“Il presidente Schifani è un incompetente vittima dell’influenza di quattro monnezzari”
Potrebbe sembrare che stiamo riportando semplicemente la frase più ad effetto della lunga intervista telefonica fatta da Qds al professore Aurelio Angelini, ex presidente della Commissione tecnico scientifica per le autorizzazioni ambientali in Sicilia, la Cts.
E invece proprio questa frase riassume in modo emblematico l’Angelini-pensiero.
Cioè che, nella logica del presidente della Regione, Renato Schifani, non ci sarebbe alcun interesse per l’economia e l’ambiente della Sicilia, ma soltanto una battaglia sulle autorizzazioni ambientali: da un lato la Commissione, dall’altro le imprese che le autorizzazioni le vogliono ottenere, anche quando non rispettano tutti i requisiti.
Professore Angelini, in questa battaglia, quale sarebbe il ruolo del presidente della Regione?
“Quello di ‘portavoce inconsapevole’ delle istanze di chi ha interessi nel campo delle autorizzazioni ambientali”.
Perché inconsapevole?
“Perché mi sembra evidente che affermando che bloccherà le autorizzazioni per gli impianti fotovoltaici, abbia improvvisato. Ha trattato un argomento così complesso come se le Regione fosse un ufficio postale che deve mettere timbri sul francobollo, non ha minimamente indagato quale fosse la reale consistenza dell’attività della Commissione per le autorizzazioni. Si è fidato del parere di altri che avevano motivi per avercela col Cts”.
Chi?
“Quattro monnezzari, cavaioli, palazzinari… fin quando sono stato a capo della Cts abbiamo saputo dire di ‘no’ quando andava detto. Prima che io arrivassi, invece, le autorizzazioni venivano fatte in fotocopia e con la redazione di pareri precompilati dagli uffici. Abbiamo portato scompiglio tra chi aveva interessi su discariche, cave, edilizia. E il risultato è noto a tutti”.
Cioè?
“Che la Commissione è stata affossata. Ad oggi ci saranno già almeno 300, 400 procedure bloccate”.
Come fa a fare una stima del genere?
“Da quando non sono più alla Cts c’è la semi paralisi delle autorizzazioni. Io non ci sono da sei mesi. E i numeri dei report parlano chiaro, fin quando c’ero io davamo circa 80 pareri al mese. Un numero record e un motivo di vanto”.
E adesso Schifani vorrebbe bloccarle del tutto.
“Come no, forse non sa che il rilascio di autorizzazioni non è la sua bottega personale, è un’attività amministrativa che compete alla Regione e che non si può bloccare, ma anzi deve essere resa come disciplinato dalla legge, e non può essere sottoposta a modifiche se non con leggi nazionali che probabilmente dovrebbero discendere da direttive europee”.
Oltretutto tra poco dovrebbe essere approvata proprio una nuova direttiva europea sul tema, ce la può spiegare?
“La direttiva Red stabilisce che la realizzazione di impianti da fonte rinnovabile è un obiettivo strategico da raggiungere in tutti i modi, una priorità dell’Ue. Che vuol dire? Che gli impianti dovranno muoversi con corsia preferenziale, partendo dal campo degli investimenti a quello delle autorizzazioni, assegnando un tempo per il rilascio delle stesse che non può superare un anno di tempo. Passato questo anno scatterebbe una specie di silenzio-assenzo per cui i progetti sarebbero approvati, a meno, ovviamente di interferenze amministrative particolari. Capisce che davanti anche ad un piano del genere pensare di potere bloccare tutto è una presa in giro, il presidente Schifani o fa finta o non sa davvero come funziona”.
Ma a livello legislativo, il presidente della Regione può dire di no ad un’autorizzazione?
“Sarebbe un abuso, perché lui non ha il potere di bloccare procedure previste dalla legge e delle quali la Regione è garante. Oltretutto c’è il tema economico”.
Ovvero?
“La Regione è pagata per dare pareri ambientali. Ci sono oneri istruttori che vanno alla Regione e che le imprese pagano quando presentano le istanze, che vanno da 5000 euro a 1 milione di euro a seconda della grandezza dei progetti. Bloccando tutto si aprirebbe anche un contenzioso, perché il richiedente sarebbe praticamente rapinato per una questione di principio”.
Quindi, in realtà, qualcosa entra nelle casse della Regione, nonostante non ci siano royalties come dice Schifani.
“Intanto i benefici per la Sicilia sono di gran lunga superiori: con il fotovoltaico la regione è meno inquinata, ha più appeal per gli investimenti, c’è una minore incidenza di malattie cardio respiratorie.
Ma oltre a questo, la Regione potrebbe fare cassa in base a quanto prevede il Piano energetico regionale: ci sono circa 700 siti, ex cave esauste e discariche dismesse, che devono essere riconvertite in impianti per fonti rinnovabili. Così è previsto dal Piano regionale, una parte mai attuata.
Tra l’altro questi siti possono essere messi sul mercato per la realizzazione degli impianti, e la Regione potrebbe chiedere un prezzo da pagare per la concessione e avere delle entrate anche maggiori a quelle delle royalties. Senza contare che questo farebbe risparmiare anche le imprese, che spendono molto di più per l’affitto di terreni agricoli.
Senza contare tutte le aree industriali artigianali (alcune centinaia) che possono essere ricoperte da campi fotovoltaici oltre che da torri eoliche, senza che ci sia il problema della riconversione dei terreni agricoli e della mancata coltivazione.
Metta queste aree sul mercato delle imprese e delle comunità energetiche, cioè i cittadini. Di questo il presidente Schifani ha potere. Questa è una cosa che potrebbe fare, e non fa”.