L’opposizione delle associazioni ambientaliste alla costruzione di un osservatorio astronomico su monte Mufara, nel territorio di Petralia Sottana ma soprattutto nel cuore del Parco delle Madonie, finirà all’attenzione dei tribunali. Legambiente Sicilia, Club Alpino Italiano Sicilia, Wwf Sicilia Nord Occidentale e Lipu hanno infatti fatto sapere di avere presentato un ricorso al Tar di Palermo per chiedere l’annullamento degli atti che hanno portato al via libera alla realizzazione del progetto voluto dall’Agenzia spaziale italiana e dall’Agenzia spaziale europea.
La disputa potrebbe finire anche nei tribunali ordinari. “Le associazioni, riservandosi di presentare nei prossimi giorni una denuncia penale per chiedere alla competente Procura di Termini Imerese il sequestro del cantiere – si legge in una nota – chiedono ancora una volta di fermare le ruspe, evitare di forzare procedure e alimentare contenziosi, ma di perseguire invece le soluzioni alternative possibili proposte da mesi e che riguardano la ricerca di un sito alternativo (come monte San Salvatore) e la contestuale modifica del progetto che prevede attualmente spazi e volumi edilizi non essenziali per la ricerca scientifica”.
Nelle oltre venti pagine firmate dall’avvocata Antonella Bonanno viene ricostruita una vicenda che ha avuto inizio a dicembre 2021, quando l’Agenzia spaziale europea ha presentato al Parco delle Madonie la richiesta di rilascio del nulla osta. “La vicenda riguarda la realizzazione di un osservatorio astronomico sulla sommità del monte Mufara, monte ubicato in zona A di massima tutela del Parco, in area dichiarata di notevole interesse pubblico per i peculiari aspetti naturalistici, ambientali, paesaggistici, geologici, facente parte anche del Rete Geopark dell’Unesco”, si legge nel ricorso.
Il documento contiene anche i dettagli dell’opera che l’Agenzia spaziale vorrebbe completare. L’osservatorio si estenderà “su una superficie di 800 metri quadrati (di cui 360 per un piazzale) con 480 metri quadrati coperti e con 3.540 metri cubi di volume edilizio e un’altezza di oltre 13 metri fuori terra, con annessa una nuova pista carrozzabile per l’accesso alla sommità di monte Mufara. Sono previsti – viene specificato – anche locali non direttamente connessi con le attività di ricerca scientifica quali uffici, servizi, alloggi del personale, parcheggio”. Nel mirino degli ambientalisti è finita anche la parte di progetto che prevede “un consistente intervento sulla pista forestale che da Piano Battaglia sale su monte Mufara attraversando la faggeta” per consentire l’accesso all’area in cui è prevista la realizzazione delle opere.
“La procedura è fortemente viziata da irregolarità ed illegittimità”. È questo il cuore del ricorso presentato ai giudici amministrativi. Al Tar viene anche chiesto di sollevare questione di legittimità costituzionale in merito alla norma che a livello nazionale è stata varata “nell’estremo tentativo di superare i vincoli di tutela prevedendo che gli osservatori possono essere autorizzati in deroga”.
Il riferimento è al decreto legge 104 del 2023. Emanato nel mese di agosto dello scorso anno e poi convertito in legge a ottobre, prevede che “le opere, gli impianti e le infrastrutture strettamente necessari alla realizzazione di osservatori astronomici sul territorio nazionale, nell’ambito di programmi coordinati e finanziati dall’Agenzia spaziale italiana o dall’Agenzia spaziale europea, sono considerati di rilevante interesse nazionale per lo sviluppo delle attività di ricerca scientifica e tecnologica” e al contempo che “l’approvazione del progetto delle opere, degli impianti e delle infrastrutture equivale a dichiarazione di pubblica utilità, indifferibilità e urgenza dei lavori”.
A tale norma, che era in fase di gestazione a Roma, aveva fatto riferimento a fine giugno del 2023 la stessa Regione Siciliana: “L’assessore regionale al Territorio e Ambiente (all’epoca Elena Pagana, ndr) ribadiva ulteriormente che come è noto, nell’area in cui insiste il progetto dell’osservatorio astronomico, esistono vincoli di inedificabilità assoluta – viene ricordato nel ricorso – che la Regione Siciliana non può certamente derogare con le proprie leggi”. Al contempo veniva anticipato che era stata prevista “una iniziativa legislativa speciale di rango statale volta a dichiarare l’opera di interesse strategico nazionale, al fine di rimuovere e superare i vincoli posti dalla vigente legislazione statale in atto esistenti e inderogabili alla realizzazione dell’opera”.
Per le associazioni ambientaliste, la nuova norma nazionale non dovrebbe poter incidere nel caso dell’osservatorio che si vuole realizzare nelle Madonie. “Tale norma, oltre ad essere entrata in vigore in data ben successiva alla adozione della determina conclusiva della conferenza di servizi, non fa alcun riferimento specifico a tale progetto dell’Esa, né deroga a tutti i preesistenti vincoli gravanti sul monte Mufara”.
Ed è in merito all’importanza del sito scelto che Legambiente, Cai, Wwf e Lipu alzano le barricate sottolineando come il monte si trovi in zona A di riserva integrale ma anche in zona A del Parco dove “vige il divieto di realizzare nuove costruzioni ed esercitare qualsiasi attività comportante trasformazione urbanistica ed edilizia del territorio”.
Ai giudici del Tar viene chiesto di porre attenzione anche su un altro aspetto dell’iter che ha portato al nulla osta: “Mancano il parere favorevole del Consiglio Regionale per la Protezione del Patrimonio Naturale, il decreto dell’Assessore Regionale Territorio e Ambiente per le opere di interesse statale e soprattutto l’autorizzazione paesaggistica della Soprintendenza ai Beni Culturali e Ambientali di Palermo che nel 2022 ha addirittura declarato la improcedibilità dell’opera per violazione di un vincolo di inedificabilità assoluta”, si legge nella nota stampa.
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