponiamo da Carlo Bellicampi.
Come una fenice, che risorge dalle sue ceneri, la cantante palermitana, che tutti ricordiamo quando nel 1992, a 24 anni, vinse a Sanremo nelle Nuove proposte in coppia con Aleandro Baldi con “Non amarmi”, dopo aver dovuto combattere uno dei mali più terribili, di quelli che vivono e crescono dentro di te, il cancro, ha concluso la sua battaglia uscendone vincitrice.
Nulla è come prima, salvo la sua voce, la sua grinta e la sua rinnovata capacità di mettersi in gioco e affrontare nuove sfide.
L’ultima grande prova di Francesca Alotta è stata la partecipazione al “Tale e quale show” e proprio da questa sua partecipazione iniziamo la chiacchierata con lei.
-Francesca, il programma di Conti è una sfida importante perché non si tratta banalmente di interpretare una cover in ogni puntata o di fare un’imitazione, ma di incarnare l’artista. Come nella tua interpretazione di “E non finisce mica il cielo” dell’immensa Mia Martini.
Spero, innanzitutto, di essere riuscita nell’intento. Oltre a essere stata il mio idolo, ho anche avuto la fortuna di conoscere personalmente Mimì perché lavoravamo con il medesimo produttore, Giancarlo Bigazzi. Per me è stata una grossa responsabilità anche per l’amore che provo lei e avevo il timore di non riuscire a dare quanto meritava. Prove, prove e prove cercando di prendere non la strada dell’imitazione o della caricatura, ma quella del rispetto. Nel caso di Mimì, quando Marzia, la mia truccatrice, e Daniela, la parrucchiera, mi hanno preparato per l’esibizione l’ho vista riflessa nello specchio. In quel momento magico, ho messo tutta la mia anima e il mio cuore nell’affrontare quella che non è stata una semplice interpretazione di un brano, ma un piccolo atto di amore nei confronti di Mimì.
-Nel corso di programma, settimana dopo settimana, non solo tu ma ognuno dei tuoi colleghi dovevate, per così dire, “cambiare pelle” e tu, nello specifico, dovevi dimenticare Francesca.
Ho sempre amato la recitazione, anche se in realtà non mi ci sono mai cimentata. Ho trovato tutto molto divertente e stimolante. Vestire, volta dopo volta, i panni di un altro artista, sempre diverso, mi ha permesso di lavorare su tonalità diverse, di entrare in un rapporto fisico diverso con il pubblico, quello proprio della cantante che stavo rappresentando.
-Nel corso del programma quale altra esibizione ti ha messo a dura prova?
Senza dubbio quella di Gianna Nannini. Nei primi due giorni ho pianto, la notte dormivo poco e male perché avevo il timore di non riuscire a interpretare un personaggio così diverso da me. In quell’occasione, come dicevi tu prima, mi sono dovuta dimenticare completamente Francesca, me stessa.
-È stato così per tutta la durata del programma?
Sì. Si lavorava tutta la settimana. Anche il sabato e la domenica, pur non essendo in Rai, era necessario provare e studiare.
-Da questa esperienza ne sei uscita “Diversa”.
In effetti ero uscita “Diversa” dalla mia battaglia contro il cancro, perché ho capito profondamente quanto la vita sia preziosa e quanto sia necessario combattere sempre perché appena molli, rischi di perdere. È successo anche con “Tale e quale show”. Non è stato facile superare i provini di selezione e, di fronte alla prima esclusione, ho deciso che dovevo riprovare, non lasciar perdere. Un bicchiere mezzo pieno può essere una ricchezza. Siamo noi che determiniamo la nostra vita e, nel mio caso, anche la fede. Il giorno in cui ho affrontato l’intervento chirurgico ho affidato al Signore la mia vita. Ne sono uscita più forte, con la voglia non solo di riprendere in mano la mia vita ma anche di credere in me. Ho capito che quando molliamo rischiamo di perdere una partita e invece quello è il momento di combattere e di uscirne, di rinascere, proprio come è successo a me. Questo è il messaggio che voglio comunicare a tutte le persone che devono affrontare questa malattia.
-Veniamo adesso al tuo nuovo singolo. Al primo ascolto la cosa che mi ha colpito maggiormente è stata la chitarre distorta con cui inizia il brano. Una nuova Francesca o semplicemente una delle tue mille sfaccettature?
Questo mio nuovo lavoro, “Diversa” appunto, contiene quasi esclusivamente brani scritti da me, testo e musica, e tra questi oltre a “Diversa”, il singolo già uscito, c’è “Avanti a pugni chiusi”, uno sprone ad andare avanti senza fermarsi mai. I brani mi rappresentano completamente, nel mio percorso e in quella che considero una raggiunta maturità artistica. La vena rock mi appartiene ma, forse, alcune mie peculiarità non erano mai emerse in maniera così netta, se non forse in “Yes Man”, il mio lavoro precedente. Oggi sono “senza filtri”, faccio quello che sento nel cuore senza preoccuparmi se funzionerà o meno.
-Da dove nasce “Diversa”?
Il brano racconta una storia vera, quella della figlia di una conoscente, una ragazza vessata dai genitori perché omosessuale. La portarono dallo psicologo e addirittura dall’esorcista, conducendola all’anoressia. Io ho aiutato la ragazza a uscire da questa situazione e a ritrovare se stessa, a riprendere in mano la propria vita. Il brano narra una presa di coscienza e una raggiunta determinazione. “Me ne vado via perché comincio un’altra vita” è l’urlo verso una madre che non hai mai guardato dentro sua figlia, non ha mai voluto conoscerla veramente. Ancor oggi, purtroppo, c’è ancora tanta discriminazione nei confronti della diversità, sia di genere sia di orientamento religioso o politico. Abbiamo da poco assistito a quel vergognoso applauso in Senato quanto il Ddl Zan non è stato approvato. Penso che sia una pagina triste e buia della nostra Storia che ci fa capire che è necessario combattere tutti i giorni contro le discriminazioni, questo non guardare le persone nella loro interezza ma solo in superficie, con un arcaico pensiero perbenista, di facciata. Penso che sia fondamentale affrontare temi sociali e che uno dei doveri dell’artista sia anche quello di dare voce a chi non ne ha o a chi non ha la possibilità di raggiungere molte persone con il suo messaggio.
-Questo singolo rappresenta il mood del tuo nuovo album o all’interno spazi in altri territori musicali?
Questo album rappresenta il mio essere poliedrica. Amo la musica classica, la musica lirica ma da questi generi al rock o al funky, tutta la musica mi genera forti emozioni. Nel disco ci sarà anche in brano in dialetto siciliano, dedicato a mia madre. Si intitola “Vastasa”, una parola in dialetto siciliano molto forte. Devi sapere che, quando ero piccina, ero considerata un maschiaccio, amavo giocare in strada, giocavo a calcio. In realtà studiavo molto, avendo fatto anche il Conservatorio, e il poco tempo che avevo lo volevo vivere liberamente. Mi occupavo di volontariato, facevo attraversare la strada alle persone anziane e, soprattutto, non riuscivo mai a stare ferma.
-Stiamo parlando dell’album ma come s’intitolerà?
Lo stiamo decidendo in questo periodo. Penso che “Diversa” sarà anche il suo titolo, oltre quello del singolo. Come già ti dicevo, oggi io sono diversa ma non solo, perché sono anche riuscita a riappropriarmi di alcuni aspetti che avevo rischiato di perdere. L’album è arrangiato da Max Marcolini, arrangiatore da quasi quindici anni di Zucchero che ha lavorato anche con Alexia, Irene Fornaciari e molti altri.
-Dopo l’uscita dell’album potremmo, finalmente, rivederti sui palcoscenici?
Direi di sì. Assieme a Max Marcolini e a Paolo Rainaldi, chitarrista che mi segue ormai da quattro anni, stiamo preparando un concerto che vuole essere anche un po’ teatrale. Affronterò, sul palco, temi sociali, raccontando alcune storie. Inoltre suonerò, ed è una novità, le percussioni e, mio grande amore, il pianoforte. Sarà uno show… diverso (ride, nda).
-Sempre al lavoro sognando un ritorno sul palco dell’Ariston?
In questo momento stiamo ancora lavorando all’album e anche al brano da proporre per la partecipazione al Festival di Sanremo. L’uscita del disco sarà condizionata anche da questo perché, nel caso di una mia partecipazione, dovrà uscire durante il Festival, in caso contrario penso che usciremo prima, ma adesso è presto per parlarne.
-Il lavoro ti tiene lontana dalla tua terra. Quanto ti manca la Sicilia?
Da morire. Prima il lockdown poi quest’ultimo impegno in televisione mi hanno costretto a rimanerne lontana, troppo per i miei gusti. Mi mancano i sapori, gli odori, gli amici, la mia Palermo, la famiglia, anche se mia madre è venuta spesso a trovarmi, ma soprattutto il cibo perché (ride, nda) sono molto golosa, mi mancano pane e panelle, il pane con la meusa, la brioche con gelato…
Roberto Greco