In questo momento storico di emergenza sanitaria globale in cui tutti i siti sono chiusi da mesi con inevitabili ricadute in termini di progetti, occupazione e futuro, la Coopculture è pronta a una nuova sfida nella ferma convinzione che la cultura possa rappresentare il volano in grado di muovere la ripartenza decidendo di investire su un nuovo spazio da rilanciare e riconsegnare alla città.
Un’ importante sinergia tra pubblico e privato è, infatti, alla base dell’iniziativa che restituirà a Palermo uno dei suoi complessi monumentali di maggior pregio. Lo Steri ritorna visitabile nella sua integrità a partire da giugno grazie ad un progetto affidato a Coopculture che, da oltre due anni, si occupa della promozione dell’Orto Botanico, che fa parte del SiMuA – Sistema museale di Ateneo.
Questa preziosa collaborazione, oltre a produrre risultati significativi, ha anche innalzato l’asticella della qualità dei servizi venendo incontro alle richieste da parte dei visitatori raccolte nel tempo. Si tratta di una scelta strategica, quella dell’Università che ha deciso di mettere a disposizione della città gli spazi di propria pertinenza creando una sinergia fattiva, che consente al capoluogo siciliano – e ai suoi abitanti – di riappropriarsi di parti importanti della storia di Sicilia.
D’altra parte va riconosciuto il grande valore della cooperativa, partner dell’iniziativa, che ha deciso di puntare sulla fruizione e valorizzazione dei siti culturali facendone il suo punto di forza. Ma è anche, e soprattutto, un riconoscimento per il partner che ha fatto della fruizione e della valorizzazione dei siti culturali, il proprio punto di forza.
“Lo Steri è la nostra sede più importante, l’emblema del vicendevole rapporto di compenetrazione e appartenenza tra ateneo e città – commenta il rettore dell’Università degli Studi di Palermo, prof. Fabrizio Micari –. La riapertura al pubblico di questo luogo straordinario rappresenta un’occasione di conoscere ed ammirare la realtà di un contesto storico profondamente legato alla storia di Palermo e della Sicilia”.
“Non potevamo certamente tirarci indietro – afferma Letizia Casuccio, direttore generale di Coopculture – oltre che motivo di orgoglio per il riconoscimento del buon lavoro svolto con l’Orto Botanico, oggi più che mai è una chiamata alla ricostruzione che non potevamo disertare. Restituire lo Steri e La Vucciria a Palermo vuol dire accendere una luce di speranza, per una città che nella cultura può nuovamente trovare la direzione per il riscatto che merita”.
“Una nuova sfida per il Sistema Museale in analogia con quanto fatto in Orto Botanico – dichiara il prof. Paolo Inglese, Direttore del SiMuA – È per noi una grande responsabilità e un orgoglio custodire e far conoscere la grande storia del Palazzo Chiaramonte e della nostra Università. Siamo orgogliosi di restituire alla città un’opera grandiosa che ne è simbolo nel mondo e che rappresenta la sicilianità nella sua essenza caotica, perfetta nelle sue irregolarità ”.
La Vucciria di Renato Guttuso, rientrata in Sicilia dopo essere rimasta esposta a lungo alla Camera dei Deputati, sarà, quindi, nuovamente visibile ai visitatori dello Steri dove troverà una nuova, importante e strutturata, collocazione museale. Ma non è tutto.
Per ì visitatori dell’hosterium magnum, insieme stratificato di periodi storici, voluto da Manfredi I Chiaramonte, dove ognuno ha lasciato una traccia visibile e impossibile da cancellare, è prevista un’altra gradita sorpresa.
Un intero percorso disomogeneo, certo, ma non stridente che si snoda dalle carceri segrete della Santa Inquisizione, vero mansionario nascosto di preghiere, invettive, disegni che i prigionieri di Torquemada graffiarono sulle pareti; all’atrio imponente, agli spazi liberi dagli uffici universitari; e su per le scale per raggiungere la sala dei Baroni dove da poco più di un anno è stato restituito nella sua straordinaria bellezza, il soffitto ligneo trecentesco, vera Bibbia cavalleresca il cui restauro era stato completato da pochi mesi quando la pandemia ha chiuso i siti.
Un itinerario in cui leggere la storia della città tutta d’un fiato per trovare il nesso tra passato, presente e futuro nella consapevolezza, forse banale ma mai scontata, che ciò che siamo oggi dipende da ciò che siamo stati e che ricordarlo è ciò che ci consente, sempre e comunque, di ritrovare noi stessi. Il complesso riaprirà a giugno, con un biglietto unico, nuovi sistemi di ticketing online, una carta integrata e un programma di visite ed eventi.
Manuela Zanni