Politico ucciso: dopo 28 anni arrestati gli assassini - QdS

Politico ucciso: dopo 28 anni arrestati gli assassini

Pietro Crisafulli

Politico ucciso: dopo 28 anni arrestati gli assassini

martedì 30 Aprile 2019

Paolo Arena, segretario della Dc di Misterbianco, fu ucciso in pieno giorno con colpi di un fucile con le canne mozzate. Fatta luce sul delitto nell'ambito di un'operazione che ha condotto in carcere 26 persone

Un “cold case” destinato a far discutere quello risolto nell’ambito dell’operazione dei Carabinieri di Catania denominata “Gisella” – nome in codice dato al capo del gruppo di Motta Sant’Anastasia, Antonino Rivilli, di 48 anni – nel corso della quale sono stati eseguiti, su ordine del Gip su richiesta della Dda di Catania, 26 ordini di custodia cautelare in carcere contro esponenti della cosca dei “Tuppi”, legata al clan Mazzei.

E’ stato infatti sollevato il velo su uno degli omicidi che fecero scalpore quasi trent’anni fa: l’uccisione del segretario della Dc di Misterbianco Paolo Arena, assassinato il 28 settembre del 1991 in pieno giorno con colpi di un fucile con le canne mozzate davanti al Municipio del Comune etneo.

Dieci anni di guerra di mafia

L’omicidio sarebbe da ricondurre alla sanguinosa guerra di mafia degli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso tra i “Tuppi” e la cosca capeggiata da Giuseppe Pulvirenti detto “‘U Mappassotu”, poi pentitosi e morto in un incidente stradale.

Il capo del gruppo Pulvirenti a Misterbianco era Orazio Pino, anche lui ex pentito, ucciso la settimana scorsa a Chiavari, in Liguria.

Chi era Paolo Arena

Dipendente del Comune di Catania in pensione da poco, Paolo Arena, 54 anni, era un esponente di spicco della Dc ed era legato alla corrente che faceva capo a Giulio Andreotti.
Membro della direzione provinciale democristiana, ex amministratore della Usl 35, una delle maggiori della Sicilia, prima consigliere e poi vicesindaco di Misterbianco, Arena era stato dipendente del Comune di Catania, ma da poco tempo era in pensione.
Dopo il delitto, tra i primi ad accorrere sul posto furono diversi consiglieri comunali che erano a Palazzo di città per un incontro di maggioranza Dc e Psi con l’allora sindaco Salvatore Saglimbene, democristiano, e altri esponenti politici. Mancavano pochi minuti a mezzogiorno. Arena stava posteggiando la sua Lancia Thema quando arrivò il ‘gruppo di fuoco’: tentò la fuga a piedi, ma fu raggiunto e ferito a morte.

“Un politico corrotto”

Paolo Arena era “un politico corrotto” ucciso perché “ritenuto un traditore” dai “Tuppi” perché, “dopo avere intrattenuto relazioni illecite e continuative” con loro “aveva allacciato rapporti d’affari” con la cosca rivale dei Pulvirenti.

Così il procuratore Carmelo Zuccaro ha ricostruito il movente del delitto durante la conferenza stampa. A uccidere Arena è stato il pentito Luciano Cavallaro, che si è autoaccusato del delitto con un’altra persona indicando come mandanti il boss Gaetano Nicotra, oggi di 68 anni, tra gli arrestati, e fratello di Mario, capo storico del gruppo ucciso nella faida mafiosa tra i clan e Pulvirenti.

“All’epoca – ha detto Zuccaro – tutte le gare d’appalto erano monopolizzate dalla mafia con l’apporto del funzionario corrotto e infedele che dava le dritte giuste per potersele aggiudicare. È grazie alla collaborazione del pentito Luciano Cavallaro che siamo riusciti ad avere la certezza processuale sul mandante: fu Gaetano Nicotra, fratello del boss Mario”.

Un pizzino con “i traditori”

In casa di Gaetano Nicotra, ha rivelato il comandante provinciale dei Carabinieri, il colonnello Raffaele Covetti, era stato trovato un foglio di carta con la dicitura “I traditori”, che riportava “una lista di nomi, compreso quello di Arena”.

Tutti gli arrestati e i reati

I reati ipotizzati, a vario titolo, per le 26 persone colpite dai provvedimenti sono associazione mafiosa, omicidio, estorsione in concorso, furto, ricettazione, riciclaggio, porto di arma, trasferimento fraudolento di valori e corruzione. Sono stati sequestrati beni per 1,5 milioni di euro.

Uno dei provvedimenti restrittivi dell’operazione è stato notificato in carcere a Giuseppe Piro, di 28 anni.

Gli altri arrestati, oltre a Carpino, sono Domenico ed Emanuele Agosta, rispettivamente di 33 e 29 anni, Giuseppe Avellino, di 55, Filippo Buzza, di 45 Rosario Salvatore Cantali, di 46, Luca Destro, di 37, Vincenzo Di Pasquale, di 42, Daniele e Filippo Distefano, rispettivamente di 35 e 42 anni, Carmelo Guglielmino, di 41, Gaetano Indelicato, di 32. Arrestati anche Alfio La Spina, di 37 anni, Carlo Marchese, di 47, Saverio Monteleone, di 37, Daniele Musarra Amato, di 49 e Antonino Navarria, di 59. In manette sono anche finiti Antonio Nicotra, di 53 anni, Gaetano Nicotra, di 40, un suo omonimo, di 68, Lucia Palmeri, di 50, Emanuele Parisi, di 30, Antonino Rivilli, di 48, Giovanni Sapuppo, di 39, e Francesco Spampinato, di 42.

Guerra di mafia e “scappati”

La violenta guerra di mafia ha visto i “Tuppi”, perdenti; fuggire in Toscana, dove ricostruirono il loro potere criminale, guadagnandosi in Sicilia l’appellativo di “scappati”.
Tornarono poi a Misterbianco per riprendere il controllo del territorio con estorsioni, furti e rapine.

Per festeggiare Tony Nicotra, 53 anni, figlio di Mario e boss del gruppo, nel marzo 2017 gli affiliati sono andati a trovarlo in una villa di Misterbianco: l’omaggio è stato ripreso da telecamere dei carabinieri, così come i rituali fuochi d’artificio esplosi in onore del capo ritornato.

Nessun elemento sul delitto Pino

“Nessun elemento che possa essere utile alle indagini di Genova sul delitto di Orazio Pino emerge da queste indagini”. Così il procuratore di Catania Carmelo Zuccaro sull’omicidio di Orazio Pino, l’ex boss poi pentito ucciso la scorsa settimana a Chiavari (Genova).

0 commenti

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Commenta

Ediservice s.r.l. 95126 Catania - Via Principe Nicola, 22

P.IVA: 01153210875 - Cciaa Catania n. 01153210875


SERVIZIO ABBONAMENTI:
servizioabbonamenti@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/372217

DIREZIONE VENDITE - Pubblicità locale, regionale e nazionale:
direzionevendite@quotidianodisicilia.it
Tel. 095/388268-095/383691 - Fax 095/7221147

AMMINISTRAZIONE, CLIENTI E FORNITORI
amministrazione@quotidianodisicilia.it
PEC: ediservicesrl@legalmail.it
Tel. 095/7222550- Fax 095/7374001
Change privacy settings
Quotidiano di Sicilia usufruisce dei contributi di cui al D.lgs n. 70/2017