Innova Jobs

Come nasce un “beat”? Il producer Funkyman racconta la musica di oggi

Funkyman, nome d’arte del producer catanese Francesco Grasso, è il protagonista del settimo appuntamento della rubrica “Innova Jobs” su QdS.it.

La figura del producer spiegata da Funkyman

Era la sera del 14 aprile dello scorso anno e dall’altra parte dell’oceano, precisamente al SoFi Stadium di Inglewood in California, andava in scena (o meglio, in campo) la 56esima edizione del Super Bowl, la nota finalissima del campionato di NFL. L’attenzione del resto mondo, tuttavia, era completamente rivolta all’Half Time Show dell’intervallo. La novità fu infatti epocale: per la prima volta nella storia di un evento così importante a livello planetario, il principale super ospite dello spettacolo non era prettamente un cantante, bensì un producer musicale. Parliamo dell’afroamericano Dr. Dre, un’assoluta leggenda vivente per i cultori della musica hip hop e non solo.

Basterebbe questo avvenimento per capire quanto sia diventata centrale nella nostra epoca la figura del produttore musicale. Da “semplice” tecnico del suono e arrangiatore di melodie ad artista d’eccezione in uno show internazionale da milioni di ascolti. Per questa ragione, nel nostro nuovo appuntamento di “Innova Jobs“, siamo andati alla scoperta di chi questo mestiere lo fa da anni e ha potuto vedere, dai suoi esordi a oggi, la genesi che questa figura professionale ha avuto e continua ad avere nell’industria musicale: la storia di Francesco Grasso, in arte Funkyman, è infatti un chiaro esempio di come, la passione per il suono e per la produzione dello stesso, possa oggi diventare un lavoro appagante per ogni artista creativo. Nel suo caso in particolare, come per l’iconico Dr. Dre, lo è con la realizzazione di produzioni rap e trap miscelate a tantissimi altri generi.

Passione per la musica al centro

Ospite ai microfoni di QdS, Francesco ha iniziato il suo racconto ricordando da dove è partita la sua passione per la musica: “Sin da piccolo ho studiato chitarra e altri strumenti: ero innamorato del funky, del rock e della musica pop in generale“, ha esordito Funkyman. “Per farti capire cosa intendo, i cd che sono ancora rimasti nella mia auto sono di Jimmy Hendrix, dei Nirvana, di Michael Jackson e vari altri così. Questi erano e sono ancora oggi alcuni dei miei principali riferimenti; li ascolto da quando ero poco più che un bambino. In un secondo momento invece ho scoperto il mondo dell’hip hop”.

E, nonostante il genere diverso, con il rap fu amore a prima vista: “Tramite un mio amico scoprii le battle di freestyle, anche a livello locale. Cominciai a capire che la produzione di un suono, di una base musicale di un certo tipo, era fondamentale per il perfetto incastro delle parole in rima. Comprai il mio primo computer e iniziai ad imparare a produrre beat, pur consapevole del fatto che la figura del producer era ben diversa da ciò a cui siamo arrivati oggi”. Qui ci riallacciamo al discorso iniziale sullo show del NFL: “Sono molto contento di ciò che sta accadendo attorno alla figura del produttore musicale, soprattutto in ambito hip hop: finalmente la gente sta capendo che dietro un brano o un album non c’è solo il cantante, che sicuramente è il frontman, ma anche chi realizza il suono della melodia e che quindi non è di minor importanza. Anzi, arrivo a dirti che per me è un 50 e 50, e nel caso di molti cantanti anche qualcosa in più quando il lavoro del producer ‘maschera’ i difetti vocali dell’altro artista”.

La collaborazione tra Funkyman e L’Elfo

Una “divisione di compiti“, fra chi scrive e canta le parole e chi di fatto inventa e poi produce la musica, che Funkyman svolge da ormai diversi anni con L’Elfo, celebre rapper catanese di ribalta nazionale, con il quale ha formato un sodalizio di successo: “Con Luca (L’Elfo in arte, ndr) tutto iniziò nel 2017: ricordo che gli scrissi sui social per fargli sentire un mio beat, probabilmente uno dei primissimi, e lui, che aveva già una certa popolarità, non solo mi rispose subito ma decise di farci una canzone. Quel piccolo arrangiamento divenne ‘Principe‘, il primo dei tanti dischi che abbiamo fatto insieme”.

Una serie di successi che nascono tutti da un unico comune denominatore, ovvero l’ispirazione, la colonna portante di chi fa musica: “Non c’è una specifica routine quando creiamo un brano: a volte sono io che gli mando dei beat che realizzo e lui scrive su quelli, altre accade il contrario, altre ancora facciamo tutto insieme in studio. Dipende sempre da ciò che ci attrae o ci stuzzica, magari possono essere 20 cose tristi o 10 allegre, magari l’opposto o tanti argomenti diversi. Decidiamo come impostare il lavoro sempre di volta in volta, di canzone in canzone”.

Producer, una carriera difficile ma ricca di emozioni

Naturalmente, riuscire a costruire una carriera di successo in un campo artistico, è un’impresa ardua. E a tal proposito c’è un consiglio che Francesco darebbe al se stesso più giovane: “Avere tanta pazienza. Vedo che molte volte i ragazzi oggi hanno la premura di fare tante cose e vorrebbero ottenere subito risultati e guadagni. Non è così che funziona: la strada è lunga, e io ricordo sempre a tutti che nel caso mio e dell’Elfo, ad esempio. Noi non siamo esplosi subito, ma gradualmente. Ed è la cosa migliore: ce lo siamo meritati, siamo venuti da una bella gavetta che ci ha forgiato”.

Ai produttori: “Secondo me bisogna avere un po’ più di creatività: io onestamente spesso ascolto cose che mi sembrano tutte uguali. L’ascolto, in primis di chi produce prima ancora che dell’utente finale. dev’essere vario. Ascoltare tanti generi musicali diversi è fondamentale: io faccio hip hop, ma vengo da una formazione completamente diversa e questo mi aiuta molto ad essere più propenso a ideare melodie originali. E se sei originale, è sicuro che la gente ti nota”. Eccome se ti nota, e magari poi un giorno ci si ritrova a suonare in uno show internazionale. Tanto sognare non costa nulla, garantisce Dr. Dre.