Omotransfobia, Caivano, l'ultimo saluto a Maria Paola - QdS

Omotransfobia, Caivano, l’ultimo saluto a Maria Paola

redazione web

Omotransfobia, Caivano, l’ultimo saluto a Maria Paola

mercoledì 16 Settembre 2020

Scortato dalla Polizia e da solo Ciro Migliore ha reso omaggio alla salma prima delle esequie. Fuori della chiesa un manifesto con il suo ultimo messaggio d'amore. Il necrologio della famiglia con il nome del fratello in carcere per omicidio

“Non c’è posto per l’odio in chiesa”.

Lo ha detto il parroco di Caivano don Maurizio Patriciello nell’omelia pronunciata ieri durante i funerali di Maria Paola Gaglione, la ragazza morta in un incidente provocato dal fratello Michele Antonio.
Quest’ultimo la inseguiva perché viveva con un trans, Ciro Migliore, da lui picchiato a sangue dopo l’incidente.

La bara bianca di Paola è uscita dalla chiesa di San Paolo Apostolo con le campane che suonavano a distesa, tra gli applausi, mentre le amiche facevano volare in cielo grappoli di palloncini bianchi.

“Paola, perdonaci – aveva detto don Patriciello, dopo aver ricordato di aver battezzato Paola nel 2003 -, tutti noi, sacerdoti e laici, per non essere stati capaci di custodire questa tua fragile e preziosissima vita”.

Pina Amico, madre di Maria Paola Gaglione e anche di Michele Antonio, 25 anni, in carcere per averne provocato la morte, era giunta in chiesa sorretta da figlie e amiche di Maria Paola, alcune con indosso magliette con la foto della ragazza.
Dopo di lei era arrivato il marito.

Il rito si è svolto davanti a centocinquanta persone distanziate all’interno tra i banchi. Altrettante sono rimaste all’esterno della chiesa.

“Sono il parroco di tutti – ha detto ai giornalisti don Patriciello – e sono vicino a Ciro e a Michele. Le loro famiglie vivono una di fronte all’altra, e dovranno riconciliarsi. Il tempo aiuterà”.

Di certo è apparso ridicolo il fatto che i genitori di Maria Paola abbiano fatto affiggere un manifesto funebre in cui compare anche il nome di Michele Antonio, al quale ieri il Gip ha confermato l’arresto per omicidio preterintenzionale della sorella e che per questo non era presente ai funerali.

Per il gip di Nola il giovane è “incapace di controllare le proprie pulsioni aggressive” e per questo dotato di “una accentuata pericolosità sociale”.

Ieri Michele Antonio aveva cambiato la sua versione dei fatti riguardo alla morte della sorella che, nella caduta, aveva sbattuto la testa contro una colonnina di cemento per l’irrigazione.

“Ho fatto una stronzata – aveva dichiarato nella caserma dei Carabinieri, dopo il fatto – ma non volevo uccidere nessuno, figurarsi mia sorella, ma dare solo una lezione a quella che ha ‘infettato’ Maria Paola. Volevo solo riportarla a casa nostra”.

Gaglione, ora sostiene di non aver mai detto “era infettata”: l’avrebbe inseguita solo per parlarle e poi urtato lo scooter. Per errore. Resta il fatto che poi ha massacrato di botte il compagno trans della sorella, Ciro Migliore. Che se l’è cavata con una prognosi di trenta giorni sol perché è riuscito a far capire al fratello di Paola che la ragazza stava agonizzando.

I giornalisti hanno potuto constatare in quali condizioni fosse il ragazzo, costretto su una sedia a rotelle e con gli arti immobilizzati, durante una conferenza stampa in cui ha smontato la nuova tesi di Michele Gaglione: “Non è vero che è stato un incidente: mi è corso dietro, mi voleva per forza ammazzare, qualche giorno prima era venuto sotto casa mia e mi voleva tagliare la testa, c’era anche mia madre, può confermarlo”.

E la mamma di Ciro, Rosa Buonadonna, aveva confermato il racconto del figlio e in un post su Facebook aveva lanciato accuse pesanti contro Pina Amico, madre di Maria Paola e Michele: “Vergognati, tu hai gridato ‘Fatelo uscire a mio figlio, che ha fatto bene a uccidere la sorella perché sta con una femmina’. I figli si accettano per come sono, non si uccidono”.

Ma don Patriciello dice che le famiglie dovranno riconciliarsi. E c’è chi, nell’ambiente cattolico, in accordo con la nuova versione di Michele Gaglione, cerca di affermare che l’omotransfobia non c’entra nulla, in questa vicenda.

Grande rilievo è stato dato alle dichiarazioni di Bruno Mazza, amico della famiglia Gaglione e fondatore dell’associazione cattolica “Un’infanzia da vivere”, secondo il quale “l’orientamento sessuale non c’entra” ma piuttosto il fatto che Ciro avesse avuto piccoli precedenti per spaccio. Poi reitera la versione dei genitori che si erano detti preoccupati perché “Paola dormiva ogni giorno in una casa diversa, non aveva neanche dove farsi la doccia”. E svela che Michele aveva “uno zio omosessuale che aveva vissuto in casa Gaglione per 35 anni, senza alcun problema”.

Due ore prima dei funerali di Maria Paola è apparso fuori dalla chiesa del parco Verde di Caivano un manifesto inviato da Ciro: quattro foto dei due giovani insieme, un cuore con i loro nomi e un lungo messaggio d’addio: “Correvamo solo verso la nostra libertà, o almeno credevamo di farlo, verso la nostra piccola grande felicità. Ovunque sarai, il mio cuore sarà lì con te. Ti amerò oltre le nuvole. Ciro”.

Il ragazzo è riuscito a vedere per l’ultima volta Maria Paola Gaglione. Ottenuto il permesso dalla Procura e scortato dalla Polizia, ha reso omaggio alla salma prima che il feretro giungesse a Caivano per i funerali.

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