Pubblica amministrazione, in Sicilia frodi per 159 milioni - QdS

Pubblica amministrazione, in Sicilia frodi per 159 milioni

Raffaella Pessina

Pubblica amministrazione, in Sicilia frodi per 159 milioni

martedì 25 Giugno 2019

Gdf, dati che riguardano il periodo 1 gennaio 2018 e 31 maggio 2019. Peculato, corruzione e concussione “costati” oltre 54 milioni

PALERMO – Nonostante gli sforzi del Governo regionale orientati verso la trasparenza e la legalità della pubblica amministrazione, resta ancora lunga la strada da percorrere e lo dimostrano i dati resi pubblici dalla Guardia di Finanza riguardo alle operazioni effettuate in Sicilia nel periodo compreso tra il primo gennaio 2018 e il 31 maggio 2019. Sono state scoperte frodi nei confronti della pubblica amministrazione per ben 159 milioni di euro.
Inoltre, sono state riscontrate responsabilità penali nei confronti di 152 persone di cui 20 arrestate, in 1.016 interventi ispettivi per controllare la regolarità degli incentivi erogati.

E ancora, vi sono state irregolarità in merito a flussi di denaro pubblico per 236,5 milioni euro e responsabilità penali a carico di 157 persone, di cui 22 tratti in arresto. è stato accertato inoltre che sono stati erogati assegni di disoccupazione e di invalidità irregolari per un ammontare complessivo di 13 milioni di euro. La questione etica si fa sempre più pressante nella pubblica amministrazione perché in quasi un anno e mezzo la Guardia di finanza ha scoperto che sono stati commessi reati di peculato (appropriazione indebita di denaro pubblico) per 37 milioni di euro e accertate circa 7,2 milioni di condotte corruttive/concussive, che hanno portato ad un movimento di 7,2 milioni di euro. I numeri sono sconcertanti : 253 casi di danno erariale, rilevati grazie anche alla collaborazione con la procura regionale della Corte dei Conti per un totale di 380 milioni di euro, risorse che sono state sottratte alla collettività e deviate dalla loro corretta destinazione. 160 i milioni recuperati grazie al sequestro penale di beni a seguito di investigazioni mirate a “aggredire i beni accumulati con frode a danno della spesa pubblica. Confiscati definitivamente beni e aziende per 226,7 milioni e sequestrati altri 439 milioni di euro. 108 condotte di tipo mafioso individuate, di cui 22 tratte in arresto e 122 soggetti denunciati perché accusati di aver eluso le norme antimafia con trasferimento fraudolento di valori per un totale di 28 milioni di euro. Poi ci sono le aziende che falliscono e non pagano i creditori: 173 le indagini che hanno portato alla denuncia di 407 persone di cui 35 in arresto, 328 milioni di pagamenti elusi, oltre al sequestro di beni per circa 74 milioni. Infine, le investigazioni sul riciclaggio ed il reimpiego di capitali illeciti, accertati per circa 76 milioni, hanno consentito di rilevare responsabilità penali a carico di 310 soggetti, di cui 32 tratti in arresto.

Il resoconto delle Fiamme Gialle è impietoso e riflette una situazione drammatica dovuta anche ad una economia in crisi da troppo tempo, come conferma il resoconto della Banca d’Italia, pubblicato proprio ieri. La Sicilia resta nel 2018 fanalino di coda in termini di occupazione (40,7 per cento), il più basso tra le regioni italiane (58,5 per cento media nazionale) e risente del rallentamento dell’attività produttiva e, in particolare, dell’indebolimento della congiuntura nel settore dei servizi. Il dato emerge dal rapporto della Banca d’Italia sull’economia regionale. In crisi il settore dei servizi e a calare è stata l’occupazione femminile. Nel 2018 si è ridotta l’incidenza dei contratti a termine mentre è aumentato il contributo di quelli a tempo indeterminato. Il tasso di disoccupazione, si è mantenuto sul 21,5 per cento, valore più che doppio rispetto a quello medio nazionale, sceso al 10,6 per cento. Cresce anche il tasso di disoccupazione per i giovani di età compresa tra i 15 e i 34 anni, pari al 41,8 per cento, il più alto tra tutte le regioni d’Italia. Per i non occupati la probabilità di trovare un impiego a distanza di un anno ha continuato a essere inferiore alla media italiana: in Sicilia è del 13 per cento, più bassa rispetto alla media nazionale (23-24 per cento). Fra poco saremo al giro di boa di questa legislatura e poco o nulla è cambiato su tutti i fronti: economico-sociale e su quello della legalità.

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