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Pescherecci Mazara, altri otto a rischio sequestro in Libia

redazione web

Pescherecci Mazara, altri otto a rischio sequestro in Libia

giovedì 29 Aprile 2021

Nonostante il richiamo del Ministero, stanno pescando al largo della Cirenaica. La Farnesina aveva chiesto già due settimane fa al sindaco Quinci di invitare gli armatori a tornare indietro

Nonostante i ripetuti richiami del Ministero degli Esteri, è salito a otto il numero dei pescherecci di Mazara del Vallo che si trovano nella Zona di protezione pesca dichiarata nel 2005, unilateralmente, dalla Libia, con l’intento di esercitare i diritti di sovranità sulle risorse ittiche.

Le imbarcazioni sono concentrate in un’area relativamente ristretta a circa 35-40 miglia dalla costa. Altri tre pescherecci si trovano attualmente sei miglia fuori dalla ZPP libica, sulla verticale di Misurata, anch’essi in attività di pesca.

Mazara del Vallo è stata al centro di numerose polemiche dopo il sequesto dei pescherecci Antartide e Medinea, con a bordo diciotto marittimi rimasti in Libia per 108 giorni e tornati a casa il venti dicembre dello scorso anno.

Anche per questo la Farnesina, il 18 aprile scorso, aveva scritto al sindaco di Mazara del Vallo Salvatore Quinci, affinché persuadesse i comandanti dei pescherecci Giuseppe Schiavone e Nuovo Cosimo e i loro armatori ad abbandonare la “zona a rischio” per preservare l’incolumità degli stessi marittimi.

L’indomani era stato però scoperto che anche altri quattro pescherecci della flotta mazarese si trovavano nella zona di pericolo: Fenice, Artemide, Michele Giacalone, Luciano Giacalone (quest’ultimo iscritto al registro navale di Napoli, anche se l’armatore è mazarese).

E adesso il numero è salito a otto, con altri due pescherecci mazaresi, Anna Madre e Aliseo, costringendo il Governo a un nuovo richiamo.

All’esecutivo, intanto, Federpesca chiede di affrontare la questione libica.

“Ci sentiamo – ha dichiarato Santino Adamo, presidente dell’organizzazione a Mazara del Vallo – . una categoria senza difese. Noi rivendichiamo il diritto storico di poter lavorare in quelle zone. Per i nostri natanti che praticano la pesca d’altura quelle acque internazionali sono pescose e i nostri equipaggi hanno la necessità di lavorare con serenità. Ci aspettiamo che il Governo, piuttosto che sconsigliare di stare lì, difenda i nostri equipaggi che, legittimamente, sono lì per guadagnarsi da vivere”.

“Sulla decisione unilaterale della Libia – aveva sostenuto nei giorni scorsi -, i governi italiani non hanno finora saputo imporsi e è necessario che oggi si affronti la problematica. I banchi di pesca negli anni si sono ridotti notevolmente e quindi gli equipaggi si spingono verso zone dove si pesca di più, come quelle dove si trovano i nostri pescherecci e che il diritto riconosce come acque internazionali”.

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