PALERMO – La didattica a distanza è la risposta della scuola alla gravissima crisi sanitaria causata dal coronavirus.
Le scuole sono chiuse in tutta Italia dal 4 marzo e molto probabilmente la sospensione dell’attività didattica in classe durerà fino al mese di aprile con un ritorno graduale sui banchi di scuola previsto per il mese di maggio.
Senza fondamento l’ipotesi di un ritorno a scuola addirittura a giugno e luglio, che in Sicilia significherebbe un ritorno in classe con aule ridotte a fornaci. Dello stesso avviso è Roberto Lagalla, assessore regionale all’Istruzione e formazione professionale. Al Quotidiano di Sicilia commenta così le voci su un possibile slittamento dell’anno scolastico: “Tenderei ad escluderlo. Occorre, però, verificare i tempi e le modalità di contrazione del contagio. Solo quando ci sarà un’effettiva diminuzione si potranno assumere determinazioni. Non si tratta, comunque, di riproporre in estate le stesse cose che si fanno durante l’anno. Si tratta di individuare le strategie più idonee per permettere di sanare l’inevitabile debito formativo che si è formato in questi mesi”.
Anche la Sicilia, come il resto d’Italia, si è attrezzata per tamponare l’emergenza e anche nell’Isola si è subito attivata la didattica online. Non sono mancati, però, i disagi, derivati sia dalla scarsa formazione del personale docente e anche dalla mancata disponibilità dei device per gli studenti.
La Sicilia, tramite l’azione dell’assessore Roberto Lagalla, si è subito mossa per mitigare il digital divide. Attivata sin da subito una piattaforma tutta isolana dal titolo “Continua la scuola”.
Tanto, però, rimane da fare, come sottolinea lo stesso assessore: “Non parlerei solo di digital divide, ma anche della volontà di seguire questo nuovo tipo di percorso. Bene la formazione a distanza per mantenere vivo il senso della comunità scolastica, per progredire in alcuni step culturali. Altrettanto vero, però, che ci dobbiamo porre l’interrogativo dell’inadeguatezza tecnologica, del differente livello di competenza dei docenti sugli strumenti informatici e dell’effettiva disponibilità di pc e tablet da parte degli studenti”.
Il governo centrale ha stanziato 85 milioni di euro per la didattica a distanza (la Sicilia ha avuto 9 milioni a disposizione, come scriviamo in un altro servizio, ndr) e altri fondi arriveranno: “La ministra Azzolina parla di una copertura nazionale del 94% per quanto riguarda la didattica a distanza, a mio modo di vedere un dato ottimistico”, afferma Lagalla.
“Il digital divide, però, non è solo un problema siciliano”, ribadisce l’assessore. “E anzi vorrei andare oltre l’eccessiva critica e vorrei sottolineare come la Sicilia sia tra le prime regioni che si è dotata di una propria piattaforma per la didattica a distanza. La Sicilia è stata la prima ad intervenire per dare fondi alle scuole da destinare agli studenti meno abbienti. Spero che nel prossimo futuro si possano utilizzare i fondi extra regionali e di Agenda digitale per dare nuovo impulso alla didattica”.
E alla domanda su come finirà l’anno scolastico con tutti gli studenti (anche coloro che hanno più di un’insufficienza) ammessi all’esame di Stato, Lagalla afferma: “A situazioni eccezionali bisogna rispondere con soluzioni eccezionali. Questi mesi, che sono stati tolti al calendario scolastico, erano decisivi per portare gli studenti interessati alla fine del ciclo di studi e dunque alla maturità. Io credo che sia opportuno affidarsi alla responsabilità di tutti i componenti la comunità scolastica, dai docenti agli studenti fino ai genitori. Anche chi ha avuto maggiori difficoltà deve avere la possibilità di poter svolgere l’esame. La maturità, però, non deve diventare un lasciapassare per tutti, anzi, la presenza della commissione interna che conosce bene il cursus studiorum dell’alunno è fondamentale”.