Consumo

In Sicilia la benzina sfonda il tetto di 1,9 euro

PALERMO – Il prezzo della benzina in modalità self service ha ormai superato 1,9 euro al litro stabilmente anche in Sicilia. Il dato viene dal Mimit, il ministero delle Imprese e del madre in Italy, che ha pubblicato i dati regionali alla data dell’8 aprile appena trascorso, che vede la Sicilia rompere il tetto giungendo a 1,907 euro al litro. Per fortuna, al momento lievemente al di sotto dei livelli massimi raggiunti nella penisola. Secondo l’elaborazione effettuata dall’Unione Nazionale Consumatori sui dati medi del Mimit, è Bolzano la provincia autonoma peggiore, con un prezzo al litro pari a 1,946 euro. Medaglia d’argento è la Basilicata con 1,936. Sul gradino più basso del podio la Calabria con 1,935 euro. Le più virtuose le Marche con 1,886, poi il Veneto con 1,893 ed a seguire il Lazio con 1,895 euro.

La stangata di primavera

“Una pessima notizia! Il superamento della soglia di 1,9 euro per la benzina in modalità self è una stangata di primavera – afferma Massimiliano Dona, presidente dell’Unione Nazionale Consumatori – della quale avremmo volentieri fatto a meno, un rialzo allarmante visto che rischia di riaccendere ulteriormente l’inflazione che già a marzo è schizzata all’1,3%, dal +0,8% di febbraio”.

Gli aumenti sono stati considerevoli, anche in Sicilia anche se paradossalmente l’Isola ha perso qualche posizione in classifica. A febbraio il prezzo della benzina in Sicilia si fermava a 1,817 euro al litro, che portava la regione in settima posizione, mentre a marzo si trova alla tredicesima. È innegabile però che sia preoccupante come gli aumenti siano ormai diventati una costante, a partire dal mese di gennaio, quando la percentuale in salita è stata del 2,4%. E questo, nonostante i tentativi per abbassare il prezzo nella regione che, negli anni, sono venuti anche dalla politica. In diverse occasioni, infatti, si è tentato di ottenere parte delle accise generate dalla raffinazione petrolifera, considerato che in Sicilia viene raffinato il 50% della produzione petrolifera nazionale.

Prezzi del barile in aumento a causa dei conflitti

Già il governo Musumeci, precedente all’attuale guidato da Renato Schifani, aveva tentato questa strada, ma nulla era stato ottenuto, e ad oggi tale richiesta è rimasta inascoltata, e così la possibilità di abbassare e non poco il costo del carburante. Il continuo rialzo del costo del carburante sarebbe dovuto all’aumento delle quotazioni del petrolio e del costo medio del greggio nel mercato internazionale. Il prezzo del barile, poi, già in crescita, è destinato ulteriormente ad aumentare a causa del conflitto in Medio Oriente, e i blocchi navali nel Mar Rosso hanno causato non pochi problemi nei trasporti delle materie prime. La questione è sempre viva ma da sempre irrisolta: se il costo all’origine del petrolio influisce senza alcun dubbio sul prezzo finale, le associazioni di categoria puntano il dito contro la velocità di crescita dei listini, non proporzionale al costo al barile.

Tenere sotto controllo possibili speculazioni

Per tenere sotto controllo possibili speculazioni, il Governo ha introdotto, già l’estate scorsa, l’obbligo di rendere ben visibile, in ogni distributore di benzina, sia il prezzo al pubblico sia il prezzo medio registrato in Italia, pubblicato ogni giorno sul sito istituzionale del Garante per la sorveglianza dei prezzi, detto anche “Mister prezzi”, così da rendere il percorso di formazione del prezzo, e le sue variazioni, più chiare al consumatore finale. Se questo meccanismo però può essere utile nell’individuare aumenti sospetti nei periodi clou, come possono essere i festivi, sul lungo periodo riesce a fare poco, in quanto permette di delineare un fenomeno ma non di valutarne la complessità e l’origine, considerato anche che la spesa per i carburanti non è un impegno economico voluttuario che si può decidere di fare o non fare in base all’andamento del mercato.