Palermo

Palermo, i carichi di cocaina dalla Calabria sequestrati e l’organizzazione in crisi

Con due sequestri di grossi carichi di droga avvenuti l’uno a pochi mesi di distanza dall’altro nei pressi dello svincolo autostradale di Buonfornello (Palermo), andò’ in crisi l’organizzazione con a capo Fabio Santangelo. Quest’ultimo – come riporta il Giornale di Sicilia – era il broker capace di rifornire il mercato della droga (soprattutto di cocaina) tra Palermo, Trapani e provincia attraverso dei contatti diretti con dei fornitori provenienti dalla Calabria.

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Palermo, carichi di cocaina sequestrati e traffico in crisi

Nel dettaglio, si tratta dei due carichi di cocaina scovati dalle autorità lo scorso 11 luglio 2023 e, sei mesi prima, il 22 gennaio 2023. In questi casi, entrambi i conducenti dei mezzi carichi di droga – Lorenzino Calabrese nel caso estivo, Francesco Ravenda a gennaio, furono fermati e arrestati a causa dell’innumerevole quantitò di droga trasportata a bordo, dei veri e propri carichi pronti a rifornire l’area della Sicilia occidentale.

Traffico di droga tra Calabria e Sicilia, smantellata organizzazione

 La Guardia di Finanza di Palermo ha eseguito misure cautelari personali e reali con cui il G.I.P. del Tribunale di Palermo, su richiesta della locale Procura della Repubblica – D.D.A, ha disposto la custodia in carcere per 8 persome, nonchè l sequestro di beni per circa 1.500.000 euro. Contestualmente, la Direzione Distrettuale Antimafia di Palermo ha delegato lo svolgimento di perquisizioni resso le abitazioni e gli altri luoghi nella disponibilità degli indagati, nei cui confronti si procede, a vario titolo, per associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e produzione, traffico e detenzione illecita di sostanze stupefacenti o psicotrope.

Le indagini

Le indagini, condotte dal Nucleo di Polizia Economico-Finanziaria di Palermo, si sono concentrate sulla figura di un narcotrafficante palermitano che, intrattenendo rapporti d’affari con alcuni referenti di spicco della criminalità organizzata calabrese (attivi nella zona della Locride e della piana di Gioia Tauro), avrebbe importato ingenti quantitativi di cocaina dalla Calabria. A rendere ancor più insidioso il contesto, l’utilizzo da parte degli indagati di dispositivi criptati per schermarsi da possibili attività di intercettazione.
L’indagine, avrebbe consentito di ricostruire l’esistenza di un accordo per una fornitura mensile di almeno 15 kg di cocaina, destinata al mercato palermitano, che avrebbe generato per l’organizzazione un giro d’affari illecito stimabile in circa dieci milioni di euro all’anno. In particolare, la sostanza stupefacente veniva trasportata su strada lungo la tratta Reggio Calabria-Messina-Palermo, abilmente occultata all’interno di sofisticati doppi fondi meccanici ricavati all’interno di autovetture, spesso noleggiate, condotte da corrieri avvicendati pressochè ogni mese. La droga, una volta giunta a Palermo, veniva stoccata all’interno dell’abitazione del promotore dell’organizzazione o in quella del nipote, per essere successivamente suddivisa in quantitativi minori e rivenduta sulle piazze di spaccio cittadine.

Nel corso delle investigazioni, inoltre, sono stati effettuati numerosi interventi repressivi che, da un lato hanno portato all’arresto di diversi corrieri e al sequestro di circa 100 kg di stupefacente e, dall’altro, hanno consentito di ricostruire e monitorare l’intero circuito economico destinato al pagamento e al finanziamento dei carichi di droga. E’ stato possibile documentare la consegna di un’ingente somma di denaro contante ai corrieri calabresi, circa 600 mila euro, prontamente sottoposta a sequestro. Da ultimo, si è proceduto a valorizzare in chiave patrimoniale le risultanze emerse nel corso delle attività di polizia giudiziaria constatando l’assoluta sproporzione tra i beni nella disponibilità degli indagati e la loro capacità reddituale, con conseguente richiesta di applicazione di misure cautelari reali. Pertanto il G.I.P. ha disposto il sequestro preventivo di beni mobili e immobili riconducibili agli indagati per un valore complessivo pari a circa un milione e mezzo di euro.