Paura e incertezza, la pandemia vista con gli occhi degli adolescenti catanesi - QdS

Paura e incertezza, la pandemia vista con gli occhi degli adolescenti catanesi

Nicoletta Fontana

Paura e incertezza, la pandemia vista con gli occhi degli adolescenti catanesi

giovedì 17 Dicembre 2020

E se quando sarà tutto finito il mio ragazzo mi lascerà? E se quando sarà tutto finito i miei genitori non avranno più il lavoro? E se quando sarà tutto finito io non sarò più ammesso alla squadra di basket? Quante domande si fanno oggi gli adolescenti ingabbiati a casa a causa del Covid. Senza la loro privacy, i loro amici, i loro amori, i ragazzi di oggi si vedono a costretti a scuola davanti a un computer, possibilmente seduti su una una sedia in cucina mentre la mamma prepara il pranzo o lava i piatti. Niente feste, discoteche, uscite del sabato sera, vacanze, amori e gite scolastiche, niente privacy, vie di fuga e “marinate da scuola”.

Cerchiamo di capire leggendo tra le righe delle loro affermazioni il loro sentire su come vivono questo particolare momento storico a seguito delle restrizioni imposte dallo Stato a causa della pandemia.

Abbiamo chiesto alla V A dell’Istituto Archimede di Catania, attraverso la loro insegnante Agata Russo, di descrivere in una sola parola il loro sentire. Quello che ne è emerso è che i ragazzi si dividono prevalentemente in due categorie: una ottimista e una pessimista.

Leggiamo insieme le parole con cui hanno voluto definire questo momento storico: catastrofe, chiusura, virus, quarantena, precarietà, sopravvivenza, epidemia, prova. All’opposto, invece, troviamo unione, solidarietà, speranza, famiglia, riflessione, fiducia, casa, consapevolezza, internet.

“Perché come sempre c’è chi vede il bicchiere mezzo pieno e chi mezzo vuoto – afferma la docente Agata Russo – ma una cosa è certa: il Covid ha messo a nudo le fragilità di ognuno di noi e in modo particolare degli adolescenti, che vivono una fase delicatissima della loro vita, in cui giocano un ruolo fondamentale le relazioni interpersonali delle quali purtroppo, in questo periodo, bisogna fare a meno”.

Resta però il grande rischio che sta iniziando a insinuarsi nei ragazzi, una sorta di pigrizia. Basti pensare a quanti non devono fare levatacce per prendere un bus che da Paternò li porti a scuola Catania o a quanti si mettono una felpa sopra un pigiama durante la Didattica a distanza. La speranza è che questa pigrizia non diventi anche mentale. I ragazzi di oggi saranno gli uomini del prossimo futuro e si troveranno in eredità un mondo che ha bisogno di grande energia, idee e progetti, anche per risanare un’economia da dopoguerra.

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