PALERMO – La transazione della discordia. La Giunta Lagalla ha approvato l’accordo con la Cvs Management Srl che aveva in concessione il locale La Cuba all’interno di Villa Sperlinga, in un immobile di proprietà del Municipio. Ma l’accordo non ha convinto la Ragioneria generale, che ha sollevato diverse obiezioni, cui ha replicato l’Area del Patrimonio. E che non tutto sia filato liscio lo dimostra anche l’astensione dal voto di un assessore, Giuliano Forzinetti della Nuova Dc (con delega alle Attività produttive). Un fatto insolito, dato che in genere le delibere di Giunta vengono approvate all’unanimità.
Il contenzioso con la Cvs è iniziato nel 2019, quando, come spiega la delibera, la ditta ha chiesto all’Ufficio Tecnico Risorse Immobiliari “di effettuare un sopralluogo per la verifica dello stato di manutenzione dell’immobile e della congruità dei lavori di manutenzione stimati dalla concessionaria”. Dopo il sopralluogo dei tecnici, la Cvs ha inviato al Comune una relazione sugli interventi di manutenzione necessari, per un importo di 181.451,35 euro. Cifra ritenuta congrua dagli uffici, tant’è che a febbraio 2021 “è stata autorizzata la compensazione dei lavori di manutenzione straordinaria con il canone concessorio, a cui non si è potuto dare attuazione per assenza del bilancio dell’Ente”.
A maggio 2020, però, la Polizia municipale ha messo i sigilli al locale in seguito a un’ispezione, malgrado Cvs e Comune si confrontassero ormai da tempo sui lavori da fare. I controlli dei vigili urbani hanno rilevato, infatti, “criticità strutturali quali ‘ampi ed evidenti segni di cedimento e di instabilità, in quanto erano visibili marcate lesioni’ nella struttura verandata e ‘grave dissesto strutturale al tetto e alle colonne portanti’, a causa delle quali, veniva disposta l’immediata chiusura del locale, la sospensione dell’attività e il divieto di accesso ai luoghi”. A questo punto la ditta concessionaria ha citato il Comune in giudizio chiedendo il risarcimento danni “per l’asserito mancato rilascio da parte dell’Ente proprietario delle autorizzazioni necessarie per le opere di manutenzione straordinaria dei luoghi”.
La contesa legale poteva costare cara a Palazzo delle Aquile, dato che la richiesta di risarcimento ammontava a 700 mila euro (63.096 a titolo di danno emergente, 616.301 euro a titolo di lucro cessante e 40mila euro a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale). A gennaio di quest’anno la svolta, quando la stessa Cvs ha proposto un accordo transattivo: rinuncia alla causa da 700 mila euro in cambio di una concessione di dodici anni mentre i lavori di manutenzione straordinaria, ripristino e messa in sicurezza dell’immobile saranno a carico della stessa ditta, che si occuperà gratuitamente anche della manutenzione ordinaria della vasca di Villa Sperlinga. Il Comune, che in questo momento non ha i soldi per lavori di questa portata, rinuncerà inoltre al canone di affitto fino alla fine dei lavori di ristrutturazione, al costo (confermato) di 181mila euro. Il canone di concessione è stato fissato a 23.830 euro, più il canone unico patrimoniale di 7.497 l’anno.
Tutto è bene quel che finisce bene? Non per il ragioniere generale Paolo Bohuslav Basile, che ha indicato diversi aspetti critici nel suo parere contabile: “Non è stato acquisito alcun parere da parte dell’Avvocatura comunale – ha sottolineato Basile – sull’effettivo rischio soccombenza del Comune nel contenzioso. Non è esplicitato il cronoprogramma dei lavori rispetto alla compensazione con i canoni dovuti, ciò che impedisce la verifica di compatibilità con il bilancio di previsione, nell’ambito del quale, peraltro, le somme stanziate nel triennio 2023/2025 al capitolo indicato non risultano sufficienti. In altri termini, poiché viene disposto che ‘il pagamento del canone concessorio è sospeso fino alla fine dei lavori di ristrutturazione’, si ritiene che debba essere assegnato un ‘termine rapportato all’entità dei lavori da eseguirsi, di regola non superiore ad un anno’”.
Inoltre, Basile ha espresso “parere contrario di regolarità contabile” per la mancata verifica “della regolarità in capo al soggetto terzo rispetto agli obblighi tributari nei confronti dei tributi locali”. Il Piano di riequilibrio, infatti, prevede che, quando tratta con i privati, il Comune debba sempre verificare “la regolare posizione rispetto ai tributi locali e alle sanzioni amministrative per l’accesso a tutti i servizi e a tutte le prestazioni erogate dal Comune”.
Rilievi cui ha risposto, punto su punto, la dirigente dell’Area Patrimonio Carmela Agnello, precisando che il parere dell’Avvocatura è stato acquisito (ma non è stato allegato alla delibera sull’albo pretorio), mentre “riguardo l’assenza del cronoprogramma dei lavori lo stesso non poteva essere richiesto alla controparte nell’incertezza della definizione in via transattiva del contenzioso”. Ancora, “riguardo l’insufficienza delle somme stanziate nel bilancio 2023/25 si precisa che l’aumento della durata del contratto da sei a dodici anni è proprio funzionale all’ammortamento delle somme preventivate per la ristrutturazione”. Inoltre, la somma di 181mila euro per i lavori è stata dichiarata “congrua” dalla Commissione tecnica di valutazione.
Evidentemente, però, trattandosi di un contenzioso di una certa portata, non tutti nella squadra del sindaco Roberto Lagalla erano convinti fino in fondo della bontà dell’accordo, tant’è che, come riporta la delibera, “dopo ampia e articolata discussione”, l’assessore Forzinetti ha preferito astenersi, malgrado il soccorso istruttorio della Segreteria generale, ritenuto invece sufficiente dal resto della Giunta.