Narcotraffico, cinque Procure siciliane indagano sui due sub morti e sull'hashish sulle spiagge - QdS

Narcotraffico, cinque Procure siciliane indagano sui due sub morti e sull’hashish sulle spiagge

redazione web

Narcotraffico, cinque Procure siciliane indagano sui due sub morti e sull’hashish sulle spiagge

lunedì 13 Gennaio 2020

Un autentico giallo dietro al quale potrebbe esserci un traffico internazionale di droga. Secondo l'ipotesi del procuratore di Patti, Angelo Cavallo, non è escluso che i due sub "possano esser rimasti vittime di un naufragio causato dal vento di maestrale abbattutosi sulle nostre coste nei giorni in cui sarebbero morti". A causa del maltempo sarebbero finiti in mare i cento chili di hashish confezionati in panetti, per un valore complessivo che si aggira intorno al un milione di euro, trovati sulle spiagge di Capo D'Orlando (Messina), Castelvetrano, nel Trapanese, e San Leone ad Agrigento

Un giallo che coinvolge ben cinque Procure della Repubblica della Sicilia quello riguardante da una parte il recupero in mare dei cadaveri di due sub non ancora identificati e dall’altra il ritrovamento di alcuni carichi di hashish in diverse spiagge dell’isola.

Sulla vicenda, che lascia ipotizzare un traffico internazionale di droga, stanno indagando infatti le procure di Agrigento, Trapani, Termini Imerese, Patti e Messina, visto che in quei territori sono stati effettuati i ritrovamenti dell’hashish.

I due sub, ripescati tra il 31 dicembre e l’8 gennaio sul litorale tirrenico, in un’area compresa tra Cefalù e Castel di Tusa.

Le due morti potrebbero essere collegate tra loro, ma quel che è più curioso è il fatto che nessuna denuncia di scomparsa è stata presentata, né risultano naufragi di barche.

Entrambi i sub indossavano delle mute e sui corpi sono stati trovati alcuni grossolani tatuaggi e a incuriosire gli inquirenti è stato il fatto che uno di loro calzava delle scarpe da ginnastica.

Il cadavere del primo sub, un uomo tra i quaranta e i cinquant’anni è stato ritrovato in una caletta nei pressi di Cefalù.

Sul corpo aveva un tatuaggio a riprodurre due lettere, forse le iniziali del suo nome.

Il corpo della seconda vittima, ritrovato martedì scorso nelle acque di Castel di Tusa (Messina), è di un uomo di circa quarant’ anni che indossava, come detto, anche delle scarpe di tennis. Un particolare, quest’ultimo, che sembrerebbe escludere che fosse impegnato in una battuta di pesca subacquea.

Anche sulla sua pelle del secondo sub sono stati scoperti alcuni tatuaggi.

Alcuni degli inquirenti ritengono che quei due morti, recuperati a trenta chilometri di distanza l’uno dall’altro, si trovassero sulla stessa imbarcazione che stava trasportando un grosso carico di hashish, finito in mare.

Ad avanzare l’ipotesi è stato il procuratore di Patti, Angelo Cavallo, che coordina le indagini sul ritrovamento nel messinese di uno dei due cadaveri. L’altra indagine è invece coordinata dal procuratore di Termini Imerese Ambrogio Cartosio.

“Non è escluso – ha affermato Cavallo – che quei due uomini possano esser rimasti vittime di un naufragio causato dal vento di maestrale abbattutosi sulle nostre coste nei giorni in cui sarebbero morti”.

“L’altra ipotesi – ha aggiunto il Procuratore – è che siano caduti in acqua da una imbarcazione in difficoltà e che anche la droga ritrovata poi in tre diverse spiagge sia finita in mare. Ovviamente stiamo parlando di ipotesi tutte da verificare”.

La droga, dello stesso tipo e confezionata allo stesso modo, è stata scoperta nei giorni scorsi sul litorale di Capo D’Orlando (Messina), in una frazione balneare di Castelvetrano, nel Trapanese, e sulla spiaggia di San Leone ad Agrigento.

Si tratta in tutto di quasi cento chili di hashish confezionati in panetti, per un valore complessivo che si aggira intorno al un milione di euro.

L’hashish è ricavato dalla lavorazione della cannabis sativa e indica e viene prodotto in Marocco, Pakistan, Libano, India e Nepal.

Il metodo per ricavare i panetti è piuttosto costoso e per produrre un chilo di hashish servono circa cento chili di canapa.

Le principali tecniche di produzione sono diverse a seconda della zona: il sub continente indiano (dove la resina viene estratta per sfregamento dalle cime della canapa senza intaccare la pianta), Medio Oriente e Nord Africa (in Marocco la resina viene estratta per sbattitura da piante essiccate, ottenendo quantità maggiori ma di qualità inferiore), e Olanda (con un metodo “industriale”).

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