Peschereccio affondato, gravi indizi per la petroliera - QdS

Peschereccio affondato, gravi indizi per la petroliera

redazione web

Peschereccio affondato, gravi indizi per la petroliera

venerdì 28 Agosto 2020

Emergono dall'esame della scatola nera della Vulcanello. Altri rilievi sullo scafo. Il radar, con il buio, era in visione diurna. Il Gip chiede una perizia chimica. E il legale della famiglia delle vittime parla di "quadro indiziario agghiacciante"

Una ricostruzione agghiacciante. Dalla scatola nera (Voyage Data Record – VDR) della “Vulcanello”, la petroliera che potrebbe essere coinvolta nella collisione con la Nuova Iside, l’imbarcazione della marineria di Terrasini, città costiera alle porte di Palermo – naufragata la sera del 12 maggio tra San Vito Lo Capo e Ustica – vengono fuori i momenti salienti di una possibile collisione.

Due morti e un disperso nel naufragio

Quella maledetta sera, a bordo del peschereccio c’erano Matteo Lo Iacono (deceduto), il figlio Vito (disperso) e il cugino Giuseppe (deceduto). Da quanto emerge dal VDR, sono da poco passate le 23 del 12 maggio, per l’esattezza alle 23.02’27”, quando si sente il primo “rumore netto”, così lo descrivono gli inquirenti che hanno minuziosamente ascoltato ogni solco della scatola nera impiantata nella petroliera e poi relazionato la Procura di Palermo, titolare dell’inchiesta, coordinata dal procuratore aggiunto Ennio Petrigni e dal sostituto Vincenzo Amico.

Alle 23.03′.04” un secondo rumore, che cresce di intensità; ed è più forte pochi secondi dopo, alle 23.03′.31”.

Tutto si svolge in una manciata di secondi, poi il silenzio.

Rumori che fanno pensare a uno scontro

Per gli inquirenti sono rumori “potenzialmente idonei a essere prodotti dal contatto ripetuto di un oggetto di grandi dimensioni con l’opera morta della nave ‘Vulcanello'”.

Ma c’è dell’altro, “tali urti – come annotato dalla polizia giudiziaria – sembrano provenire dapprima dalla zona prodiera (la parte anteriore della nave) per poi terminare nella zona poppiera (la plancia della nave è posta nella zona di poppa, dove ci sono i microfoni della scatola nera)”.

In concomitanza, dai sistemi di bordo sono state accertate “una riduzione di velocità di circa 0,4 nodi rispetto a quella da crociera mantenuta dalla nave precedentemente e successivamente (da 12,3 a 11,9 nodi orari, e una variazione repentina dell’angolo del timone e anche della rotta (di 1 grado) compatibili con una potenziale collisione”.

Altri rilievi sullo scafo della petroliera

Per questo il giudice per le indagini preliminari, Piergiorgio Morosini ha stabilito di sottoporre a ulteriori rilievi tecnici la Vulcanello, la petroliera coinvolta nel naufragio del Nuova Iside.

Il Gip ha accolto la richiesta di incidente probatorio del pm Vincenzo Amico, dopo che l’inchiesta ha rivelato come lo stato dello scafo abbia subito notevoli modifiche, in particolare la sovra-pitturazione, “atte a occultare elementi probatori”.

Il Gip ha inoltre nominato Sergio Barbagelata (consulente tecnico del Tribunale di Genova) il professionista che si dovrà occupare della perizia chimica che dovrà determinare se i “segni di strisciate visibili nelle riprese video degli inquirenti, riscontrati nello scafo della Vulcanello e occultati da uno strato di vernice sovrapposto, siano compatibili con l’io patto tra la petroliera e il peschereccio”.

Il radar della petroliera era in visione diurna

Attraverso la “lettura” della scatola nera della petroliera è stata accertata “una variazione di visualizzazione dei due radar banda S e X da modalità diurna a notturna”, da colore blu a nero, che rappresenta, scrivono nell’annotazione suppletiva consegnata alla Procura di Palermo gli investigatori della PG, “l’unica operazione effettuata sulla consolle radar dal personale di guardia sin dall’apparizione al radar del bersaglio, avvenuta alle 22,38 del 12 maggio. La visione notturna del radar di plancia, inoltre, “non è stata attivata per circa due ore, dalle 21”.

Un quadro indiziario agghiacciante

“Dai documenti dell’indagine emerge un quadro indiziario agghiacciante – afferma Aldo Ruffino, legale della famiglia Lo Iacono – Chiediamo che venga fatta piena giustizia e che la Nuova Iside diventi il simbolo per una riorganizzazione che metta in primo piano la sicurezza di tutti i marittimi d’Italia, in un mare, ad oggi, senza regole”.

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