Salvini, naufraga in Sicilia il ditta-tour. Fuga da Catania al coro di "Buffone", fischi a Siracusa - QdS

Salvini, naufraga in Sicilia il ditta-tour. Fuga da Catania al coro di “Buffone”, fischi a Siracusa

Pietro Crisafulli

Salvini, naufraga in Sicilia il ditta-tour. Fuga da Catania al coro di “Buffone”, fischi a Siracusa

lunedì 12 Agosto 2019

Senza l'Ong grillina a salvarlo dalle sue stesse esagerazioni, si è scontrato con il malcontento di un Sud maltrattato per decenni dal suo partito e ha dovuto rinunciare ai selfie con granite e arancini lungo la via Etnea. La crisi aperta dalla Lega Nord, il timore di un governo istituzionale che la metta fuori gioco, e il richiamo finale all'alleato Berlusconi con Di Maio che commenta, "Bentornato a casa, Dudù". Oggi a Vittoria Salvini maltratta i giornalisti, poi cerva di recuperare con dichiarazioni populiste dopo la visita ai genitori dei ragazzini uccisi dal Suv

Un naufragio.

Quello che era stato scherzosamente definito il ditta-tour di Matteo Salvini – ossia quel (giro)vagare al Sud che, dopo aver aperto la crisi e chiesto “pieni poteri”, il capo della Lega Nord e ministro dell’Interno immaginava trionfale – è andato decisamente male, in particolare a Catania e a Siracusa.

Colui che andava per suonare, che in vista della domenica sicula aveva rispolverato, da novello “Uomo del destino”, alcune frasi chiave del regime fascista, sì aspettava sì le piazze piene, ma non di gente che lo spernacchiava.

Salvini ne è rimasto colpito. Colpito e affondato. Naufrago, anche lui, almeno per qualche ora, nel gran caldo (africano) di Catania e Siracusa. Preoccupato dal sibilo del suo gommone elettorale che si sgonfiava, impaurito dal rumore delle bottigliette di plastica lanciate da uomini e donne del Sud impoveriti dalla ultraventennale politica antimeridionalistica della Lega Nord, contro la sua limousine blindata.

Salvini e il ricordo di “Forza Etna”

Non se lo aspettava, Salvini. Il suo sbandierato 36% nei sondaggi erano quattro ragazzotti organizzati, in maglietta bianca. In piazza a urlargli insulti, sui balconi con gli striscioni contro lo strapotere del Nord, c’era il 64% degli italiani.

Non si aspettava davvero, Salvini, che tutti si ricordassero così bene il “Forza Etna”. E così è andato incontro senza difese alla “tempesta perfetta” di ieri.

Prima, nella Sala Giunta del Comune, accanto al sindaco Salvo Pogliese, si era vantato, guarda un po’, di aver salvato Catania dal naufragio. Economico.

“Il reddito di cittadinanza crea lavoro nero”

Per restituire la pariglia ai grillini, che avevano definito l’incontro in Municipio “di mera ed evidente propaganda elettorale, spacciato da Pogliese per visita esclusivamente istituzionale”, Salvini li ha attaccati su quel che hanno di più prezioso: “il reddito di cittadinanza crea solo lavoro nero”.

L’ignominiosa fuga al coro di “Buffone!”

Poi è stato costretto a ignominiosa fuga da Palazzo degli elefanti accompagnato da un coro potente: “Buffone, buffone, buffone!”.

Certo, aveva il salvagente delle forze dell’Ordine in tenuta antisommossa che lo proteggevano da manate sull’auto e bottigliate. Ma il dover arrivare a questo, il dover rimaner blindato e rinunciare ai selfie con granite e arancini lungo la via Etnea , è stata un’ ulteriore sconfitta, prima che sul piano politico, su quello della Comunicazione.

Senza l’Ong grillina, Salvini affonda

Insomma, senza l’Ong grillina, con le sue navi di propaganda nel mare del web, a salvarlo dalle sue stesse esagerazioni, dalle sue indisponenti pose dittatoriali, il capo della Lega Nord si è trovato a fronteggiare i marosi di un Sud da maltrattato da un partito, il suo, nato per andar contro il Meridione.

Si aspettava di tuffarsi in un popolo calmo come il suo mare, Salvini. Ha trovato una tempesta di rabbia, quella di uomini e donne che non riescono a scordare non solo le briciole dei 49 milioni di euro truffati dalla Lega Nord agli italiani, non solo le presunte tangenti petrolifere, ma tutti i miliardi e miliardi di euro che per decenni i governi nazionali a trazione leghista hanno regalato al Nord sottraendoli al Sud e accrescendo il divario in termini di infrastrutture, occupazione, benessere.

Clamorosa risposta di Catania e Siracusa

Ma, a parte la clamorosa risposta delle piazze di Catania e Siracusa, va sottolineato che, da quando Salvini ha aperto la crisi e non può contare più sulla copertura del Movimento cinque stelle, la sua “Bestia” – il sistema di propaganda sui social pagato, secondo Renzi, con i 49 milioni della truffa agli italiani – perde decisamente colpi: nelle ultime ore le pagine (non ufficiali) grilline, che stanno sparando a zero contro Salvini, hanno battuto clamorosamente quelle della Lega Nord.

Ma è stato a Siracusa, ultima tappa del ditta-tour siciliano, con l’unico comizio possibile dopo che quello di Catania era clamorosamente saltato, che Salvini è definitivamente affondato.

A Siracusa striscioni in favore dei migranti

Già da lontano aveva visto, il capo della Lega Nord, sventolare come vele le lenzuola sui balconi dei siracusani, a spiegargli come la sua “politica” sui migranti sia inumana, assassina, in serata con un comizio.

Salvini, come sempre quando ha paura, ieri ha ostentato sicurezza, ma è stato costretto a salire sul palco con oltre un’ora di ritardo sul programma.

E a chi gli urlava insulti, ha detto “Siete liberi di ospitare cento migranti a testa a casa vostra”. I cosiddetti “temi politici” sono quelli di qualche giorno fa: voto subito e magnifiche sorti e progressive, anche se glissa sui “pieni poteri”.

Salvini e… tutti i santi in paradiso

Ma la paura di un governo istituzionale che lo metta all’angolo c’era. E forte.

Così, con l’ormai consueto ricorso agli scongiuri religiosi, Salvini ha chiuso il comizio aretuseo mostrando il rosario stretto nel pugno e baciando un santino.

Si è rivolto, insomma, anche lui alle divinità, come tutti i naufraghi che in ogni tempo hanno rischiato di morire nel Mediterraneo.

A Silvio Berlusconi, per esempio, “alleato” richiamato a conclusione del comizio di Siracusa.

Sempre meglio averlo, un santo in paradiso…

“Buon ritorno ad Arcore, Dudù”

“Buon ritorno ad Arcore, Dudù” ha ironicamente commentato stamattina (Dudù era il barboncino del Cavaliere) Luigi Di Maio aprendo l’assemblea dei gruppi del M5s.

A Vittoria per tentare di recuperare consensi

Dopo gli insulti di ieri, oggi a Vittoria, nel Ragusano, Salvini, probabilmente per cercare di recuperare consensi, ha visitato i genitori dei due cuginetti Alessio e Simone D’Antonio, travolti e uccisi, lo scorso 11 luglio, da un Suv guidato da un pregiudicato sotto cocaina, mentre giocavano davanti al portone di casa.

Ai funerali dei cuginetti era intervenuto l’altro vicepremier, Luigi Di Maio.

Al termine dell’incontro, parlando con i giornalisti, il capo della Lega Nord, ha detto di aver trovato nella città di Vittoria “paura, complicità, omertà”.

Parlando di Rosario Greco, di 37 anni, che ha ucciso i bambini, ha detto “Mi vergogno per chi lo ha messo al mondo (un imprenditore arrestato per mafia ndr) e per chi lo protegge questo infame: mi fa schifo e ringrazio tutti coloro che sono in trincea per denunciare questi episodi di violenza e questa tracotanza. Un mese prima ha dato una coltellata a un uomo davanti a cinquanta persone e nessuno ha avuto il coraggio di denunciarlo”.

Poi Salvini ha rilasciato una serie di dichiarazioni dal sapore populista: “Ho promesso a papà e mamma di Alessio e Simone che ci sentiremo giornalmente e sarò spesso a Vittoria, dove tornerò portando in dote qualche poliziotto in più”.

Critiche all’organizzazione da parte dei cronisti

Intanto la segreteria provinciale dell’Assostampa, il sindacato dei giornalisti, di Ragusa ha espresso “forte disappunto per il trattamento riservato oggi ai cronisti a Vittoria, impegnati nel loro lavoro professionale, a seguito della visita del ministro dell’Interno Matteo Salvini”.

“I cronisti sono stati trattenuti per ore ed ore sotto un sole cocente e in un recinto da fattoria di orwelliana memoria – si legge in una nota del sindacato dei giornalisti – per poter registrare e riportare le dichiarazioni del ministro dell’Interno dopo l’arrivo in Municipio e la visita ai genitori dei due bambini uccisi lo scorso 11 luglio”.

“Una pessima organizzazione – conclude la nota – in cui la categoria dei giornalisti non è stata per nulla rispettata e ha dovuto esercitare il suo diritto dovere di informare la collettività in condizioni disumane e con alcuni colleghi che hanno accusato lievi malori per il forte caldo. Non era più logico e razionale forse procedere ad accreditare i giornalisti e a fare incontrare il ministro in un sala di Palazzo della Città?”.

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