Salvini, "Caro Cara ti chiudo", ma finisce a fischi e proteste - QdS

Salvini, “Caro Cara ti chiudo”, ma finisce a fischi e proteste

redazione

Salvini, “Caro Cara ti chiudo”, ma finisce a fischi e proteste

martedì 09 Luglio 2019

Contestazioni da parte di coloro i quali hanno perso il lavoro, ossia 1.500 persone tra diretto e indotto, e richieste precise dai politici siciliani. Falcone, "Misure compensative, basate su risorse reali"

Stamattina, affermando “il Cara chiude ed è una bellissima mattinata”, il capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini ha “dedicato” il definitivo affondamento della struttura di Mineo a Vincenzo Solano, 68 anni, e di sua moglie Mercedes Ibanez, di 70, uccisi da un ivoriano di 18 anni, Mamadou Kamara, che risiedeva nella struttura ed è stato condannato all’ergastolo dalla Corte d’Assise di Catania.

Viene da chiedersi però cosa si sarebbe dovuto chiudere dopo la Strage di Erba, nel Comasco, del 2006: Olindo Romano e Angela Rosa Bazzi, definiti sui manifesti della Lega Nord “eroi padani”, uccisero a coltellate un bambino tunisino di due anni, Youssef Marzouk, la madre Raffaella Castagna, la nonna Paola Galli e la vicina di casa Valeria Cherubini. Il marito di quest’ultima, Mario Frigerio, si salvò perché creduto morto.

Va ricordato inoltre che l’idea di realizzare un “Villaggio della solidarietà” nel residence degli Aranci a Mineo, che ospitava militari americani della vicina Sigonella era stata concretizzata quando era ministro dell’Interno un altro rappresentante della Lega Nord, Roberto Maroni, il quale aveva rivelato, in una conferenza stampa alla Prefettura di Catania il 15 febbraio del 2011, che la pensata era “venuta al presidente del consiglio Silvio Berlusconi” dopo un sopralluogo nella struttura.

Con un decreto del ministro dell’Interno del 30 marzo 2011 si stabilì dunque di ospitare a Mineo circa quattromila richiedenti asilo nel Cara presente tra gli agrumeti della Piana di Catania, il Centro accoglienza per richiedenti asilo più grande d’Europa, di proprietà della Pizzarotti e affittata allo Stato. Proprio oggi, peraltro, davanti al Tribunale di Catania era prevista un’udienza, slittata a dicembre, del processo per turbativa d’asta e falso nell’ambito dell’inchiesta sulla concessione dell’appalto dei servizi dal 2011 al 2014, nato da uno stralcio di “Mafia Capitale”.

Uno dei nodi della questione sta nel fatto che nel Cara hanno trovato lavoro fino a cinquecento persone, senza contare i mille posti nell’indotto, con la chiusura tutti irrimediabilmente perduti.

Per questo Salvini, al suo ingresso nel Cara, è stato accolto da una salva di fischi, mentre una delegazione di ormai ex lavoratori del Centro ha esposto uno striscione con la scritta “Lasciati in mutande”.

Ma Salvini ha utilizzato i consueti toni trionfalistici: “Torneremo all’economia reale, quella dell’agricoltura, del commercio, del lavoro e non quella del business dell’immigrazione. Sono orgoglioso di aver liberato questa terra da un problema. Questo è l’ inizio di un percorso di rinascita”.

Ha poi parlato di “diversi progetti per riqualificare e rivalorizzare quest’area” senza però spiegare quali siano.

“Li stiamo analizzando – ha detto – e quando ci saranno certezze sui tempi e sugli investimenti, ne parleremo. Però l’obiettivo è che non rimanga un deserto”.

“Non possiamo non cogliere l’occasione – ha detto l’assessore regionale Marco Falcone, commissario di Forza Italia in provincia di Catania – per ribadire che l’azione del Governo nazionale, nei riguardi di Mineo e dell’intero Calatino, debba andare oltre la semplice chiusura del Cara. Senza forme di sostegno ampie e concrete a vantaggio del territorio, il rischio è di lasciarsi dietro una ancor più profonda depressione socio-economica”.

“Già da sei mesi – ha aggiunto – abbiamo prospettato la necessità di misure compensative, basate su risorse reali, a sostegno dell’occupazione e in campo fiscale a vantaggio delle imprese. Occorro inoltre soldi veri da spendere in interventi infrastrutturali di ampio respiro che ripaghino Mineo e Calatino del sacrificio compiuto in questi anni”.

“Il ministro dell’Interno – ha concluso Falcone – deve porsi il problema di scongiurare una smobilitazione che lasci dietro di sé solo il deserto”.

Insomma, quella che doveva essere una gloriosa cavalcata per Salvini, non lo è stata.

A Caltagirone, dove ha inaugurato il nuovo commissariato di Polizia, sono stati esposti cartelli e lenzuola con scritto “Io sto con Carola e Alex: porti aperti”, “La differenza è che noi salveremmo anche voi leghisti in mare” e “Ne salveremo 49 milioni + interessi”.

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