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Palermo, Trattativa Stato-Mafia, l’Appello atteso nel pomeriggio

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Palermo, Trattativa Stato-Mafia, l’Appello atteso nel pomeriggio

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giovedì 23 Settembre 2021

Dopo tre giorni di camera di consiglio, la corte d'Assise d'Appello di Palermo emetterà la sentenza di secondo grado per Mori, De Donno, Subranni, Dell'Utri, Cinà e Bagarella

Terza e ultima notte di Camera di consiglio per i giudici della Corte d’assise d’appello di Palermo che si sono riuniti lunedì per emettere la sentenza del processo d’appello sulla trattativa tra Stato e mafia.

Nell’ultima udienza, al bunker del carcere Pagliarelli, prima ci sono state le repliche della difesa dell’ex senatore Marcello Dell’Utri, del generale Mario Mori e del colonnello Giuseppe De Donno, e del generale Antonio Subranni, tutti accusati di minaccia a corpo politico dello Stato, e poi i giudici, presieduti da Angelo Pellini, si sono riuniti per deliberare.

La decisione sarà resa nota oggi pomeriggio, intorno alle ore 15

La Procura generale di Palermo, al termine della requisitoria, aveva chiesto alla corte d’assise d’appello di confermare le condanne inflitte in primo grado a boss, ex carabinieri e politici imputati di minaccia a Corpo politico dello Stato.

Le richieste di condanna inflitte a boss, ex carabinieri e politici

In primo grado il boss Leoluca Bagarella fu condannato a 28 anni di carcere, gli ex ufficiali del Ros Mario Mori e Antonio Subranni, l’ex senatore di Fi Marcello Dell’Utri e l’ex medico fedelissimo di Totò Riina, Antonino Cinà furono condannati a 12 anni.

Otto anni la pena inflitta all’ex capitano del Ros Giuseppe De Donno.

Fuori dal processo Giovanni Brusca e Massimo Ciancimino

La Corte, in primo grado, aveva dichiarato il ”non doversi procedere” nei confronti del collaboratore di giustizia Giovanni Brusca per intervenuta prescrizione visto il riconoscimento delle attenuanti previste per i collaboratori di giustizia.

Brusca ha partecipato al processo in collegamento da una località riservata, dopo essere stato scarcerato per fine pena, tra le polemiche, la settimana scorsa, dopo 25 anni di detenzione.

Anche Massimo Ciancimino era stato condannato a 8 anni per calunnia e concorso esterno ma poi, nel secondo grado, la sua posizione è stata stralciata perché il reato è andato prescritto.

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