Napoli, due arresti per falso in bilancio e bancarotta fraudolenta - QdS

Napoli, due arresti per falso in bilancio e bancarotta fraudolenta

redazione

Napoli, due arresti per falso in bilancio e bancarotta fraudolenta

giovedì 02 Luglio 2020

Un provvedimento cautelare agli arresti domiciliari a carico dell’imprenditore di origine partenopea, Giancarlo Buontempo, residente a Roma, e del commercialista napoletano, Umberto Scala, è stato eseguito dalla guardia di finanza di Napoli. L’indagine riguarda una pluralità di condotte di falso in bilancio e bancarotta fraudolenta in relazione alla società immobiliare ‘Campalto Real Estate S.r.l.’, dichiarata fallita il 4 gennaio 2019 dal Tribunale di Napoli. Le indagini sono consistite in acquisizioni documentali, nell’audizione di persone informate sui fatti e nell’analisi dei files e della documentazione acquisita dagli apparati informatici nella disponibilità dello Scala. La “Campalto Real Estate”, costituita nel 2007 con sede a Montalcino, partecipata in maniera quasi totalitaria dal Buontempo, aveva come scopo la costruzione e la vendita di immobili nella provincia di Siena, zona costituente il centro degli interessi del citato indagato che ha tentato, nel corso degli ultimi anni, di sviluppare progetti ed affari nel settore immobiliare.

Nell’estate del 2010 la “Campalto Real Estate”, come anche altre società amministrate da Giancarlo Buontempo, iniziava a maturare i primi debiti nei confronti dell’istituto di credito che aveva concesso consistenti finanziamenti nonché nei confronti dell’Erario. In quel periodo, Umberto Scala, non si limitava a prestare la propria opera di consulenza ma coamministrava di fatto la società in seguito dichiarata fallita, la cui sede veniva trasferita presso il suo studio professionale di Napoli. Sempre lui, nel 2015, ha assunto la carica di amministratore di diritto.
Nonostante l’azzeramento del capitale sociale, i due indagati, deliberatamente, evitavano di avviare la fase di liquidazione della società, causando in questo modo un notevole incremento delle posizioni debitorie e delle perdite. In una situazione di palese dissesto, essi davano corso alla vendita di diverse unità immobiliari di pregio site nella provincia senese con la successiva distrazione del ricavato che avrebbe costituito la garanzia patrimoniale dei creditori. Gli indagati si decidevano a sciogliere e porre in liquidazione la società solo nell’ottobre 2018, ovvero a soli tre mesi prima della dichiarazione di fallimento. Veniva poi proposto reclamo presso la Corte d’Appello di Napoli contro la menzionata pronuncia di fallimento.

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