Nuove tecnologie per salvare le opere d’arte - QdS

Nuove tecnologie per salvare le opere d’arte

Pietro Vultaggio

Nuove tecnologie per salvare le opere d’arte

mercoledì 07 Agosto 2019

Molti beni culturali a rischio deterioramento per la mancanza di aria condizionata nei musei: in soccorso le nanotecnologie. Servono continui aggiornamenti e ricerca. Opportunità di lavoro anche per professionisti del settore

PALERMO – È allarme per le opere d’arte detenute in alcuni musei siciliani, a rischio soprattutto per la mancanza di aria condizionata.

In questo ambito, si fa strada l’uso delle nanotecnologie per preservare quello che i grandi autori hanno lasciato. “La materia della sicurezza – afferma Renzo Botindari, responsabile tecnico addetto alla Sicurezza della Galleria d’Arte Moderna del Comune di Palermo ed esperto di nanotecnologie – legata al patrimonio dei beni culturali, al giorno d’oggi, è alquanto complessa, essa richiede aggiornamento e continua ricerca. In questi anni, ho avuto modo di apprendere come cambia l’orizzonte del fare. Ho subito percepito come, in una terra in cui lo stesso contenitore museale è spesso un bene monumentale da tutelare, le nanotecnologie potrebbero applicarsi con successo nella ricerca scientifica di nuovi materiali per garantire, nella manutenzione straordinaria, solidità e durabilità”.

Secondo Botindari, è sempre più necessaria la formazione di figure tecniche vocate alla sperimentazione e all’utilizzo delle nuove tecnologie, nella conservazione e sicurezza dei beni artistici, in una terra con alta vocazione turistico-monumentale.

In questo ambito, dove non si può perdere tempo perché il deterioramento dei beni continua senza sosta, si inserisce Sabrina Zuccalà, ricercatrice dell’azienda ‘4wrad360’ e che si occupa in tutto il mondo di nanotecnologie. L’azienda aprirà, nelle prossime settimane, una sede a Caltanissetta e poi una anche a Palermo, per creare corsi di formazione sull’utilizzo dei nuovi metodi di lavoro. “La Sicilia – dichiara Zuccalà – ha un patrimonio artistico vastissimo. Molte opere versano, però, in condizioni non ottimali e devono essere restaurate. In sinergia con diverse Università e Enti istituzionali siciliani – continua la ricercatrice – cercheremo di realizzare corsi che possano formare i nuovi esperti e così potremo rilanciare l’occupazione e anche il turismo”.

Dopo le applicazioni sull’Esercito di Terracotta in Cina, quelli sul Relitto Navale di Marausa e sulla statua di Sant’Oronzo a Lecce, si sta tentando di salvare il patrimonio siciliano. “Presenteremo – conclude Sabrina Zuccalà – nelle prossime settimane un progetto dedicato all’innovazione e allo sviluppo del territorio. Molte opere contemporanee non saranno accessibili ai visitatori tra un centinaio di anni, a causa della rapida degradazione. Ritengo che sia quindi importante utilizzare, in tutti i musei siciliani, una serie di campioni prova di queste nanotecnologie per capire quali vantaggi possono portare”.

Michele Di Giovanni si occuperà di incrementare l’occupazione siciliana tramite queste nuove figure professionali. “Cercheremo di sviluppare – spiega – l’applicazione dei nano materiali per la conservazione e il restauro non solo di opere artistiche, ma concentreremo l’attenzione anche su nuove installazioni architettoniche e turistiche come i lidi, che si deteriorano in modo più immediato anche per le mutate condizioni atmosferiche”.

In ogni lieto fine c’è sempre uno stato primordiale di disagio. Alle volte, in Sicilia, bisogna arrivare ad una condizione estrema di degrado per poi risollevarsi. Molte opere sono andate perdute. Ci sono tante eccellenze di musei funzionali, ma anche tanti lasciati al loro destino. L’ignoranza, intesa come non volersi informare e quindi come stato del non sapere, non come intende Socrate, perchè quella è già una forma di intelligenza, è il nemico principale dei popoli e delle loro creazioni.

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