Orchestra sinfonica siciliana come il vaso di Pandora dopo un rapporto dell'ex commissario - QdS

Orchestra sinfonica siciliana come il vaso di Pandora dopo un rapporto dell’ex commissario

redazione

Orchestra sinfonica siciliana come il vaso di Pandora dopo un rapporto dell’ex commissario

lunedì 17 Giugno 2019

CDA REVOCA LA NOMINA ALLA SOVRINTENDENTE ESTER BONAFEDE. Denunciati anche alla Corte dei conti consulenze, affidamenti, gestione personale e compensi. Accuse per Giorgio Pace, che si difende. Tutte le ombre di una struttura che trae il 94% delle sue entrate da contributi pubblici e che dovrà pagare annualmente la cifra di 620.500 euro per un mutuo acceso a causa di un debito contratto con la Regione siciliana. Intanto la Regione "riprende" la storica sede

Clamorosa revoca della nomina, oggi pomeriggio nel corso del Cda convocato dal presidente Stefano Santoro, del nuovo sovrintendente della Foss, Ester Bonafede, che già in passato aveva ricoperto questo ruolo.

La vicenda dell’Orchestra sinfonica siciliana sembra paragonabile a un vaso di Pandora: a dare la stura al provvedimento di revoca è stata una relazione di dieci pagine getta ombre sulla gestione della Fondazione orchestra sinfonica siciliana (Foss) inviata alla Procura della Corte dei conti e in cui si parla di “problemi e anomalie” nella gestione della Fondazione.

Il rapporto è stato redatto dall’ex commissario ad acta della Foss, Giovanni Riggio, che alla scadenza del suo mandato ha consegnato una relazione all’attuale Cda e all’assessorato al Turismo, e qualche giorno fa l’ha trasmessa anche alla Procura della Corte dei conti.

Accuse anche per Giorgio Pace

Problemi anche per l’ex sovrintendente della Foss, Giorgio Pace, che alcuni ricorderanno per anni commissario del Teatro Stabile di Catania.

Pace non solo avrebbe percepito un compenso di 120 mila euro, superiore dunque al tetto stabilito di centomila, ma la Fondazione gli avrebbe fatto firmare un contratto di lavoro da dipendente, a tempo determinato (dall’1 aprile del 2016 al 31 marzo del 2019), “oltre la scadenza del mandato del Cda che lo ha nominato, in apparente difetto delle previsioni dello Statuto”, applicando “le norme dei dirigenti d’industria”.

Per l’ex commissario Riggio, “questa circostanza solleva non pochi dubbi sulla correttezza della scelta adottata, stante che essendo il sovrintendente organo di governo della Foss il conferimento dell’incarico avrebbe dovuto avvenire in modalità diverse (collaborazione, contratto d’opera) e sottoposto ai limiti economici imposti dalla normativa che regola il trattamento economico degli organi di governo di istituzioni/enti/organismi con le soglie imposte dal combinato disposto delle normative nazionale e regionale”.

“Ma ammesso che fosse possibile stipulare un contratto di lavoro dipendente – si legge nell’esposto – non si comprende perché applicare quello dei dirigenti d’industria e non quello delle fondazioni lirico sinfoniche; inoltre in precedenza gli ex sovrintendenti sono stati incaricati con contratti di collaborazione, contratto d’opera”.

Inoltre, l’ex sovrintendente Pace, che era andato in pensione durante l’incarico, non lo avrebbe comunicato alla Foss per cui avrebbe percepito indebitamente, da quale momento, le retribuzioni perché in base alla legge Madia avrebbe dovuto svolgere la mansione a titolo gratuito, come sta avvenendo alla Fondazione San Carlo di Napoli, dove pace ha avuto un incarico.

Nel Cda che aveva nominato Giorgio Pace sedevano due dei consiglieri di amministrazione in carica anche nell’attuale Consiglio: Sonia Giacalone e Giulio Pirrotta.

Foss, il 94% delle entrate da contributi pubblici

Inoltre, sempre secondo la relazione, su 10,69 milioni di euro di entrate, registrate nel 2018, gli incassi per sbigliettamento e visite guidate per l’Orchestra sinfonica siciliana ammontano ad appena 630 mila euro.

Dai dati si evince che la Fondazione si regge in piedi solo grazie ai contributi pubblici: la maggior parte li versa la Regione, 8,1 milioni di euro.

“Emerge chiaramente – si legge nell’esposto – che il 94% delle entrate sono contributi pubblici e circa il 6% entrate proprie”.

Il problema dei mutui, una bomba innescata

Ma non è finita: dal 2021 la Foss dovrà pagare una rata annuale di 620.500 euro come quota capitale del debito contratto con la Regione siciliana che per salvare la Fondazione, due anni fa, ha concesso un mutuo a tasso agevolato di sette milioni di euro sul fondo di rotazione per gli interventi straordinari. Il mutuo è in corso di rimborso e al momento la Foss sta pagando le quote di preammortamento.

Il piano di ammortamento, si legge nella relazione dell’ex commissario ad acta della Foss Giovanni Riggio, prevede la restituzione complessiva di 7,655 milioni di euro, con rate che ammontano, a partire dal 2021, a 650.500 euro circa all’anno.

Come proventi di botteghino, la Foss l’anno scorso ha incassato 518.364 euro, somma che quindi non sarebbe bastata a coprire la rata di mutuo. Il problema dei mutui è dunque una bomba innescata.

“Appare evidente – si legge nel documento trasmesso anche alla Corte dei Conti – che ciò non significa che la situazione debitoria della Foss è stata eliminata. Piuttosto grazie all’intervento finanziario della Regione siciliana, che dovrebbe essere sostenuto parallelamente da una gestione oculata, solo al saldo dell’ultima rata di mutuo, del dicembre del 2032, potrà affermarsi che la Foss è risanata.

Cinque milioni di euro all’anno per il personale

Quasi la metà delle risorse viene utilizzata per pagare il personale: 4,9 milioni di euro.

In totale i dipendenti della Foss sono 112, di cui 26 amministrativi, nove tecnici e 77 orchestrali.

Per contratto il personale percepisce 14 mensilità più il premio di produzione; inoltre alla Foss sono impiegate 39 persone appartenenti al bacino degli ex Pip.

E a questo proposito, il rapporto dell’ex commissario contiene una sorpresa: la vicenda di un ex Pip, che “avrebbe dovuto essere impiegato al di fuori degli uffici amministrativi” e “risulta invece essere incaricato in ruoli e responsabilità da impiegato”, con “un ruolo di particolare rilievo”.

Nella relazione, in mano ai magistrati contabili, c’è scritto che “l’ex Pip assegnato alla Foss, con ordini di servizio del 2016, assistesse il sovrintendente (l’ex Giorgio Pace) assicurando supporto altresì agli apparati informatici e tecnici e dal 2017 all’ufficio di produzione e alla direzione artistica che la Foss ha esternalizzato nel 2018 a favore dell’associazione Vanguard”.

La risposta di Giorgio Pace

“Cominciamo con il chiarire una questione: ho raggiunto l’età pensionabile, ma tutt’ora non percepisco alcuna pensione. Quando mi accusano di sommare la mia retribuzione all’assegno di quiescenza, dicono il falso. In ogni caso, il mio contratto non l’ho redatto io, ma il presidente del Cda che mi ha nominato nel 2016”. Lo dice Giorgio Pace, sovrintendente della Fondazione orchestra sinfonica siciliana dall’1 aprile 2016 al 24 dicembre 2018, commentando l’esposto presentato alla Corte dei conti dall’ex commissario ad acta della Foss Giovanni Riggio. Sull’impiego di un lavoratore ex Pip nell’attività amministrativa della Fondazione Pace, spiega che si trattava di “una persona particolarmente abile a lavorare al computer, che riportava in formato digitale dati e tabelle. Un semplice esecutore che non ha mai preso alcuna decisione di merito e che ho valorizzato per le sue competenze informatiche”.

Nell’esposto si parla di “affidamenti sotto soglia” per i quali non sono previste gare.

“Quale sarebbe il reato? Ho realizzato una biglietteria per far pagare l’ingresso ai visitatori del teatro Politeama, riuscendo a portare nelle casse della Fondazione 120 mila euro. Avrei dovuto rinunciare a questa attività proficua per la Foss?”.

Pace – attualmente direttore amministrativo del San Carlo di Napoli, rivendica il risanamento portato avanti: “Mi accusano di aver contratto un mutuo di 7 milioni, a tasso zero, con la Regione siciliana (stessa operazione che ho fatto allo Stabile di Catania), che si estinguerà nel 2032. Quando sono arrivato alla Foss ho trovato 12 milioni di debiti e per due anni ho lavorato sui conti. Ho rottamato cartelle esattoriali per circa 5 milioni, riducendo così l’ammontare del debito; ho pagato i dipendenti che non ricevevano stipendi; ho rilanciato l’attività, come si evince dalle iniziative fatte. Ho messo mano alla montagna di carta accumulata senza criterio e che produceva caos su caos. Si pensi che nel 2013 il collegio dei sindaci rifiutò di sottoscrivere il bilancio, che era falso, come ho già detto in altre occasioni”.

“Per il mio lavoro avrei meritato un grazie – conclude – Invece sono prima stato mandato via e ora insultato. Ma non starò a guardare”.

La sede Foss torna alla Regione

Intanto proprio oggi la Regione siciliana ha acquisito a proprio patrimonio Villa Napoli, bene storico, tra Corso Calatafimi e via Michele Titone a Palermo, di proprietà della Foss, con lo scopo di valorizzarlo avviando opere di manutenzione.

Alla Fondazione orchestra sinfonica siciliana sarà attribuito un altro bene regionale, di pari valore, come si legge nella delibera approvata qualche giorno fa dalla giunta Musumeci.

Oltre a Villa Napoli, la Foss ha in portafoglio un altro bene immobile, si tratta di un vecchio magazzino un tempo utilizzato come deposito ma ormai in disuso.

Il vecchio Cda aveva messo in vendita il magazzino, che si trova in corso dei Mille a Palermo, ma l’operazione fu bloccata dal commissario ad acta nel frattempo subentrato al Consiglio.

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