Salvini a processo, la decisione alla Procura di Palermo - QdS

Salvini a processo, la decisione alla Procura di Palermo

redazione web

Salvini a processo, la decisione alla Procura di Palermo

venerdì 31 Luglio 2020

Il procedimento sulla Open Arms proseguirà davanti al Giudice per le udienze preliminari. A Catania il tre ottobre l'udienza del Gup sulla vicenda Gregoretti. Calderoli tira in ballo Falcone e Borsellino. Di Maio (Iv), "vergogna"

Dopo il voto di ieri del Senato che ha concesso l’autorizzazione a procedere per l’ex ministro dell’Interno Matteo Salvini, capo della Lega Nord, per la vicenda della nave Open Arms il procedimento torna adesso alla Procura della Repubblica di Palermo.

Sarà questa, infatti, a dover chiedere il rinvio a giudizio del capo del Carroccio.

Il Gup fisserà l’udienza preliminare al termine della quale i pubblici ministeri potranno chiedere, per Salvini, il processo o il proscioglimento dalle accuse.

L’imputato – Salvini assumerà questa veste dopo la richiesta di rinvio a giudizio – potrebbe scegliere riti alternativi come il patteggiamento o l’abbreviato.

Il processo nel Tribunale di Palermo

Se l’udienza preliminare non dovesse concludersi con il proscioglimento ma con un rinvio a giudizio, Matteo Salvini sarà processato dal Tribunale ordinario di Palermo e si svolgerà secondo le norme del codice di procedura penale.

Il Senato ha dunque autorizzato ieri – 149 sì e 141 contrari, favorevole anche Italia Viva – a procedere contro Matteo Salvini per vicende riguardanti la sua azione da ministro dell’Interno sulla vicenda dei migranti per la seconda volta in pochi mesi.

A chiedere il rinvio a giudizio per il capo della Lega Nord per il caso Open Arms era stato il Tribunale dei ministri di Palermo, accusando l’ex ministro dell’Interno di sequestro di persona e di rifiuto di atti di ufficio per la vicenda dei migranti della nave Open Arms, bloccati a largo per alcuni giorni, prima dello sbarco a Lampedusa, nell’agosto 2019.

Il processo nel Tribunale di Catania

Precedentemente il Tribunale dei ministri di Catania aveva chiesto e ottenuto il rinvio a giudizio di Salvini per la vicenda Gregoretti. L’udienza preliminare per il rinvio a giudizio di Salvini si svolgerà a Catania il prossimo tre ottobre dopo esser slittata per l’emergenza coronavirus.

Il procedimento riguarda la gestione nello sbarco di 131 migranti bloccati a bordo di nave Gregoretti, della Guardia Costiera italiana, da 27 luglio al 31 luglio 2019, quando giunse l’autorizzazione all’approdo nel porto di Augusta, nel Siracusano.

L’attesa del verdetto al Papetee

Salvini ha atteso il verdetto dell’aula al Papeete di Milano Marittima, e subito è partito lo show: “Contro di me festeggiano i Palamara, i vigliacchi, gli scafisti e chi ha preferito la poltrona alla dignità. Sono orgoglioso di aver difeso l’Italia: lo rifarei e lo rifarò”.

L’aver ritrovato una ribalta, sia pur in negativo, lo ha esaltato: “Vado avanti, a testa alta e con la coscienza pulita, guarderò tranquillo i miei figli negli occhi perché ho fatto il mio dovere con determinazione e buonsenso e chi mi manda a processo mi fa un regalo, il tempo è galantuomo”.

Salvini, sui giudici, come Berlusconi

La strategia difensiva del capo della Lega Nord è dunque sensibilmente cambiata: prima voleva dimostrare che i suoi atti contro le Ong “erano collegiali del governo” e quindi, con lui, andavano processati anche Conte e i ministri pentastellati. Adesso sembra Silvio Berlusconi quando attacca la maggioranza che, a suo dire, ha scelto “la via giudiziaria e non quella democratica di libere elezioni per battere i suoi avversari politici”.

“E’ lo stesso metodo – ha confermato l’ex premier – che hanno usato contro di me, mentre la presidente di FdI, Giorgia Meloni sentenzia: “Quando saltano le regole dello Stato di diritto nessuno è più al sicuro”. Ma non si comprende a cosa si riferisca visto che l’autorizzazione a procedere per Salvini è stata data dal Senato. Solidale con Salvini anche il presidente della Regione siciliana Nello Musumeci, affermando che “si è persa una preziosa occasione per manifestare il primato della politica nelle scelte di governo del fenomeno migratorio”.

Calderoli lo paragona a Falcone e Borsellino

La Lega Nord, con il vicepresidente del Senato Roberto Calderoli – autore di quella legge sul Federalismo fiscale che ha affossato il Sud – è tornato a rilanciare la bufala dei “porti chiusi” attaccando “uno Stato che al posto di ringraziare Salvini che aveva fermato l’invasione e la tratta di essere umani lo manda a processo per aver fatto il suo dovere”. E arriva a paragonare Salvini a Dalla Chiesa, Falcone e Borsellino, “valorosi uomini di Stato che tentavano di fare il loro dovere con coraggio e dignità, pugnalati alle spalle, abbandonati e traditi, proprio dalle istituzioni che servivano”.

Di Maio (Iv), paragone vergognoso

Un paragone definito “vergognoso” dal deputato di Italia Viva Marco Di Maio, secondo il quale è impossibile “paragonare una figura come quella del senatore Salvini a uomini che hanno davvero pagato con la vita il servizio reso allo Stato e, al contrario dell’ex ministro, non si sono serviti dello Stato nello spasmodico tentativo di incrementare consensi e followers”.

“Capisco – ha concluso l’esponente di Iv – il fastidio di Calderoli a doversi misurare con la verità dei fatti e con le proprie responsabilità, ma non si tirino in ballo figure che per la loro storia e il loro sacrificio rappresentano patrimonio comune e condiviso da tutti gli italiani”.

L’Ong Open Arms, finalmente un’occasione di verità

Il via libera del Senato al processo a Matteo Salvini rappresenta, per la ong Open Arms, una “occasione importante per ristabilire la verità dei fatti e per riaffermare, una volta per tutte, l’inviolabilità delle leggi internazionali e nazionali che regolano la nostra convivenza civile e che hanno permesso alle democrazie europee di non ripetere gli errori tragici del passato”.

Il voto di oggi, aggiunge Open Arms, è “importante” anche per un altro motivo: “non è l’ex ministro che vorremmo fosse giudicato, ma una visione del mondo e della politica”.

Quella, dice la Ong, “che ha continuato a preferire l’omissione di soccorso e i respingimenti per procura al soccorso, che ha continuato a scegliere di fermare con azioni amministrative pretestuose le navi umanitarie anziché coordinarle meglio in mare, che ha scelto di chiudere i porti (solo alle ong, visto che gli sbarchi autonomi non si sono mai fermati, come ha confermato in questi giorni il sindaco di Lampedusa Totò Martello, che ha bollato Salvini come “mentitore seriale”)anziché organizzare protocolli di sbarco sicuri”.

Una politica, non soltanto italiana, “che ha preferito assistere a naufragi in diretta piuttosto che assumersi la responsabilità di dire che la vita ha lo stesso valore per tutti, che siamo tutti uguali davanti alla legge, che di ogni essere umano va tutelata la dignità e che i diritti o sono di tutti o non sono di nessuno”.

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