L’appello dell’Acp ai presidi degli istituti italiani. Gli esperti: “Con quelle usa e getta troppe ricadute sull’ambiente”
ROMA – “Le mascherine lavabili sono adeguate alla protezione in ambienti non sanitari, come sottolineato dall’Oms e verificato da numerosi studi, e possono essere pulite a casa lavandole opportunamente. Il loro utilizzo, dunque, è gestibile istruendo adeguatamente le famiglie”. Lo sottolineano Elena Uga, Laura Reali e Giacomo Toffol dell’Associazione culturale pediatri (Acp), che rivolgono un appello a presidi e dirigenti scolastici affinché “valutino in autonomia quella che è stata solo un’indicazione da parte del Ministero”, sostituendo le mascherine chirurgiche con quelle lavabili.
L’Associazione aderisce all’iniziativa di Zero Waste Italia ed Europa, che ha lanciato per il 30 e 31 ottobre un week-end di mobilitazione per la scelta delle mascherine in tessuto a scuola, in collaborazione con Beta Cooperativa Sociale, Extinction Rebelllion, Parents for Future Italia e Movimento per la Decrescita Felice. E chiede che “sia rivista l’indicazione sull’uso delle mascherine chirurgiche a scuola, nata da un fraintendimento rispetto alle indicazioni internazionali”, invitando le Istituzioni a porre “maggiore enfasi sul loro corretto utilizzo, piuttosto che sulla tipologia di mascherina”.
“Non ci sono prove a sostegno dell’uso delle chirurgiche in un setting scolastico – spiegano Uga, Reali e Toffol – mentre sono disponibili chiare prove sulla maggiore efficacia di qualsiasi tipo di mascherina in condizioni di corretto utilizzo”, sottolineano riportando le indicazioni dell’Oms, secondo cui “I bambini in generale buona salute possono indossare una maschera non medica o in tessuto”.
Per i pediatri, “la scelta di mascherine chirurgiche a scuola per uso giornaliero comporta rilevanti ricadute economiche, sociali e ambientali. Secondo i calcoli di Tuttoscuola, per quest’anno scolastico saranno necessarie 2,2 miliardi di mascherine, da smaltire tra i rifiuti indifferenziati. Se a questo si aggiunge il peso degli imballaggi in cui vengono consegnate alle scuole, si rende evidente il rischio di una allarmante contaminazione ambientale. Senza considerare lo smaltimento inappropriato di cui vediamo ogni giorno di più i segni per le strade, nelle nostre campagne e nei nostri fiumi e mari”.