Parto in casa in aumento per paura della pandemia ma per i neonatologi l’ospedale è il posto più sicuro - QdS

Parto in casa in aumento per paura della pandemia ma per i neonatologi l’ospedale è il posto più sicuro

redazione

Parto in casa in aumento per paura della pandemia ma per i neonatologi l’ospedale è il posto più sicuro

sabato 06 Giugno 2020

ROMA – Il desiderio di partorire in un ambiente più intimo, ragioni culturali o religiose sono tra le ragioni che spingono a preferire il parto in casa. Una scelta fatta da circa lo 0,1% delle mamme e che “sembra essersi incrementata negli ultimi mesi”, per la paura di contrarre il Covid-19 in ospedale. A mettere in luce uno degli effetti secondari della pandemia, sono gli esperti della Società Italiana di Neonatologia (Sin), che in occasione della Giornata Internazionale del Parto in casa, mettono in guardia: “l’ospedale è sempre il posto più sicuro dove partorire”. “Anche in tempo di coronavirus – sottolinea Fabio Mosca, presidente della Sin – i nostri punti nascita sono più che mai protetti, con personale dedicato e percorsi separati per accettazione ostetrica, sale parto, puerperio e nido”. Un parto a domicilio può, al contrario, rivelarsi “pericoloso, se non si adottano misure organizzative e criteri clinici di selezione delle gravide appropriati”.

I dati della letteratura relativi al parto in casa negli Usa, ad esempio, riportano l’associazione con un significativo aumentato rischio di morte e di morbilità neonatale. In caso di complicazioni improvvise per madre o figlio, infatti, l’assistenza che si può fornire a casa è di qualità inferiore. A conferma di ciò, una ricerca inglese dimostra come più del 10% di tutti i parti pianificati a casa vengono poi espletati in ospedale per sopraggiunte complicanze e che per le primipare ciò avviene fino al 45% dei casi.

Tuttavia, precisa Mosca, “nel caso dovesse essere necessario un trasferimento in ospedale, in molte realtà italiane questo potrebbe non avvenire nei giusti tempi. E, in un periodo di emergenza, il ritardo potrebbe essere aggravato da una minore disponibilità di ambulanze”.

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