Tutto da rifare il processo
sull’omicidio di Salvatore Prinzi, ucciso nell’ottobre del 2006 a Valguarnera
(En). La Corte di Cassazione ha accolto la richiesta di revisione del processo,
conclusosi nel 2016 con la condanna all’ergastolo di Luca Pittá, avanzata dagli
avvocati Giovanni Salvaggio del Foro di Agrigento e Gaetano Giunta Foro di
Catania. La sentenza è passata in giudicato ma adesso la Cassazione, con la
revisione, ha disposto che per Pittà, oggi cinquantenne, sia celebrato un nuovo
processo.
Fu un sacerdote, di passaggio su una strada di campagna a Valguarnera (En), a scoprire il corpo senza vita di Salvatore Prinzi, piccolo pregiudicato, che viveva in una abitazione fatiscente ad alcune centinaia di metri dal luogo del delitto.
L’uomo, che era conosciuto per il carattere rissoso, era riverso sul bordo della strada in contrada Valdinoci, massacrato a bastonate e colpi di macete. L’autopsia rivelò che era stato finito a colpi di pistola. Pittà venne formalmente indagato per il delitto dopo l’arresto dello zio Giuseppe Ferrera, quest’ultimo condannato per il delitto in via definitiva a 30 anni già nel 2011.
Ferrera aveva contrasti con alcuni
vicini, tra i quali proprio Pittà. Erano state le celle di aggancio dei
cellulari a individuare la presenza di Ferrera in contrada Valdinoci in
coincidenza con l’ora dell’omicidio.
Per gli inquirenti, l’uomo era intervenuto per
porre fine alle continue liti tra il nipote Luca Pittà e Prinzi Per i tre gradi
del giudizio Pittà, che si è sempre professato innocente, era rimasto a piede
libero ed era stato arrestato nel 2016, dopo la sentenza della Cassazione che
ha confermato la decisione della corte d’Appello. (ANSA)