Sette capolavori perduti in esposizione a Palermo - QdS

Sette capolavori perduti in esposizione a Palermo

redazione

Sette capolavori perduti in esposizione a Palermo

giovedì 26 Settembre 2019

Mostra delle riproduzioni ad altissima definizione realizzate da Factum Arte

PALERMO – Distrutti, perduti, bombardati, rubati: sette capolavori realizzati tra il XVII secolo e il Novecento riaffiorano dal mistero della loro fine e ricompaiono in una mostra a Palermo. I loro cloni ad altissima definizione, praticamente identici agli originali, sono stati realizzati dalla Factum Arte con la stessa tecnica che ha fatto rinascere la Natività del Caravaggio rubata cinquant’anni fa all’Oratorio di San Lorenzo a Palermo.

La mostra, inserita tra gli eventi delle “Vie dei tesori”, è stata voluta dall’associazione degli Amici dei Musei siciliani presieduta da Bernardo Tortorici di Raffadali, che ha organizzato una settimana di manifestazioni in occasione del mezzo secolo dal furto del Caravaggio. Le opere perdute per i motivi più disparati e ora riprodotte saranno esposte a Palazzo Abatellis dal 10 ottobre.

Le loro drammatiche storie sono state raccontate con i documentari di Sky Art. L’elenco si apre con “Medicina” di Gustav Klimt, bruciato dalle SS nel Castello di Immendorf, in Austria, nel 1945. Ci sono poi il “Concerto a Tre” di Jan Vermeer rubato all’Isabella Stewart-Gardner Museum di Boston nel 1990 e il “Ritratto di Winston Churchill” realizzato da Graham Sutherland nel 1954. Fu distrutto dalla moglie dello statista convinta che il dipinto lo rendesse brutto. Le “Ninfee” di Claude Monet è stato distrutto in un incendio al MoMA di New York nel 1958 e “La Torre dei Cavalli Azzurri” di Franz Marc, rimosso dai nazisti dalla National Gallery di Berlino e finito nella collezione privata di Hermann Goering, è scomparso alla fine della guerra. Il “Vaso con cinque girasoli” di Vincent Van Gogh del 1888 è andato distrutto nel bombardamento di Osaka: si trovava nella casa di un collezionista giapponese. E infine “Myrto” di Tamara de Lempicka fu rubato da un ufficiale nazista a Parigi nel 1943. Da allora non è stato più ritrovato.

Utilizzando ogni traccia disponibile (principalmente foto, illustrazioni e resti delle stesse opere d’arte), è stato fatto un accurato lavoro di ricostruzione attraverso scanner ad alta definizione e l’uso di stampanti in 3D in grado di ricreare i tratti delle pennellate.

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