Palermo, scandalo per i protesti cancellati e i diplomi falsi - QdS

Palermo, scandalo per i protesti cancellati e i diplomi falsi

redazione web

Palermo, scandalo per i protesti cancellati e i diplomi falsi

sabato 10 Ottobre 2020

Indagine della Polizia Stato che coinvolge docenti e dipendenti della Reset, la società che si occupa delle manutenzioni, della Camera di Commercio e dell'Università palermitana. TUTTI I NOMI DEGLI INDAGATI

Un dipendente della Reset, società che si occupa delle manutenzioni a Palermo, faceva da intermediario per far cancellare i protesti cambiari grazie a un dipendente della Camera di Commercio e portava studenti in una scuola paritaria palermitana per fare comprare i diplomi di maturità.

Per il dipendente della Reset il gip ha disposto il divieto di dimora a Palermo, mentre per due insegnanti di un istituto professionale palermitano ha deciso il divieto di dimora a Palermo e all’altro la sospensione del pubblico servizio di docente per la durata di sei mesi.

Le indagini sono state condotte dalla sezione anticorruzione della squadra mobile di Palermo.
L’attività investigativa è iniziata su un dipendente della Camera di commercio, addetto all’Ufficio Elenchi Protesti che, dice l’accusa “abusando della pubblica funzione, suggeriva agli utenti i modi fraudolenti per la definizione delle pratiche di cancellazione di protesti cambiari. In cambio otteneva regalie”.

Il dipendente che è stato spostato di ruolo nel frattempo resta indagato accusato di corruzione, peculato e falso.

Oltre a portare amici al dipendente della camera di commercio l’impiegato Reset ha chiesto e ottenuto la cancellazione dei protesti cambiari della moglie.

Nel corso dell’indagine è emerso che lo stesso dipendente sarebbe coinvolto in una compravendita di un diploma di “Maturità tecnica” conseguito nell’anno scolastico 2015/16 da uno studente di un Istituto paritario.

L’indagato avrebbe fatto da intermediario con due insegnanti all’epoca amministratori di fatto di una scuola superiore parificata, in cambio di 3000 euro. All’indagato sarebbero finiti in tasca 1300 euro.

Nella vicenda è coinvolto anche un dipendente dell’università di Palermo.

Ai due insegnanti, adesso di ruolo in scuole pubbliche, è stato contestato anche il reato di falso poiché in qualità di amministratori dell’istituto parificato attestavano false docenze di alcuni insegnanti consentendo a questi di ottenere punteggi nelle graduatorie ministeriali.
Secondo le indagini della squadra mobile i due professori avrebbero falsificato anche i registri di classe con false presenze e falsi voti per fare conseguire il diploma ad altri studenti. Nell’inchiesta sono indagati anche altri docenti dell’istituto paritario.

L’inchiesta è partita dalla denuncia presentata da un uomo nei confronti dell’ex moglie, commessa del Tribunale fallimentare di Palermo.

L’ex marito raccontava che la donna, sfruttando le sue mansioni, riusciva ad accedere ai fascicoli e con il concorso del dipendente alla Camera di commercio e di una donna di nome Enza avrebbe collaborato a produrre falsi provvedimenti.

Le indagini della sezione anticorruzione della squadra mobile avrebbero confermato che il dipendente della Camera di commercio, Vincenzo Di Piazza, avrebbe ottenuto regalie in cambio dei suggerimenti utili per ottenere la cancellazione di un protesto: un vestito da trecento euro, una penna, una maglietta e piccole somme in contanti.

La Procura ha chiesto un provvedimento cautelare, ma il gip Lorenzo Iannelli ha ritenuto che non ci fossero più le esigenze visto che l’uomo è stato interrogato e trasferito ad altro incarico.
A fare da intermediario tra Di Piazza e i protestati ci sarebbe stato Andrea Seidita, dipendente Reset, raggiunto dalla misura cautelare di divieto di dimora a Palermo.

Lo stesso Seidita avrebbe teso una mano, come accertato dalle conversazioni intercettazioni durante le indagini sul primo episodio, per fare ottenere dietro pagamento il diploma nella scuola paritaria Amedeo d’Aosta a un giovane, anche lui indagato, che avrebbe pagato tremila euro.

Ma ci sono pure ipotesi di falsificazione dei registri di presenza dei docenti per consentire loro di acquisire punteggio nelle graduatorie pubbliche. Per Salvatore Frangiamone, considerato amministratore di fatto della scuola, e Seidita è stato disposto il divieto di dimora a Palermo, mentre per Vittorio Di Natale, docente della scuola, è scattata la sospensione del pubblico servizio per sei mesi.

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