Processo Montante: l'arringa finale dell'avvocato Taormina - QdS

Processo Montante: l’arringa finale dell’avvocato Taormina

redazione

Processo Montante: l’arringa finale dell’avvocato Taormina

giovedì 09 Maggio 2019

"Resta un vessillo dell'Antimafia" ha detto. Aggiungendo: "Chi lo vuole abbattere è il potere mafioso che è riemerso, purtroppo allineato a quello giudiziario". La condanna richiesta è oltre dieci anni. "Magistrati non sereni"

“E’ una richiesta di condanna che ha quasi il sapore del contrappasso” ha detto l’avvocato Carlo Taormina ai cronisti al termine della sua arringa difensiva, nel Palazzo di Giustizia di Caltanissetta, nel processo sul cosiddetto sistema Montante che si celebra con il rito abbreviato.

Taormina si è soffermato sulla richiesta avanzata dalla procura che ha chiesto dieci anni e sei mesi per l’ex leader di Sicindustria, accusato di associazione a delinquere finalizzata alla corruzione.

“Montante – ha detto l’avvocato – ha operato all’insegna dell’antimafia quasi per dieci anni e mezzo e pare che la pubblica accusa si sia ispirata a questo concetto: dieci anni e mezzo hai governato, dieci anni e mezzo stai in galera. Forse è una casualità ma a me è venuto in mente proprio questo”.

Taormina si è poi soffermato sulla linea difensiva sottolineando come le accuse di mafia siano ormai cadute.

“Qui c’è anzitutto da prendere atto – ha aggiunto – che da un punto di vista di implicazioni di carattere mafioso non ce ne sono assolutamente. Si tratta poi di capire se all’interno di questo percorso ci possano essere state delle situazioni che non siano andate secondo quello che avrebbe voluto la legge e questo sarà oggetto di accertamento”.

Per Taormina, Antonello Montante resta dunque il simbolo dell’Antimafia.

“Rivendichiamo – ha sottolineato – la titolarità di Montante a essere stato e di essere ancora il vessillo dell’antimafia. Chi lo vuole abbattere è il potere mafioso che è riemerso, purtroppo allineato a quello giudiziario che, inconsapevolmente, sta dando un forte contributo alla sua vittoria”.

Incontrando i giornalisti a conclusione dell’udienza, Taormina ha riferito che Antonello Montante “è depresso, sta molto male anche fisicamente ma soprattutto è tormentato da questa accusa che lo ha fatto diventare da vessillo dell’antimafia a mostro addirittura colorato di mafia”.

“Siamo convinti – ha continuato Taormina – che questo processo avrà una svolta nel prossimo futuro perché qui c’è una interpretazione dei dati di carattere ideologico che ha portato a scambiare ciò che veramente era antimafia con qualcosa di diverso. Sta di fatto che contro la mafia non si muove nessuno”.

Taormina si è detto anche poco fiducioso sulla sentenza.

“Questa non era la sede per poter fare il processo perché questi magistrati – ha concluso – sono condizionati dalla preoccupazione che essere stati vicini a Montante per tanti anni possa essere stato qualcosa che oggi si possa ritorcere contro di loro. Una serie di comportamenti che naturalmente non consentono un giudizio sereno”.

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