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ONG, presentato il “Manifesto di Palermo sulle Migrazioni”

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ONG, presentato il “Manifesto di Palermo sulle Migrazioni”

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venerdì 04 Giugno 2021

Organizzazioni indipendenti e alcuni organismi delle Nazioni Unite hanno deciso di incontrarsi e confrontarsi rispetto alla drammatica situazione in Libia. L'incontro si è tenuto nel CreZi.Plus.

Crocevia di culture e di popoli, ancora una volta Palermo si promuove come una città aperta all’accoglienza, infatti, è proprio da qui che le organizzazioni indipendenti e alcuni organismi delle Nazioni Unite hanno deciso di incontrarsi e confrontarsi rispetto alla drammatica situazione in Libia. Durante l’incontro, tenutosi nel CreZi.Plus ai Cantieri Culturali alla Zisa, è stato presentato il “Manifesto di Palermo sulle Migrazioni” che ribadisce la necessità di attuare una radicale modifica delle politiche migratorie italiane ed europee.

“La tragedia avvenuta lo scorso 22 aprile 2021, l’ennesima nel Mediterraneo, è costata la vita a circa 130persone e poteva essere evitata. L’Europa e gli Stati costieri (Italia, Malta e Libia), pur essendo informati sindalla mattina del 21 aprile della situazione di pericolo in cui si trovava il gommone, hanno sceltoconsapevolmente di non intervenire in maniera tempestiva – si legge nel documento – Questo è uno dei tanti, troppi eventi, che contribuiscono a fare del Mediterraneo centrale la rotta migratoria più letale al mondo. 

Purtroppo, non si tratta di una casualità ma di un effetto e immediata conseguenza delle politiche di esternalizzazione delle frontiere dell’Europa. Quelle stesse politiche che creano situazioni disumane allequali noi scegliamo di non abituarci”. Dal 1 gennaio 2021 sono quasi 800 le persone morte nel Mediterraneo di cui abbiamo avuto notizia; oltre 9000 le persone che hanno tentato la traversata ma sono state riportate in Libia. Attualmente sono operative solo 3 organizzazioni, di cui una ferma perché ha la nave in manutenzione e 5 sono state bloccate perché considerate non legittime. Le ONG ci tengono, però, a precisare che sarebbero molto felici di non dover più intervenire, perché ciò presupporrebbe un coinvolgimento attivo degli Stati Europei in favore dei migranti, dei rifugiati e dei richiedenti asilo. 

«Da anni, siamo testimoni di continue violazioni dei diritti umani perpetrate innanzitutto dalla Guardia Costiera Libica e la nostra imbarcazione è stata raggiunta da colpi di arma da fuoco sparati da loro. Queste violazioni si estendono anche ai centri di coordinamento dei soccorsi italiani e maltesi, nello specifico, quando non rispondo o non assumono il coordinamento, lasciando che delle persone rischino la vita in mare o muoiano senza che nessuno si attivi per soccorrerle. In nostro principale obiettivo inizialmente era quello di testimoniare quanto stesse succedendo nel Mediterraneo, poi ci siamo visti sempre più costretti ad intervenire e ad assumere un ruolo centrale perché al momento, al di fuori delle iniziative private delle organizzazioni non governative, il Mediterraneo ormai è un deserto in cui le persone vengono abbandonate – riferisce Alberto Mallardo, Sea Watch – In questi giorni, siamo a Palermo insieme ad altre organizzazioni che lavorano in mare ed effettuano soccorso per un momento di confronto e allineamento interno.

Abbiamo scelto Palermo perché è una città che ci ha accolto in tante occasioni e perché abbiamo sempre sentito la vicinanza della città che si esprime maggiormente questa sera grazie alla presentazione del Manifesto di Palermo, a supporto del lavoro di chi soccorre in mare».

Da queste giornate palermitane partirà una campagna per ottenere diversi risultati concreti, come precisa Alessandro Luparello, del Forum Antirazzista Palermo: «All’interno di questo evento organizzato dalle associazioni che fanno soccorso in mare, noi come società civile abbiamo presentato il Manifesto di Palermo per mostrare solidarietà alle organizzazioni che operano il soccorso in mare e farne la base per rilanciare la loro richiesta di attivazione di una missione europea Search and Rescue nel Mediterraneo centrale coordinata dall’Europa. 

È necessario poi mettere in campo una serie di punti sulle migrazioni, che noi riteniamo essere fondamentali: l’istituzione di corridoi umanitari per i richiedenti asilo, l’istituzione di canali legali di accesso in Europa, l’interruzione immediata della criminalizzazione delle organizzazioni solidali in mare e in terra, una revisione del patto europeo sulle migrazioni e sull’asilo, il rispetto dei diritti umani ma anche nei centri di prima accoglienza che abbiamo in Italia. In genere, chiediamo una revisione sostanziale delle politiche europee di gestione dei flussi migratori che altro non sono al momento che esternalizzazioni delle frontiere e respingimento ai confini». 

«Noi abbiamo in mare una nave di soccorso, operativa da pochi giorni, ma da sette anni facciamo attività di ricerca e soccorso in mare – racconta Marco Bertotto, responsabile affari umanitari di Medici Senza Frontiere Italia – Siamo, inoltre, presenti con dei team sanitari in Libia e ci occupiamo di assistenza sanitaria anche all’interno dei centri di detenzione. A terra generalmente ci occupiamo di tutto quello che riguarda l’accesso alle cure per migranti e richiedenti asilo, perché in Italia c’è un sistema che garantisce l’accesso alle cure, ma bisogna superare una serie di ostacoli e barriere linguistiche, amministrative e culturali. 

L’Italia è la piattaforma di arrivo della rotta del Mediterraneo centrale e una parte significativa delle persone che arrivano qui lo fanno dopo un lungo viaggio, un periodo nei centri di detenzione, quindi vediamo vittime di violenza, di stupro, persone che hanno subito abusi fisici, persone con traumi e problemi di salute mentale connessi alle condizioni del viaggio, all’attraversamento del mare e al trattamento subito nel centro di detenzione. C’è una casistica di vulnerabilità a cui cerchiamo di dare una risposta, in alcuni casi aiutando queste persone ad accedere alle cure e ai servizi pubblici, e in altri casi dando noi un supporto ai servizi pubblici che non sono sufficientemente attrezzati e adeguati anche in termini di mediazione culturale, di capacità di interloquire e identificare i bisogni di queste persone».  

Gli incontri ai Cantieri Culturali della Zisa continuano anche oggi pomeriggio e saranno nuovamente presenti: Forum Antirazzista Palermo, ADIF, CESIE, Gambian Association – Palermo, Nio Far, Moltivolti, Basta Violenza alle Frontiere, Legambiente Palermo, booq, Diaria, Borderline Sicilia, borderline-europe, Bocs Aps, Mediterranea Saving Humans, Ciss, Arci Porco Rosso, Centro Diaconale “La Noce” Istituto Valdese, Prism Impresa sociale, Cepeis, Comitato di base No Muos – Palermo, Sea Watch, Cgil – Palermo, Emmaus Palermo odv, Legambiente Sicilia, Per il Pane e le Rose, Watch the Med – Alarm Phone, Forum Lampedusa Solidale, Arci Palermo, Comitato Antirazzista Cobas, Cobas Scuola Palermo, Rete Anticoloniale Siciliana, Ikenga, Laboratorio Andrea Ballarò, Arte Migrante Palermo, Laici Comboniani Palermo La Zattera, Ecomuseo Mare Memoria Viva, Green Italia, Refugees Welcome Italia – Palermo, TrinArt.

                                                                                                                      Sonia Sabatino 

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