I professionisti dei crediti fasulli smascherati a Catania dalla Gdf - QdS

I professionisti dei crediti fasulli smascherati a Catania dalla Gdf

redazione web

I professionisti dei crediti fasulli smascherati a Catania dalla Gdf

venerdì 10 Luglio 2020

Trenta indagati e ventiquattro arresti delle Fiamme Gialle che hanno anche sequestrato undici società commerciali e quasi dieci milioni di euro di beni. Tirata in ballo anche la Sigi, società nata per acquisire il Calcio Catania. TUTTI I NOMI

CATANIA – Un vorticoso giro di crediti tributari “fasulli” creato attraverso il “reperimento e la costituzione di società ‘farlocche'”. è quello scoperto dalla Guardia di finanza nell’ambito dell’inchiesta “Fake credits” della Procura distrettuale etnea sfociata nell’arresto di 24 persone, 21 delle quali poste ai domiciliari, e al sequestro impeditivo delle quote di 11 società e di beni per 9,5 milioni di euro.

Il provvedimento del Gip, che ha disposto anche il divieto di esercitare la loro attività a sei imprenditori, è stato eseguito in quattro regioni: Sicilia, Lombardia, Lazio e Campania. L’indagine trae spunto da una verifica eseguita nell’istituto di vigilanza privata Ancr srl di Belpasso (Ct), dalla quale emersero indebite compensazioni per oltre 2,8 milioni di euro. Allargando il fronte degli accertamenti, militari del nucleo di Polizia economica finanziaria delle Fiamme gialle hanno tracciato la commercializzazione di oltre 25 milioni di euro di crediti fittizi.

Al centro del “giro” la Procura di Catania ritiene ci sia l’associazione di datori di lavoro Confimed Italia, con sede a Roma e uffici a Catania, il cui presidente, Antonino Paladino, 57 anni, è stato arrestato. Con lui in carcere condotti anche un dipendente del suo studio, Gaetano Sanfilippo, di 43 anni, e un consulente di Confimed Italia, Andrea Nicastro, di 46 anni.
La Confimed, ricostruisce la Procura, che “disponeva di professionisti incaricati di apporre il ‘visto di conformità’ nelle dichiarazioni attestanti i falsi crediti erariali, offriva ai propri convenzionati gravati da debiti tributari, la possibilità di beneficiare di crediti erariali inesistenti proponendo un fideiussore svizzero, non abilitato a svolgere attività finanziaria in Italia, per garantire le operazioni commerciali”. Infine “incassava in nome e per conto delle accollanti o cedenti gli ingenti corrispettivi pattuiti”.

Gli associati, sostiene l’accusa, “sfruttavano la possibilità di alleggerire la propria posizione debitoria con l’Erario, ottenendo un vantaggio economico pari ad almeno il 20% del carico impositivo dovuto”. Inoltre, ha accertato la Gdf, “vi erano anche imprese ‘portatrici’ di crediti Iva certificati che in realtà erano soggetti economici inesistenti”.

Queste le società raggiunte dal provvedimento cautelare del sequestro impeditivo delle quote societarie: “Pachira S.r.l.”, “B suite società cooperativa”, “Il Garofalo S.r.l.s.”, “Di Meo S.r.l.s”, “Job Act Società Cooperativa”, “Quattrotempi S.r.l.”, “La Cartomatica S.r.l.”, “Ariel Società cooperativa Sociale”, “C.B.L. Trasporti e servizi società cooperativa”, “Molly Malone 2015 S.r.l.s.” e “Textile Export S.r.l.”.

In ballo è stata tirata anche la Sport investment group Italia (Sigi), società nata con lo scopo di partecipare alla trattativa per acquisire il Calcio Catania. Seppure estranea all’operazione, la sede della Sigi è la stessa della Confimed Italia. E – fa sapere il procuratore Carmelo Zuccaro in conferenza stampa – “quanto accertato” dall’inchiesta “avrà un grosso rilievo nella trattativa” che è gestita dal tribunale fallimentare etneo.

“E’ ovvio che anche la sezione fallimentare del Tribunale di Catania sta esaminando questa situazione – ha detto il procuratore rispondendo alle domande dei cronisti – noi abbiamo rappresentato il problema e anche le esigenze cautelari, in parte, nascono da tale esigenza” .

TUTTI GLI ARRESTATI

In carcere, a Catania, sono stati condotti il presidente di Confimed Italia, Antonino Paladino, di 57 anni, un dipendente del suo studio, Gaetano Sanfilippo, di 43 anni, e un professionista consulente amministrativo di Confimed Italia, Andrea Nicastro, di 46 anni.

Agli arresti domiciliari i certificatori di crediti che l’accusa ritiene inesistenti: Paolo Bigo, di 62 anni, e S.G., di 56, operativi su Roma. Domiciliari anche per i commercialisti Giuseppina Licciardello, di 60 anni, di Catania; Pasquale Toscano, di 54 anni, operativo su Latina con studio a Napoli; e Daniele Nicotra, di 38, di Catania.

Arresti domiciliari anche per rappresentanti legali e amministratori delle società indagate dalla Procura: Salvatore Debole, 63 anni, amministratore di fatto della Ancr di Belpasso (Ct); Giuseppe Vetrano, di 61, della Delivery Express di Catania; Gesualdo Piazza, di 45, della San Francesco Cooperativa di Caltagirone (Ct); Fabrizio De Santis, di 59, della Pachira srl di Roma; Maria Rosa Crocco, di 62, della B suite società cooperativa di Rignano Flamino (Rm); Carlo Noto, di 55, della Quattrotempi srl di Roma; Roberto Pes, di 55, de La Cartomatica srl di Roma; Piero Guardabascio, di 56, de Il Garofalo di Roma; Sebastiano Di Meo, di 59, della Di Meo srl di Napoli; Cosimo Damiano Gallone, di 38, detenuto a Verona per rapina, della Cbl trasporti di Pero (Mi); Mario Barrella, di 58, della Cbl trasporti di Pero (Mi); Marco Maggio, di 41, di Job act società cooperativa di Milano; Carmine Pelloni, di 57, della Molly Malone 2015 srl di Segni (Rm); Davide Bertolini, di 45, della Textile export srl di Roma; e Michele Antonio Gerardo Gallo, di 75, della Texile export srl di Roma.

Il Gip ha disposto anche il divieto temporaneo di esercitare la loro attività a sei imprenditori: Claudia Debole, di 37 anni, della Ancr di Belpasso (Ct); Giacomo Celesti, di 50, della Business project industrial service srl di Augusta (Sr); Federico Risicato, di 46, della Vigil service srl di Belpasso (Ct); Michele Spera, di 53, della Re.point srl di Ragusa; Rita Gianformaggio, di 27, della New solar srl di Catania; e Renato Balsamo, di 67, della Ariel.

Confindustria Ct: “Da lodare
l’enorme lavoro della Procura”

“Siamo di fronte all’ennesimo caso in cui qualcuno pensa di poter prevalere sugli imprenditori onesti cercando scorciatoie illegali. L’operazione odierna della Guardia di finanza a Catania, che vede coinvolti professionisti e imprenditori in una inchiesta su malversazioni tributarie, al di là degli aspetti strettamente giudiziari, conferma la miopia intrinseca di una certa visione del ‘sentiero più breve’, va da sé illecito”. Lo affermano Antonello Biriaco, presidente di Confindustria Catania, e Salvatore Gangi, presidente del Comitato regionale Piccola Industria di Confindustria in Sicilia, sull’inchiesta ‘Fake credits’.

“Una ‘sirena’ – aggiungono – che purtroppo ancora riesce ad ammaliare qualche imprenditore, nonostante la prova provata dell’assoluto valore aggiunto della legalità nella certo difficile opera del fare impresa in Sicilia. è lodare l’enorme mole di lavoro che la Procura di Catania ha portato avanti negli ultimi anni non solo per sconfiggere le ramificazioni della mafia nell’economia, ma anche per permettere, con operazioni come quella odierna, di intaccare le società che fanno della ricerca appunto della scorciatoia il proprio modus operandi, con inevitabili conseguenze di distorsione della concorrenza. Le imprese virtuose – concludono – si trovano spesso a dover competere con realtà che, predisposte come detto alla ricerca dell”escamotage’, non permettono lo sviluppo sano della produzione”.

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