C’è una scadenza che incombe su 89 Comuni siciliani e che non dovrebbe far dormire sonni tranquilli a sindaci e tecnici. È quella del 31 maggio, data ultima fissata dall’Europa per aggiudicare gli appalti per gli asili nido finanziati dal Pnrr, il piano nazionale di ripresa e resilienza. Stando alle graduatorie definitive pubblicate dal ministero dell’Istruzione, alla Sicilia sono stati assegnati 133 milioni di euro per la realizzazione di nuovi asili nido e poli dell’infanzia. Un tesoretto frutto di progetti presentati da 89 Comuni, quasi uno su cinque nell’isola.
Si va dai dieci del Comune di Palermo che da soli valgono 9,5 milioni di euro ai due progetti di Catania per 4,2 milioni di euro, fino ai Comuni più piccoli, comprese le isole come Lampedusa o il Comune di Malfa, sull’isola di Salina. Approvate le graduatorie definitive lo scorso dicembre, l’aggiudicazione dei lavori è stata lasciata ai singoli Comuni che stanno arrivando alla scadenza del 31 maggio col fiato corto. La gran parte delle amministrazioni, infatti, ad appena 20 giorni dalla prima milestone non ha ancora nemmeno pubblicato la gara. Troppo poco tempo e troppi filoni di finanziamento da gestire per uffici tecnici ridotti all’osso. C’è anche chi, come il Comune di Scordia, ha approfittato della possibilità offerta dal Pnrr di richiamare a lavoro personale in pensione. Tuttavia il rischio – se non interviene una proroga chiesta a gran voce dall’Associazione nazionale dei Comuni – è dover restituire il finanziamento.
La Sicilia, secondo un report di Openpolis, nel 2020 offriva 14.640 posti nei nidi e nei servizi per la prima infanzia, a fronte di circa 117mila residenti con meno di 3 anni. Una copertura del 12,5%, al di sotto della soglia del 33% fissata dall’Ue e meno della metà rispetto alla media nazionale (27,2%). Tra i capoluoghi, Enna registra il dato migliore con 26,4 posti ogni 100 bambini. Seguono Siracusa (19,4) e Agrigento (17,6). Palermo si ferma all’11,9%. Chiudono questa triste classifica Messina (8,1) e Catania (7,5). Numeri impietosi che dimostrano come quello della formazione dei piccoli sotto i 3 anni sia uno dei più gravi gap tra Nord e Sud del Paese.
Il rischio di non rispettare la scadenza del 31 maggio non riguarda solo i Comuni siciliani, tanto che una proroga è stata chiesta dal presidente nazionale dell’Anci, Antonio Decaro, sindaco di Bari. “La stragrande maggioranza dei Comuni alla fine di questo mese presenterà i progetti – ha detto ieri – chiederemo una proroga all’Europa per i soli pochi enti che sono rimasti indietro”.
Tra questi potrebbe esserci Catania, anche se dagli uffici filtra ottimismo nonostante ancora la gara non sia stata pubblicata. “Questione di giorni”, dicono. I due progetti gemelli, del valore di 2,1 milioni di euro ciascuno, sono al vaglio della verifica di un ente terzo, passaggio obbligatorio per gli appalti dal valore superiore a 1 milione. Ricevuto il via libera, il Comune pubblicherà la gara che dovrebbe restare aperta per un tempo minimo di due settimane. Una corsa contro il tempo.
Il capoluogo etneo ha in ballo la costruzione di due nuove strutture, entrambe da 60 posti. La prima nascerebbe in via Rosselli, adiacente alla scuola Maiorana di via Beccaria, in un’area un tempo adibita a skate park e attualmente in stato di abbandono, utilizzata in parte a parcheggio e in parte dalla società che gestisce la raccolta dei rifiuti. Il secondo asilo nido nascerebbe in via Montenero con ingresso da via Caracciolo, adiacente alla scuola Coppola di via Medaglie D’Oro, su un’area al momento occupata da terreno sciaroso. Centoventi nuovi posti che rappresenterebbero una boccata d’ossigeno per tante famiglie catanesi, oggi costrette a rivolgersi al privato o a tenere i piccoli in casa.