Pescatori in Libia, il Sindaco, “La nostra speranza appesa a un filo” - QdS

Pescatori in Libia, il Sindaco, “La nostra speranza appesa a un filo”

Raffaella Pessina

Pescatori in Libia, il Sindaco, “La nostra speranza appesa a un filo”

martedì 08 Dicembre 2020

Salvatore Quinci, primo cittadino di Mazara del Vallo, “Il Governo non interloquisce con noi”. Sono passati quasi cento giorni dal sequestro dei diciotto marittimi catturati perché avrebbero sconfinato

PALERMO – Potrebbero non tornare nemmeno a Natale i pescatori della marineria di Mazara del Vallo (Tp), sequestrati il primo settembre scorso a 38 miglia dalle coste libiche.
Sono ormai cento giorni che mancano da casa le diciotto persone che avrebbero sconfinato e tra i familiari regnano ormai lo sconforto e la delusione.

I marittimi si trovano in stato di fermo nel carcere-caserma di El Kuefia a pochi chilometri da Bengasi. L’ultimo contatto con i familiari risale allo scorso 12 novembre quando c’è stata una telefonata con i marittimi. A farsi portavoce del malcontento dei cittadini è proprio il sindaco di Mazara del Vallo, Salvatore Quinci, che segue giorno dopo giorno l’evolversi della vicenda e che ha istituito un presidio permanente al Comune.

“Oggi, devo dire che c’è molta delusione, qui a Mazara del Vallo e la speranza di vedere i nostri uomini entro Natale è appesa a un filo – ha detto il primo cittadino – Naturalmente sappiamo bene che ci sono le trattative coperte da massima riservatezza. Quello che ho sempre lamentato e che occorrerebbe è una comunicazione diretta tra il Governo e noi. Capisco che non è possibile un aggiornamento sullo stato dei fatti. Ci mancherebbe, ma una fonte autorevole che interloquisce con l’amministrazione di Mazara costituirebbe in questo momento un elemento in più per superare tutti insieme il periodo di crisi”.

Su proposta della Giunta Musumeci l’Assemblea regionale siciliana ha destinato 150mila euro in favore delle famiglie dei 18 pescatori (a cui andranno 100mila euro) e dei due armatori (a cui sono destinati 50mila euro).
Il senatore siciliano di Italia viva, Davide Faraone aveva ricevuto nelle scorse settimane a Palazzo Madama una delegazione di parlamentari libici del governo di Tripoli per “trovare un percorso comune per l’immediato rilascio dei marittimi”. Ma da allora poche sono state le notizie in merito.

“Noi siamo all’oscuro di tutto, non ci danno nessuna notizia – ha detto ai media Marco Marrone, armatore di uno dei pescherecci sequestrati, il Medinea -. Ci siamo sempre fidati delle parole del presidente del Consiglio, del ministro degli Esteri e dell’Unità di crisi, ma con il passare dei giorni è normale che subentri un po’ di sconforto. Mi piacerebbe ricevere la stessa vicinanza umana e personale dal ministro Di Maio e dal premier Conte, sarebbe bellissimo ricevere una loro telefonata, sentire il conforto da parte del Governo nazionale”.

Una vicinanza che è giunta dal presidente della Sicilia, Nello Musumeci. “Ci ho parlato più volte – ha detto Marrone – si è dimostrato un padre di famiglia, ci ha messo a disposizione un numero diretto”. Lo scorso primo dicembre Raffaele Volpi, presidente del Copasir, Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica, è intervenuto sulla vicenda. “Auspico – ha detto – una immediata soluzione della questione appellandomi ad un’ampia convergenza di intenti sia della parte libica sia della comunità internazionale nel comune interesse in questo particolare momento delle rinnovate relazioni interne libiche”, conclude, “ritengo che queste riflessioni non possono essere più rinviabili anche all’interno del governo italiano”.

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