Sea Watch: Salvini a Conte, decido io. Ma il Premier lo stoppa - QdS

Sea Watch: Salvini a Conte, decido io. Ma il Premier lo stoppa

redazione

Sea Watch: Salvini a Conte, decido io. Ma il Premier lo stoppa

sabato 18 Maggio 2019

Governo sull'orlo della rottura. Palazzo Chigi fa la voce grossa: "Si abbassino toni, è il presidente che coordina". Di Maio all'ex gemello, "non posso commentare la prepotenza e l'arroganza di questo tipo"

Governo sull’orlo della rottura per la questione migranti, ad una settimana dalle Europee.

Matteo Salvini è partito ieri sera all’attacco del premier Giuseppe Conte sulla vicenda della Sea Watch, la nave della Ong tedesca bloccata a 15 miglia da Lampedusa dopo aver soccorso 65 persone e ha ribadito il suo no a qualsiasi apertura dei porti: “non c’è presidente del Consiglio o ministro Cinquestelle che tenga, in Italia i trafficanti di esseri umani non arrivano più”.

Immediata la replica dell’altro vicepremier Luigi di Maio: “la sua arroganza ricorda quella di Renzi, di uomini soli al comando ne abbiamo già avuti e non ne sentiamo la mancanza”.

Poi il rilancio del presidente del Consiglio che ha messo i suoi paletti tramite fonti di palazzo Chigi: “Conte non partecipa alla competizione elettorale e non si lascia certo coinvolgere nella dialettica che la sta caratterizzando. Piuttosto invita tutti i ministri a mantenere toni adatti a chi rappresenta le istituzioni”.

“Il Presidente del Consiglio – hanno sottolineato le fonti – non dà e non ha mai dato ordini. Come previsto dall’art. 95 della Carta dirige la politica generale del Governo e ne è responsabile. Coordina l’attività di tutti i ministri, nessuno escluso”.

La rabbia di Salvini, già provato dalla bufera della professoressa sospesa a Palermo, dall’apertura del fascicolo della Corte dei Conti sui suoi voli di Stato e dagli arresti dei leghisti per corruzione, è esplosa a Milano, tra un appuntamento elettorale e l’altro.

Ma la situazione sulla nave dei migranti è apparso solo il pretesto che nasconde il vero motivo che rischia di far cadere il governo: lo scontro sul decreto sicurezza bis con il quale il titolare del Viminale punta da un lato a stroncare il lavoro delle Ong in mare, con sanzioni impossibili da sostenere, e dall’altro a modificare il codice della navigazione spogliando il ministero delle infrastrutture delle competenze in materia di “transito e sosta” delle navi nelle acque territoriali.

Dal Viminale dicono che “i compiti a casa sono stati fatti” e il testo è inattaccabile dal punto di vista tecnico e normativo, dunque può andare in Consiglio dei ministri lunedì.

Ma sono le stesse fonti ad ammettere che il problema è tutto e solo “politico”, con i cinquestelle che, appoggiati dal premier, stanno cercando di fare di tutto per rinviare l’esame a dopo le elezioni.

Già di prima mattina Salvini, dunque, aveva tentato di imporre la propria opinione sulla Sea Watch, prendendosela anche con i magistrati: “se vogliono indagarmi facciano pure”.

“Erano prima in acque libiche e poi in acque maltesi, ma mettendo a rischio la vita degli immigrati a bordo vogliono a tutti i costi arrivare in Italia. Questi non sono soccorritori ma scafisti e come tali verranno trattati”.

Alla Guardia di Finanza e alla Guardia Costiera è stata dunque ribadita la stessa indicazione, prima ancora che la procura di Agrigento aprisse un fascicolo ipotizzando il favoreggiamento dell’immigrazione clandestina a carico di ignoti: la Sea Watch non deve entrare nelle acque territoriali italiane e deve far rotta per la Tunisia.

Il capo della Lega Nord, però, ha poi ceduto autorizzando lo sbarco di 18 soggetti “vulnerabili”: sette bambini, altrettante madri, tre padri e un migrante con gravi problemi di salute.

Una mossa che va letta nell’ottica di non lasciare all’alleato-avversario alcun pretesto per bloccare il decreto.

Che però per il momento resta sospeso visto che è stato lo stesso Conte a dire che il Cdm “non è stato ancora fissato”.

E il premier ha aggiunto anche che, sul tema dei migranti, l’Italia “ha sempre rispettato i diritti fondamentali delle persone e non ha mai consentito che morisse nessuno per nostra iniziativa”.

Parole che apparivano come un’apertura al possibile sbarco tanto da innescare la reazione di Salvini. Alla quale hanno prima replicato fonti di governo grilline parlando di “imbarazzante schizofrenia politica” della Lega visto che per il caso Diciotti al ministro “andava benissimo la gestione collegiale del Governo” e ora invece “sostiene che nessuno deve dargli ordini”.

E poi è stato l’ex gemello di Salvini, Luigi Di Maio, a usare parole ancora più dure.

“Il presidente del Consiglio ha tutto il sostegno mio e del governo – dice il vicepremier – non posso commentare la prepotenza e l’arroganza di questo tipo, che ricorda Renzi quando gli chiedevano di far dimettere la Boschi. Una prepotenza che aumenta quando la Lega è in difficoltà con gli scandali di corruzione”.

Ma il leader dei cinquestelle non si è fermato lì.

“Per la legge dei grandi numeri, se tutti pensano una cosa e c’è un singolo contrario, forse ha torto il singolo. Di uomini soli al comando ne abbiamo già avuti in Italia e non ne sentiamo certo la mancanza”.

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