Razzo cinese, orario impatto e novità, può cadere in Sicilia? Sì, ma anche in Australia - QdS

Razzo cinese, orario impatto e novità, può cadere in Sicilia? Sì, ma anche in Australia

Luigi Ansaloni

Razzo cinese, orario impatto e novità, può cadere in Sicilia? Sì, ma anche in Australia

sabato 08 Maggio 2021

Nell’estremità superiore della fascia rientrano anche le regioni del Sud Italia, ma l’area di possibile caduta è così grande che comprende tutta l’Africa, buona parte del Sud America e Australia

La storia del razzo cinese che potrebbe cadere in Sicilia e il conseguente allarmismo prodotto è la dimostrazione perfetta del vecchio detto “chi semina vento raccoglie tempesta”: a forza di creare terrore, la gente si è assuefatta così tanto che ormai non ci fa più caso. Anzi, si nutre proprio di paura, perchè non ne può fare a meno.

E così un “semplice avviso” (in realtà non esattamente dai toni pacati, ma qui entriamo in un secondo problema) della protezione civile ha scatenato il panico.

Ci sarebbero, infatti, “porzioni” di 9 regioni del centro-sud che potrebbero essere interessate dalla caduta di frammenti del razzo spaziale cinese ‘Lunga marcia 5B’: Umbria, Lazio, Abruzzo, Molise, Campania, Basilicata, Puglia, Calabria, Sicilia e Sardegna.

La previsione di rientro sulla terra è fissata per le ore 2:24 del 9 maggio, con una finestra temporale di incertezza di ± 6 ore. Il razzo dovrebbe cadere dopo la mezzanotte.

Le indicazioni arrivano dal Comitato Operativo della Protezione Civile convocato dal capo Dipartimento, Fabrizio Curcio. Il consiglio è di stare al chiuso e non in luoghi aperti dal momento che “è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici”.

LA PRECISAZIONE

I toni, evidentemente e palesemente sbagliati, del comunicato non devono essere sfuggiti a chi di dovere, che in questi minuti ha chiarito un pò le cose.

“Che vuol dire “non si può escludere la remota possibilità’ di un interessamento del nostro territorio? Ipotizzando 1000 oggetti spaziali con le stesse caratteristiche in rientro incontrollato nello stesso momento, in tutto il mondo non sarebbero più di 3 le persone coinvolte“.

Così su Facebook la Protezione civile sul razzo cinese in caduta incontrollata. Il Dipartimento, sottolinea, “insieme ai centri di competenza, prosegue nel monitoraggio delle possibili traiettorie”.

IN SICILIA? SI’, MA ANCHE IN NUOVA ZELANDA

E quali sono le traiettorie di questo razzo, che al massimo, come spiegato, coinvolgerebbe praticamente nessuno?

Nell’estremità superiore della fascia rientrano anche le regioni del Sud Italia, ma l’area di possibile caduta è così grande che comprende tutta l’Africa, il Medio Oriente, buona parte del Sud America e dell’Australia. Col passare delle ore la fascia dovrebbe progressivamente restringersi.

La Aerospace Corporation, un’organizzazione statunitense finanziata dal governo che si occupa di sicurezza in ambito spaziale, sta monitorando da giorni la traiettoria di rientro del razzo.

La loro ultima ipotesi è che possa cadere alle 6.19 di domenica 9 maggio in un tratto di mare non lontano dall’Isola del Nord della Nuova Zelanda. Qui sotto la foto dell’area dove potrebbe cadere il razzo che, come possiamo vedere, è enorme.

Le previsioni di rientro, rileva la Protezione civile, saranno soggette a continui aggiornamenti perché legate al comportamento dello stesso razzo e agli effetti che la densità atmosferica imprime agli oggetti in caduta, nonché a quelli legati all’attività solare. Nell’intervallo temporale considerato sono tre le traiettorie che potrebbero coinvolgere l’Italia.

Il tavolo tecnico – composto da Asi, (Agenzia Spaziale Italiana), da un membro dell’ufficio del Consigliere militare della Presidenza del Consiglio, rappresentati del ministero dell’Interno – Dipartimento dei Vigili del Fuoco, della Difesa – Coi, dell’Aeronautica Militare – Isoc e degli Esteri, Enac, Enav, Ispra e la Commissione Speciale di Protezione civile della Conferenza delle Regioni – continuerà, insieme ai rappresentanti delle Regioni potenzialmente coinvolte, a seguire tutte le operazioni del rientro, fornendo analisi e aggiornamenti sull’evoluzione delle operazioni.

“Sulla scorta delle informazioni attualmente rese disponibili dalla comunità scientifica – sottolinea la Protezione civile – è possibile fornire alcune indicazioni utili alla popolazione affinché adotti responsabilmente comportamenti di auto protezione: è poco probabile che i frammenti causino il crollo di edifici, che pertanto sono da considerarsi più sicuri rispetto ai luoghi aperti”.

Si consiglia, comunque, indica il Dipartimento, “di stare lontani dalle finestre e porte vetrate; i frammenti impattando sui tetti degli edifici potrebbero causare danni, perforando i tetti stessi e i solai sottostanti, così determinando anche pericolo per le persone: pertanto, non disponendo di informazioni precise sulla vulnerabilità delle singole strutture, si può affermare che sono più sicuri i piani più bassi degli edifici; all’interno degli edifici i posti strutturalmente più sicuri dove posizionarsi nel corso dell’eventuale impatto sono, per gli edifici in muratura, sotto le volte dei piani inferiori e nei vani delle porte inserite nei muri portanti (quelli più spessi), per gli edifici in cemento armato, in vicinanza delle colonne e, comunque, in vicinanza delle pareti; è poco probabile che i frammenti più piccoli siano visibili da terra prima dell’impatto; alcuni frammenti di grandi dimensioni potrebbero resistere all’impatto. Si consiglia, in linea generale, che chiunque avvistasse un frammento, di non toccarlo, mantenendosi a una distanza di almeno 20 metri, e dovrà segnalarlo immediatamente alle autorità competenti”.

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