Palermo

La proposta dei rosanero riaccende il dibattito Favorita

PALERMO – Il Palermo di Dario Mirri e Tony Di Piazza vorrebbe costruire un centro sportivo per gli allenamenti della prima squadra e del settore giovanile.

L’area individuata è la zona compresa tra via Case Rocca e viale del Fante, dove un tempo sorgeva il campo rom, chiuso per sempre nel 2019 dopo quasi trent’anni di ghettizzazione e abbandono di un’intera comunità nel degrado più assoluto, senza acqua corrente, riscaldamenti e luce elettrica. Era stata la Procura a scrivere la parola fine a tutto questo ponendo il campo rom sotto sequestro e sollecitando l’amministrazione comunale a individuare soluzioni abitative idonee per le famiglie rom. Ebbene, la società di calcio vorrebbe riqualificare quell’area ormai disabitata dando una casa ai rosanero.

Da quando il vecchio Palermo è fallito, è decaduta la convezione con l’Esercito per l’utilizzo dell’impianto sportivo militare Tenente Onorato di Boccadifalco e per potersi allenare la squadra guidata dal tecnico Rosario Pergolizzi ha vagato da una struttura all’altra: prima al Cus Palermo e poi al Pasqualino Stadium di Carini. Questa la premessa. Solo che la concessione dell’area non è affatto scontata e dopo l’ultimo vertice con Regione Siciliana e Comune la fumata è stata più grigia che bianca.

A essere contraria, in particolare, è Legambiente Sicilia. “Capisco il fascino del progetto – ha detto il presidente Gianfranco Zanna – avanzato da chi si è fatto carico di ricostruire le sorti della società sportiva, ma mi chiedo se i protagonisti di questa vicenda, a partire dalla Regione e dal Comune, si ricordino che quella è un’area di parco e siamo dentro a una riserva naturale. Smettiamola di ridimensionare la questione affermando: ‘Ma sono solo dei campi di calcio e pure in erba’. Dentro la riserva bisognerebbe costruire spogliatoi, docce, servizi igienici e altre strutture a supporto, quindi altro cemento. E questo non si può fare. È vietato. Il centro sportivo si faccia da un’altra parte, a Boccadifalco per esempio, dove il Palermo calcio si allena, o in un’altra area della periferia della città per riqualificarla e rilanciarla”.

“Nell’area in questione – ha concluso Zanna – si progetti un recupero che tenga in considerazione il suo valore storico e ambientale, riconducendola nell’alveo di quello che è il Parco della Favorita, della sua storia e del suo futuro”.

E in effetti il vice sindaco di Palermo Fabio Giambrone ha fatto capire che “chiudere” un pezzo di Favorita non sembra una strada percorribile: “L’Amministrazione comunale – ha detto – ha chiarito in diverse sedi e da tempo che considera la fruibilità pubblica e aperta dell’area della Favorita come la priorità per qualsiasi progetto di utilizzo della stessa. Abbiamo da ultimo espresso questa posizione negli incontri avuti con la Regione e con la Ssd Palermo. Qualsiasi utilizzo esclusivo da parte di chiunque che renda impossibile un utilizzo pubblico ci sembra che sia da escludere, essendovi peraltro tante aree in città che possono prestarsi a questo tipo di utilizzo”.

Sul destino di questo grande polmone verde (che gode dello status di “preriserva” ed è gestito da Rangers e Regione) si dibatte da anni senza trovare una soluzione. Anni fa l’ex assessore comunale al Verde Giuseppe Barbera aveva presentato un piano d’uso che trasformava la Real Tenuta in un parco urbano gestito dal Comune, separato dalla riserva di Monte Pellegrino. Il piano proponeva una serie di interventi come la rinascita degli agrumeti, il restauro delle strutture storiche (le Case Rocca, le casine di caccia del re, la colonia comunale, il campo ostacoli o i campi Malvagno), la pedonalizzazione dei giardini storici (Villa Niscemi, la Città dei Ragazzi, il Museo Pitrè e la Palazzina Cinese), l’avvio di piccole attività ecosostenibili (caffetterie o chioschetti di frutta) e la realizzazione di piste ciclabili, aree giochi, aree per la sgambatura dei cani e itinerari naturalistici e sportivi (orienteering, tiro con l’arco, nordic walking, arrampicata) insieme al Coni.