Ricerca, nelle cozze il doppio dei geni umani, nuove frontiere per la resistenza alle malattie - QdS

Ricerca, nelle cozze il doppio dei geni umani, nuove frontiere per la resistenza alle malattie

Ricerca, nelle cozze il doppio dei geni umani, nuove frontiere per la resistenza alle malattie

giovedì 12 Novembre 2020

Un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Consiglio Superiore per la Ricerca Scientifica (Csic – Spagna) ha sequenziato l’intero genoma delle cozze mediterranee (Mytilus galloprovincialis): oltre a rivelare che la specie contiene 65.000 geni, più del doppio di quelli umani, ha portato alla luce alcune chiavi per comprendere l’enorme capacità di adattarsi e la resistenza allo stress di questo “superorganismo marino”.

Il lavoro, pubblicato sulla rivista “Genome Biology” e ripreso dalla rivista “Science”, ha rivelato un’architettura genomica del tutto insolita per un animale. Questo sistema si basa su geni condivisi da tutti gli individui della specie e circa il 20% dei “geni spendibili”, che non sono condivisi da tutti, sono legati alle funzioni di sopravvivenza. Questa conoscenza potrebbe essere applicata, ad esempio, nella progettazione di nuovi trattamenti per le malattie. Le cozze sono state costantemente esposte a una vasta gamma di microrganismi potenzialmente patogeni e altri contaminanti mentre filtravano: esse hanno dimostrato un’alta resistenza, a differenza di altri bivalvi. Contengono anche un gran numero di peptidi antimicrobici, molecole con attività antibatterica, che proteggono anche contro virus di diverse specie, tra cui alcuni propri degli esseri umani.

I ricercatori hanno assemblato un genoma di riferimento di cozze Mytilus galloprovincialis di 1,28 gigabyte (per l’uomo è 3,3 gigabyte) e hanno scoperto che questo bivalve hanno circa 65 mila geni (gli esseri umani ne hanno 30 mila). Inoltre, hanno sequenziato il genoma di altri 14 individui provenienti da due popolazioni indipendenti della Galizia e dell’Italia.

“Abbiamo scoperto che il genoma delle cozze è un pangenoma, composto da un insieme centrale di 45 mila geni più circa 15 mila ‘geni spendibili’. Questi sono soggetti a variazioni nella presenza o assenza di geni, il che significa che potrebbero mancare completamente in alcuni individui”, spiega il ricercatore del Csic e co-responsabile del Progetto Antonio Figueras, che lavora all’Istituto di ricerca marina (Iim-Csic), a Vigo.

David Posada, ricercatore nell’Università di Vigo e principale co-autore con Antonio Figueras della ricerca, osserva che “questo tipo di architettura genomica è un nuovo fenomeno negli animali. Che un animale abbia il 20% di diverso dal suo genoma rispetto a un altro della sua specie è davvero impensabile. All’inizio abbiamo ritenuto che fosse un errore, ma alla fine siamo stati in grado di verificare che era vero”.

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