Sea Watch, blitz notturno, sbarcati i migranti, la comandante in stato d'arresto - QdS

Sea Watch, blitz notturno, sbarcati i migranti, la comandante in stato d’arresto

redazione

Sea Watch, blitz notturno, sbarcati i migranti, la comandante in stato d’arresto

sabato 29 Giugno 2019

Carola Rackete, ora ai domiciliari, poco dopo l'una di notte, ha fatto rotta verso l'isola nonostante l'alt della Guardia di Finanza, con cui si è scusata. Poi l'attracco tra gli applausi e la contestazione della leghista Maraventano con un gruppo di persone che le hanno augurato di essere stuprata. All'alba lo sbarco dei naufraghi, che hanno prima abbracciato l'equipaggio. La Ong, "Da 36 ore era stato dichiarato lo Stato di necessità, la violazione è nella mancata assistenza delle Autorità". Gino Strada, "Nemmeno nella guerra d'Afganistan accadeva questo". Le proteste di Germania, Francia e Lussemburgo. Anche perché, solo in giugno con sbarchi fantasma sono giunti in Italia settecento migranti, 26 solo negli ultimi due giorni a Lampedusa. GUARDA I VIDEO

Con un blitz in piena notte, la Sea Watch dopo due settimane in mezzo al mare entra nel porto di Lampedusa violando l’alt intimatogli dalla Guardia di Finanza, e all’alba i migranti sono scesi a terra dopo diciassette giorni in mare.

“Devo portarli in salvo”

“Non ce la faccio più, devo portarli in salvo”, aveva la comandante Carola Rackete all’equipaggio comunicando la decisione di entrare in porto.

Una scelta che le è costata cara: i finanzieri, con la nave ormai ormeggiata in banchina, sono saliti a bordo e l’hanno arrestata per violazione dell’articolo 1100 del codice della navigazione, ossia resistenza o violenza contro nave da guerra.

E ora la Capitano Rackete rischia la condanna.

La decisione di non attendere più la comandante l’ha presa poco dopo l’una di notte: ha acceso i motori facendo rotta verso l’isola.

Il rischio dell’incidente

Immediatamente la motovedetta della Guardia di Finanza che in questi ultimi due giorni è sempre rimasta accanto alla nave della ong ha intimato l’alt per tre volte.

Quando la Sea Watch è entrata in porto, la motovedetta ha tentato un’ultima mossa, ponendosi tra la banchina e la nave per impedirne l’attracco.

Ma la Capitano non è si fermata e l’incidente è stato evitato per un niente: la motovedetta e la nave si sono toccate per un’istante e l’imbarcazione della Finanza è riuscita a sfilarsi senza conseguenze per l’equipaggio.

La Capitano si è poi scusata con i militari.

L’ingresso della nave tra gli applausi

L’ingresso della nave nel Porto di Lampedusa è stato accolto sul molo dagli applausi delle numerosissime persone che da giorni chiedono lo sbarco dei naufraghi, sottolineando il paradosso di un governo italiano che blocca le quaranta persone salvate da una Ong, ma non fa nulla contro gli sbarchi fantasma organizzati dai trafficanti d’uomini e che hanno portato in Italia, solo nel mese di giugno, settecento migranti, come reso noto nei giorni scorsi dal Sole 24 ore.

Soltanto negli ultimi due giorni e solo a Lampedusa, una trentina di persone ha preso terra con barchette giunte sottocosta con il sistema della nave madre.

Applausi, dunque, per la Capitano, ma anche le urla rabbiose di un piccolo gruppo guidato dall’esponente leghista Angela Maraventano, ex vicesindaco di Lampedusa.

“Non si può venire a fare quello che si vuole, fate scendere i profughi e poi arrestateli tutti”, ha dichiarato, in spregio a qualunque convenzione internazionale sui diritti umani.

“Che vuoi tu, chi sei tu per decidere chi deve venire e chi no” le ha risposto l’ex sindaco di Lampedusa Giusi Nicolini, anche lei sul molo, sottolineando la grottesca situazione di un governo che blocca quaranta persone perché sono state salvate da un’Ong e non fa nulla contro chi sbarca dopo aver pagato i trafficanti d’uomini.

L’arresto della Capitano

Alle 2.50 del mattino, gli uomini della Guardia di finanza sono saliti a bordo della nave per uscirne, tre minuti dopo, con la Capitano, che è stata prelevata e fatta salire su un’auto tra gli applausi.

L’augurio di essere stuprata

Alcuni rappresentanti leghisti, al momento dell’arresto, hanno urlato augurando alla Capitano di essere stuprata.

L’arresto è stato formalizzato poco dopo in caserma e la Capitano, dopo voci che la davano in procinto di essere trasferita in carcere e processata per direttissima, è stata posta ai domiciliari a Lampedusa su decisione della Procura di Agrigento con l’accusa di resistenza a nave da guerra e tentato naufragio.

Ovviamente il capo della Lega Nord e ministro dell’Interno Matteo Salvini si è scagliato contro il “Comportamento criminale della comandante della Sea Watch, che ha messo a rischio la vita degli agenti della Guardia di Finanza”.

“Ha fatto tutto questo – ha aggiunto – con dei parlamentari a bordo tra cui l’ex ministro dei trasporti: incredibile”.

Processo per vie ordinarie

Carola Rackete, dunque, non verrà processata per direttissima, ma il caso seguirà le vie ordinarie.

Le accuse che i pm le rivolgono sono la violazione degli articoli 1100 del codice della navigazione, che sanziona con la pena massima di dieci anni chi fa violenza o resistenza a una nave da guerra, e il tentato naufragio, previsto dagli articoli 110 e 428 del codice penale, e sanzionato con la pena massima di 12 anni.

La Procura, nelle prossime ore, valuterà anche se ci sono profili di reato nella condotta dell’equipaggio della nave.

Nessuna responsabilità è invece configurabile per i parlamentari che sono a bordo della Sea Watch.

Strada, “Neanche in Afghanistan”

“Già trent’anni fa in #Afghanistan, durante la guerra – ha scritto su twitter Gino Strada – si poteva inviare un’ambulanza, passare il fronte, soccorrere e curare feriti. Nessuno si permetteva di fermarla. In #Italia oggi si bloccano 40 persone che hanno bisogno di aiuto su una nave”.

Francia, Germania e Lussemburgo attaccano Salvini

Dalla Francia e dalla Germania arrivano forti accuse all’operato del capo della Lega Nord sulla vicenda.

L’attacco è diretto: “Non criminalizzare il soccorso in mare”.

Scende in campo anche il Lussemburgo, che rivolge un appello all’Italia perché Carola Rackete sia rimessa in libertà.

In un post su Facebook indirizzato all’ “amico” e collega Enzo Moavero Milanesi, il ministro degli esteri Asselborn scrive che “salvare vite è un dovere e non può mai essere un reato o un crimine. Non farlo, al contrario, lo è”.

Cresce la protesta anche in tutt’Italia in varie forme: “Disobbedienza alle leggi ingiuste #freeCarola” è scritto su uno striscione appeso a Verona sul portone di un palazzo del centro storico.

Si attendono reazioni dall’Onu

Ma si attendono anche altre reazioni internazionali alla vicenda. C’è da ricordare, ancor più che il recente richiamo dell’Onu sul cosiddetto Decreto sicurezza bis, soprattutto il fatto che il 19 maggio scorso, l’Alto Commissariato per i Diritti umani delle Nazioni Unite aveva puntato l’indice contro le politiche migratorie di Salvini in una lettera fiume il cui senso era: “Violano i diritti umani”.

Nella comunicazione si giungeva a chiedere al governo del premier Conte di assumere “misure ad interim” per “fermare le violazioni” di Salvini.

Il capo delle Special procedures dell’Alto Commissariato per i Diritti Umani Beatriz Balbin in una lettera indirizzata al ministro degli Esteri Moavero Milanesi tramite l’ambasciatore all’Onu, aveva poi contestato quel Decreto Sicurezza bis che ha consentito di tener fuori dalle coste italiane le navi delle Ong mentre i barchini degli scafisti continuano a passare indisturbati.

Per l’Onu quel testo era “potenzialmente in grado di compromettere i diritti umani dei migranti, inclusi i richiedenti asilo e le vittime o potenziali vittime di detenzione arbitraria, tortura, traffico di esseri umani e altre gravi violazioni dei diritti umani”.

Un giudizio durissimo.

“Non avevamo scelta”

“Non avevamo scelta – ha commentato la portavoce di Sea Watch Giorgia Linardi – e alla comandante non è stata data nessuna soluzione nonostante avesse dichiarato da 36 ore lo stato di necessità. Era dunque sua responsabilità portare queste persone in salvo. La violazione non è stata del comandante, ma delle Autorità che non hanno assistito la nave per sedici giorni”.

Subito dopo aver portato via la Capitano, militari sono saliti a bordo per notificare il provvedimento di sequestro della nave.

E a bordo sono saliti anche i medici e i volontari dell’Unhcr e dell’Oim, per un primo screening sanitario e per fornire ai migranti le prime informazioni.

L’abbraccio all’equipaggio

I migranti, dunque, al sorgere dell’alba hanno messo finalmente piede a terra.

Non prima di aver abbracciato a uno a uno i volontari di Sea Watch.

Adesso saranno distribuiti, per intercessione dell’Ue, in cinque Paesi europei. Tra cui quelli che hanno aspramente criticato il governo italiano per la pessima maniera con cui è stata condotta questa vicenda.

La nave a Licata

Dopo le operazioni di sbarco la Guardia di Finanza ha preso il comando della nave portandola fuori dal porto intorno alle 6,30 per liberare il molo consentendo l’attracco dei traghetti.

La nave si trova adesso a Licata.

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