Deve rispondere di omicidio, tentato omicidio e porto illegale di arma clandestina Angelo Incardona, l’uomo di 44 anni arrestato dai carabinieri della Compagnia di Licata dopo l’agguato a Palma di Montechiaro, nell’Agrigentino costato la vita a Lillo Saito, 66 anni, socio di un’impresa di gelati. Un’esecuzione in piena regola che resta un rebus. Il corpo dell’uomo è stato ritrovato all’interno della propria auto in piazza Provenzani.
Angelo Incardona, il protagonista delle due sparatorie avvenute ieri a Palma di Montechiaro, ha sparato in tutto 15 colpi: tre o quattro sono stati esplosi a casa dei propri genitori: Giuseppe Incardona e Maria Ingiamo, rispettivamente di 65 e 60 anni, rimasti feriti di striscio.
Tutti gli altri, quasi a raffica, li ha esplosi invece contro Lillo Saito di 65 anni, socio della “Gelati Gattopardo”, seduto dentro la sua Chevrolet Captiva posteggiata in piazza Provenzani, a poca distanza dal palazzo Ducale di Palma di Montechiaro.
Il fascicolo d’inchiesta sull’omicidio e il duplice tentato omicidio resta, almeno per il momento, alla Procura di Agrigento. Incardona – già noto alle forze dell’ordine per tentato omicidio e porto abusivo e detenzione di armi – durante l’interrogatorio ha parlato di una faida legata a dinamiche interne ai “paracchi” di Palma di Montechiaro, un’organizzazione criminale paramafiosa. Dichiarazioni che verosimilmente sarebbero apparse, a inquirenti e investigatori, assai confuse e contraddittorie. Una storia, quella raccontata da Incardona, ancora dunque tutta da verificare e decifrare. Se dovesse essere confermata la matrice mafiosa dell’agguato l’inchiesta potrebbe essere trasmessa alla Dda di Palermo.
Secondo una prima ricostruzione dei fatti, l’assassino avrebbe sparato da distanza ravvicinata: quattro colpi hanno raggiunto la vittima alla testa e al volto non lasciandogli scampo. Subito dopo il killer avrebbe raggiunto la moglie e confessato il delitto. E’ stato a quel punto che, accompagnato dalla consorte, si è recato al Comando provinciale dei carabinieri di Agrigento per confessare il delitto. Con sé una pistola Beretta 92 FS con matricola abrasa.
“E’ una vecchia storia di mafia” avrebbe detto nell’immediatezza. Poi agli investigatori dell’Arma ha spiegato di aver sparato anche ai propri genitori e non a quelli della vittima come era emerso in un primo momento: G. I., 66 anni, e M. I., 61 anni. Prima di freddare Saito, li ha raggiunti nella loro abitazione a Palma di Montechiaro e ha fatto fuoco. I due anziani, immediatamente soccorsi, sono stati trasportati all’ospedale di Licata, ma non versano in pericolo di vita. Per ore l’uomo è stato interrogato dal procuratore di Agrigento, Luigi Patronaggio, dal sostituto Maria Barbara Cifalinó, dal comandante provinciale dei carabinieri di Agrigento, Vittorio Stingo, e dal comandante del nucleo Investigativo, maggiore Luigi Balestra.
Dietro l’omicidio ci sarebbero vecchi dissapori e, forse, una faida legata ad ambienti di mafia. “Sono in corso gli accertamenti investigativi per stabilire quale sia il movente”, si limitano a dire gli investigatori. Incardona è stato condotto in carcere, la salma all’ospedale di Agrigento a disposizione dell’autorità giudiziaria per l’autopsia”.