Tutto il mondo del calcio, ma non solo, è rimasto ieri con il fiato sospeso per l’arresto cardiaco che ha colpito Christian Eriksen durante il match Europeo tra Danimarca e Finlandia.
Danese, venuto al mondo nell’anonima Middelfart, ironia della sorte il 14 febbraio (giorno dei “cuori” di San Valentino) nel 1992, il calciatore dell’Inter è solo l’ultimo di una lunga serie di giocatori che hanno subito arresti cardiaci durante un match di calcio.
Per alcuni si è trattato di storie dagli esiti drammatici, altre volte, invece, di epiloghi dai lieti finali inattesi. Decisivi, spesso, gli intereventi di primo soccorso in campo, come quello che il compagno danese Simon Kjaer, calciatore del Milan e storico difensore del Palermo, ha praticato ieri non appena le condizioni di Eriksen sono precipitate.
Qds vuole rivivere una cronistoria di questi momenti, sottolineando tuttavia come le immagini presenti nei video potrebbero urtare la sensibilità dei lettori.
Lionello Manfredonia, 30/12/1989
Il muro di Berlino era stato abbattuto da poco più di un mese, e l’indomani sarebbe stata la notte di San Silvestro. Intanto è sabato allo stadio Renato Dall’Ara e si gioca Bologna-Roma, match valevole per la 17esima giornata di Serie A di quello che era il campionato 89/90.
Lionello Manfredonia, uno che a proposito di “muri” difensivi non era secondo a nessuno, si accascia sul verde prato bolognese dopo un recupero. Come Eriksen, prima di stramazzare al suolo, barcolla per qualche metro. Poi l’intervento salvavita del professor Alicicco, che presta i primi soccorsi al calciatore giallorosso. Nei giorni successivi, a seguito di controlli, Manfredonia riuscirà a ristabilirsi.
“Il mio e il suo caso sono molto diversi. Oggi la medicina è molto avanti rispetto a 30 anni fa. Sono stati momenti molto intensi. Per fortuna però, da quel che ho capito, Eriksen, a differenza del mio caso, è arrivato in ospedale che respirava già da solo.
Io sono stato messo in coma farmacologico per vari giorni. Poi venni risvegliato lentamente. Non so se ha avuto il mio stesso problema, ma sicuramente oggi le tecniche di intervento sono più evolute. L’importante è che stia bene, spero possa riprendersi come mi sono ripreso io. Il resto non conta. Mi auguro possa essere sereno e godersi l’amore dei suoi cari” ha dichiarato Manfredonia, a proposito del momento drammatico vissuto da Eriksen ieri.
Antonio Puerta, 28/08/2007
Una dinamica diversa, ma dall’epilogo tragico rispetto ad Eriksen e Manfredonia, la sorte toccata al calciatore del Siviglia Antonio Puerta nel corso della prima giornata del campionato spagnolo 2007/2008, nel match tra Siviglia e Getafe.
Il calciatore andaluso si accascia a terra per un malore, viene soccorso e riuscirà a rimettersi in piedi con l’aiuto dello staff medico.
Proprio come Simon Kjaer ieri, che ha prestato i primi soccorsi salvifichi al compagno praticando un massaggio cardiaco – secondo quanto riportano i media danesi – ed evitando inoltre che Eriksen soffocasse ingoiando la lingua, anche nel caso Puerta del 2007, Dragutinovic e Palop praticarono al compagno una manovra di spostamento della lingua.
Ma dopo essere uscito dal terreno di gioco sulle proprie gambe – quindi apparentemente in condizioni meno critiche rispetto allo spavento appena corso – Puerta fu colpito da altri cinque arresti cardiaci. Fu condotto all’ospedale da un’ambulanza e dopo essere stato sottoposto a rianimazione cardiopolmonare, le sue condizioni rimasero critiche e per tali ragioni perse la vita.
Piermario Morosini, 14/04/2012
Stesse tristi note per Piermario Morosini che morì in quel di Pescara, allo stadio Adriatico, ma in una dinamica completamente diversa da quella di Puerta.
Morosini, che ai tempi vestiva la maglia del Livorno – avanti per due reti a zero contro il Pescara di Insigne, Verratti e Immobile – si accasciò sul rettangolo di gioco pescarese in preda a delle convulsioni.
Successivamente al tragico evento, venne aperta un’inchiesta relativa alle modalità di soccorso adottate in quel drammatico 14 aprile 2012.
Fabrice Muamba, 17/03/2012, l’incredibile lieto fine
Si giocava un match di Fa Cup tra Bolton e Tottenham, quando Fabrice Muamba stramazzò al suolo. Immediati gli interventi medici, poi l’uscita dal campo tra i cori del White Hart Lane, la casa degli Spurs, che inneggiava il suo nome.
Muamba era in condizioni critiche quando fu trasportato in ospedale, ma incredibilmente riuscì a rimanere aggrappato alla vita dopo che per oltre un’ora il suo cuore era rimasto fermo prima di riprendere a pulsare.
Gioacchino Lepre